Statua del vescovo
S.EUSEBIO = Museo C.Leone di Vercelli
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SA
NT’EUSEBIO
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L’evangelizzazione del Piemonte
come abbiamo detto, fa capo principalmente a Sant'Eusebio vescovo proveniete
dalla Sardegna, evangelizzatore del Piemonte e fondatore della prima Diocesi
piemontese, Vercelli, nel 356. Eusebio anticipò l’azione evangelizzatrice di
Ambrogio e fondò nuove comunità; a motivo della sua netta opposizione
antiariana, l’imperatore Costanzo II lo condannò all’esilio in Palestina. Egli
scrisse, dal luogo del proprio
esilio lettere dirette ai suoi fedeli
tra il 355-360 in
cui cita anche le comunità di Novara, Ivrea, Tortona e, secondo una successiva
lettura, anche Aosta, Industria “et Agaminae ad Palatium” (Crescentino)
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SANT’EUSEBIO A SALUZZO*
La diocesi di
Torino comprendente il saluzzese, non è citata nelle lettere, poichè doveva già essere
stata smembrata da Vercelli prima dell’esilio del 355 come diocesi autonoma,
è stata
certamente raggiunta dall’opera evangelizzatrice di Eusebio
se al suo nome sorsero cappelle e
monasteri. A Saluzzo sulla via di Lagnasco in
località Colombaro dei Rossi esisteva il monastero benedettino detto di
Sant'Eusebio la cui chiesa esisteva ancora nell’800 come la descrive
Delfino Muletti: “nel mezzo delle campagne in una cascina propria del
capitolo della cattedrale, sorge la chiesa di Sant’Eusebio, la quale da
basilica, quale una carta dell’anno 1020 ce la definisce, è ora ridotta a
semplice cappella campestre….Nell’anno 1078 troviamo una donazione fatta dalla
Contessa Adelaide al monastero di Sant'Eusebio di Saluzzo, ma più in là di
quest’epoca non mi riuscì di rinvenire memorie di questo monastero, onde
incerto ci rimane il vero tempo del di lui primo essere” (D.Muletti, Saluzzo 1973 p .41) Il Dao, citando
il Savio (Cartario del monastero di Sant'Eusebio, vol. XV, Pinerolo 1901 p
11ss), spiega che il monastero era dipendente dall’ Abbazia di Santa Maria di
Cavour. La chiesa era detta basilica perché provvista anche di una
struttura che si apriva sul davanti per accogliervi i fedeli durante le
funzioni sacre. Il monastero continuò la sua esistenza sino al 1483 quando
venne unito alla nuova collegiata di S.Maria di Saluzzo. Dell’edificio ora
non resta alcun reperto, sul sito sorge una cascina.
Ben più
nota la romanica cappella di
Sant’Eusebio di Casteldelfino, antica parrocchia del primitivo centro “Villa
Sancti Eusebii” del sec X. Da
sempre in rovina, la cappella in questi anni è tornata a rivivere, conserva
l’originario campanile a vela e portale ad arco architravato sorretto da
telamone, l’incantevole edificio componente del bel paesaggio alpino a ridosso
del monte era segnato, sin dal Medioevo, da grosse crepe. Nel 1391, infatti