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La ricerca delle ORIGINI 11 Febbraio2000

ICONOGRAFIA CRISTIANA DELLE ORIGINI

Catacombe: Culla della civiltà artistica delle prime comunità

 

INTRODUZIONE

 

 

Il cristianesimo arrivò ben presto a Roma. Quando S.Paolo vi giunse verso il 61, vi trovò una comunità cristiana già ben organizzata che lo accolse sulla Via Appia (At.28,14).  Essa era  sorta spontaneamente  allorchè - come ricordano gli Atti (2,10) - tra gli ascoltatori di Pietro la mattina di Pentecoste c’erano  degli stranieri romani”.  La prima comunità  cristiana era costituita per lo più di gente umile e povera: braccianti, operai, schiavi, quelli che per  primi  potevano accogliere il messaggio liberante di Cristo; ma  c’erano anche dei ricchi.  Che secondo l’insegnamento degli Apostoli (Atti,4, 32-35), fornivano i mezzi per il sostentamento e l’organizzazione della comunità mettendo a disposizione le  proprie case le “domus ecclesiae per le riunioni liturgiche della comunità. Nelle loro ricche dimore  avvenivano le  assemblee  dei credenti, le celebrazioni eucaristiche e i battesimi.

 

 LE CATACOMBE 

E furono i benestanti  che  donarono i terreni  per le sepolture. Il crescente numero dei cristiani , le persecuzioni,  le necessità dei poveri e la consapevolezza che l’unità dei credenti si doveva conservare  anche nella morte, sviluppò nei cristiani, sin dal sec. II, la necessità di avere sepolture   proprie.   Il nome col quale i cristiani definivano i luoghi delle sepoltura è “cimitero”. Un  termine   che si oppone a “necropoli” (città dei morti) in uso  nel mondo pagano.  Cimitero deriva dal greco Koimào= dormire e rivela la fede  nella risurrezione:  il cimitero diventava  per i cristiani, che chiamavano “dies natalis” il giorno della morte, il “luogo del sonno” in attesa della risurrezione. I cimiteri cristiani assunsero il nome di CATACOMBA, solo a partire dall’ epoca  medioevale. “Catacomba” deriva dal greco e significa “presso la cavità”; l’unico cimitero cristiano conosciuto  nel Medioevo  perché sopravvissuto alle distruzioni dei secoli barbari  era quello di S.Sebastiano che appunto si trovava in un avvallamento, una cava.

 Le aree sepolcrali sorte  tra il II e il III secolo, fanno derivare il nome del generoso donatore:   Priscilla,  Domitilla, Pretestato, Ottavilla,  la catacomba di S.Callisto, divenne il cimitero ufficiale e più importante della Chiesa nel III secolo.

         In considerazione del numero e dei mezzi limitati i cristiani scelsero la forma di sepoltura sotterranea; i defunti venivano deposti nei loculi, cavità sovrapposte lungo le pareti della galleria. Questi cimiteri che avevano un carattere  fortemente ugualitario, si ampliarono costituendo un

un reticolo di gallerie e aree sepolcrali scavate per chilometri, nel tenero tufo del Lazio e sovrapposte a 4 o 5 piani sino ad una profondità di  25 metri.

Minime sono  le strutture architettoniche: l’arcosolio, i cubicoli, i lucernari.

 

 Arcosolio con i 12 Apostoli

Ipogeo degli Aureli –Roma

 

LE SEPOLTURE

 

 Nel loculo, veniva deposto il corpo, non bruciato, avvolto in un lenzuolo, il loculo veniva chiuso da una lastra di pietra o marmo su cui era inciso il nome, una data, un simbolo.  Accanto la lucernetta.

Catacomba di Priscilla – Buon Pastore sec.II-in.III

 

 L’ICONOGRAFIA

  

Questi cimiteri, sono  anche la culla della civiltà artistica delle prime comunità. Sulla lastra che chiudeva il loculo  erano tracciati dei segni e il cubiculo veniva decorato. Il simbolo è il linguaggio caratteristico dell’antichità cristiana

Di questo linguaggio simbolico sembra parlarci nell’Octavius, Mincio Felice quando enumerando i più innominabili comportamenti dei cristini, ricorda che essi comunicano e si riconoscono a attraverso  “segni”

Il termine SIMBOLO viene dal greco "sumballon"  e dal verbo sumballo che significa "mettere insieme" (in questo caso unire il segno al concetto), allude ad un segno o una figura visibile fatta per esprimere una realtà non rappresentabile. Segno comprensibile dagli iniziati

Sulle lastre tombali che chiudevano i loculi veniva scritto il nome, un’augurio un segno simbolico                                                                            

I più antichi simboli cristologici sono: il BUON  PASTORE, immagine frequente già nel repertorio  mitologico come divinità agreste. Entrato nel simbolismo cristiano venne inciso sulle epigrafi e dipinto nei cubicoli. Il Pastore è rappresentato nella piena giovinezza, vestito della corta tunica,  la cintura ai fianchi, i calzari ai piedi, è il simbolo più rappresentato nell’arte delle origini.  È il primo simbolo di Cristo crocifisso: il Pastore buono che dà la vita per le sue pecore, immagine usata da Gesù stesso  nella parabola (Lc.15,3-7; Gv.10,11-16)   per esprimere il  suo amore di Salvatore.

 

 

Molto noto è il MONOGRAMMA di Cristo costituito dalle due prime lettere – la X (chi) e la  I (iota) oppure la X e la P (ro) - del nome greco ”Gesù Cristo”; diventerà il chrismos  costantiniano simbolo della Croce  vittoriosa. Più tardi comparirà con l’aggiunta di  a - w (alfa e omega)  e sarà il simbolo del “Cristo  Signore” dell’Apocalisse 22,13 “Io sono l’a e l’w, il Primo e lUltimo, il Vivente”.

La CROCE GAMMATA (uncinata) è un antichissimo simbolo  astrale di origine orientale, entrò nella simbologia cristiana come simbolo della  luce di Cristo

 

Epigrafe di IRENE –Cat S.Callisto Roma

 

              Frequentissima è la COLOMBA, atta a simboleggiare - nella sua  naturale  innocenza - la dolcezza, l’umiltà, la mansuetudine, la carità, cioè le virtù che caratterizzano l’anima cristiana. La Colomba,  che in Oriente  simboleggia l’amore,  nelle epigrafi  cristiane porta il ramo d’ulivo o si ciba al grappolo, oppure beve alla fonte e diventa espressione dell’anima entrata nella pace di Dio e partecipe del convito eterno; appare spesso vicino all’ORANTE, figura vestita di una tunica con larghe maniche e con le braccia alzate in preghiera,  la “pietas”  per i romani. Nell’iconografia cristiana  l’Orante simboleggia l’anima  in possesso della beatitudine celeste che intercede per coloro che restano. Rappresenta lo “status” di gioia, il canto e la lode al Signore.

“L’Orante è - dice S.Ambrogio nel 370 - la posizione del Cristo in croce”.

 

 

Nell’epigrafe d’ALESSANDRA  ( Museo Pio Cristiano) l’Orante compare accanto alla colomba che porge  la CORONA. Questo è un altro simbolo frequentissimo, venne usato da Paolo (1° Cor. 9-24,27) e nell’Apocalisse(2-10)  Sii fedele, ti darò la corona della vita”.

L’uso profano  della corona nei cortei trionfali, nei banchetti e nei sacrifici, rese cauti i cristiani nell’adottare questo simbolo  che diventerà  poi emblema di vittoria  sul martirio insieme con la PALMA: “Vidi una gran folla di persone…che tenevano rami di palma, sono quelli che vengono dalla grande tribolazione”(Ap.7-9,13)

     Frequente è la NAVE, simbolo della  Chiesa e della vita del cristiano che, sbattuta tra i flutti, combatte la “buona battaglia  per conservare la fede e meritare il premio eterno” (II Tm. 4,7). La Nave è la Chiesa, il pilota è Cristo - simboleggiato nella croce dell’albero - che conduce al porto della salvezza eterna  quelli che a lei si affidano.  La Nave conduce al porto  cui la orienta il FARO, simbolo di Cristo “luce del mondo”: l’anima fa il suo ingresso in Cielo.

    Numerosi sono  poi altri simboli tratti dal mondo animale: il PESCE  diffuso nei graffiti, fin dal II secolo. Deriva dall’acrostato  ICQUC= pesce, originato dalle iniziali della frase greca  che in italiano suona “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”.

Epigrafe Licinia Amias sec.III Vaticano

 

            Questo simbolo,  professione di fede nella divinità di Cristo, divenne il segno qualificante dei cristiani che si configuravano come i pesciolini.

            Molto interessante è l’epigrafe di  Licinia Amias (dalla Necropoli Vaticana) del III sec. Dopo la dedica ancora  pagana “D…M”, agli “dei Mani”, esordisce con l’invocazione al Cristo (ICQUC) pesce dei viventi seguita da  un’ancora con due pesci.

 A volte il Pesce porta  un cesto con pane e vino e diventa simbolo  dell’Eucarestia (Cat.S.Callisto)

 

Fenice- Graffito Catacomba di S.Callisto

 

La FENICE,  uccello mitico dell’Arabia, simboleggia la Risurrezione.

Il PAVONE già  usato nel mondo pagano, indica l’immortalità. Molto diffuso, decorava anche le lucernette  che nel buio del cunicolo, in un insieme altamente suggestivo, esprimevano la  fede nella luce di Cristo risorto.

           

I SIMBOLI - silenziose, commosse testimonianze di fede - sono i segni creati dai primi cristiani  per i tempi nuovi. Graffiti con immediatezza e senza pretese estetiche, hanno però la forza comunicativa dell’opera d’arte e l’attualità dei disegni dei “grandi artisti del XX secolo che, superata la  soglia della forma e del tecnicismo  si avventurano  liberi nelle zone misteriose, radiose e sublimi dello spirito”

"I SIMBOLI  cristiani nacquero nel buio, ma furono luce di gente che non si divertiva a scrivere sui muri per capriccio. Furono testimonianze di uomini e di donne bambini anziani,  che andavano cantando al Circo  Massimo, incontro alle  croci alle scuri, al fuoco, alle belve... primizia della fede di un popolo che osava credere nella più incredibile delle verità: la Risurrezione... In quelle commosse preghiere in quei colloqui abbreviati col Trascendente, c'era tutto il rapporto del credente con Dio"(Costantino Ruggeri- Stenografie dell’anima - Piemme).

 

LA RAFFIGURAZIONE BIBLICA

 La comunità cristiana, pur condizionata dalla clandestinità e dall’originario aniconismo (proibizione delle immagini) giudaico, si sviluppa  in un ambito, quello romano, fortemente desideroso di immagini. Inoltre Il precetto ebraico della proibizione delle immagini, non era generalizzato nel mondo cristiano, erano presenti due correnti: la prima legata alle concezioni veterotestamentarie contrarie alle immagini, rappresentata da scrittori  del sec. II-III, come Tertulliano Cipriano, Ireneo; la seconda favorevole alle immagini e rappresentata da Clemente e Origene.

I cristiani, immersi nella cultura romana, sin del II secolo trasferirono la tendenza decorativa romana nei loro ambienti famigliari e sepolcrali.

Le opere pittoriche erano affini all’arte funeraria pagana, ma concettualmente diverse. Per il pagano, secondo il quale la morte segna la fine di tutto, la tomba rappresentava il limite oltre il quale non c’è che un mondo di ombre; per il cristiano invece, per il quale la morte segna il passaggio alla vita piena e definitiva, il dies natalis, la tomba costituiva un luogo provvisorio, in attesa del risveglio finale.

 

Arte dei fossores

 

Le decorazioni cristiane sono apparentemente molto simili a quelle pagane, ma la concezione di fondo è radicalmente diversa: il cristiano adorna la tomba per dire attraverso le immagini la sua fede, secondario resta l’aspetto “artistico”. Non si deve dimenticare che  l’arte paleocristiana  era opera dei fossores, cioè di coloro che scavavano i sepolcri e che, molte volte, non sapevano dipingere e scolpire, ma sapevano lasciare  nelle immagini una splendida testimonianza di fede vissuta.

 Non si sono raggiunte nelle catacombe le alte cime dell’arte, ma tutte le raffigurazioni suscitano interesse ed emozione perché sono  rappresentazioni figurative dei primi secoli e ci tramandano la testimonianza  della fede nascente e la speranza in Cristo, come dice Costantino Ruggeri.

 

Antichità e interpretazioni

 

Le più antiche decorazioni cristiane sono anteriori agli scritti dei padri e assurgono a valore di documento archeologico e teologico iconografico.

Sono state date diverse interpretazioni delle immagini dagli studiosi: Per Giovanni Battista De Rossi le immagini hanno scopo didattico per Viktor Schultze vanno spiegate in relazione al mistero della morte, Edmond  Le Blant vi vede il riflesso della liturgia, in queste immagini della salvezza

(Isacco liberato dal sacrificio, Giona liberato dal mostro, Susanna dai vegliardi, i fanciulli dalla fornace, Danieledai leoni). Le immagini del repertorio primitivo rifletterebbero i concetti delle prime preghiere liturgiche.

 Paul Styger respinge e prospetta una soluzione materialista: cioè la sola finalità decorativa. Aimè George Martimort scorge nell’iconografia l’eco della catechesi antica: la Bibbia forniva gli esempi per illustrare ai catecumeni i misteri della fede.  Perciò il repertorio iconografici abbonda di quei paradigmi biblici dell’antico e del Nuovo Testamento (miracoli di Gesù).

Per altri non c’è un’unica chiave di interpretazione di questa iconografia, ma occorre verificare ogni volta.

 

Le CARATTERISTICHE DELL’ICONOGRAFIA PALEOCRISTIANA

 

L’intenzione dell’artista delle catacombe non è quella di rappresentare un preciso momento storico biblico, bensì quella di richiamare alla memoria il fatto.

A questo scopo l’artista riuniva i vari elementi di una storia separati nello spazio e nel tempo per evocare, con la forza della sintesi, tutta la profondità di un avvenimento affinchè rimanesse ben presente al fruitore.

 

Ideogrammi

 

L’arte paleocristiana procede per ideogrammi non per fotogrammi: in un’unica scena sono evocativa i vari elementi di un’unica storia. Accade così che i fatti evocati in una stessa scena abbiano diversa provenienza specialmente quando è rappresentato un ciclo come nel sarcofago di Giona del Museo Lateranense: Giona gettato in mare dalla nave, raccolto dal mostro marino e poi da questi restituito, Giona sotto la pergola. Quest’ultima scena appare separata dalla scena di Giona sopra la nave a causa dell’inserimento di un motivo estraneo al ciclo: il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, miracolo che rimanda all’ Eucaristia la quale si inserisce come  pane di vita, come pegno di risurrezione dentro il mistero di morte e di vita che Giona prefigura. parossismo

Nel sarcofago di S.Ambrogio di Milano  appare il contrasto dei 3 ragazzi ebrei che rifiutano di adorare la statua del re di Babilonia(Dn 3,21) in antitesi con i magi che offrono i loro doni al neonato re dei Giudei (Mt 2,2). La scena dei tre fanciulli nella fornace ardente si è diffusa durante la Tetrarchia, in un momento in cui il culto imperiale conosceva un pericoloso parossismo. I tre personaggi sono rappresentati come oranti tra le fiamme, con le braccia alzate mentre le fiamme si innalzano intorno a loro. I tre ebrei son rappresentati vestiti all’orientale:  tunica corta stretta in vita, pantaloni a sbuffo e berretto frigio. Nella catacomba di Priscilla, al di sopra delle loro figure, si libra una colomba immagine dell’esaudimento divinoalla fede espresso dalla preghiera dei tre fanciulli (Dn 3,24-45).

Questa scena venne rappresentata molte volte sui sarcofagi in relazione all’adorazione dei Magi, essi, come i Magi, indicano la stella quasi per mostrare  la causa del loro rifiuto, in questo modo i tre fanciulli diventano i magi  e Nabuccodonosor Erode.  Wilpert osserva che tale compenetrazione di argomenti dell’Antico e del Nuovo Testamento è un’ulteriore prova che l’arte funeraria cristiana che non è storica, ma anzitutto simbolica.

L’Iconografia Paleocristiana, come nel linguaggio le parole unendosi fra loro formano una frase, così le immagini, ponendosi una accanto all’altra, lanciano un messaggio.

Fondamentale per comprendere queste scene bibliche è l’ermeneutica, stabilire l’esatta interpretazione dei singoli elenenti. Per es. chi ignora che secondo una antichissima tradizione S. Paolo sarebbe stato decapitato lungo la riva sinistra del  Tevere avrà difficoltà a spiegare perché si trova raffigurato frequentemente un corso d’acqua accanto all’immagine del martirio del santo.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

FIOCCHI, BISCONTI MAZZOLENI – Le Catacombe Cristiane Di Roma –Schnell&Steiner  1998

COSTANTINO RUGGERI  - Stenografie Dell’anima  Ed Piemme 1991

RAFFAELLA FARIOLI – Elementi Di Iconografia Cristiana Ed.Patron Bologna

ANTONIO BARUFFA – Le Catacombe Di S.Callisto  Libreria Editrice Vaticana

EGON SENDLER – Icona Immagine Dell’invisibile  - Ed Paoline

G.WILPERT – La Pittura Delle Catacombe Romane

               -  I Sarcofagi Cristiani Antichi – Città del Vaticano

MANFRED LURKER – Dizionario delle Immagini e dei Simboli Biblici -  Ed Paoline 1989

LUIGI CERVELLINI – L’arte Cristiana delle origini – LDC 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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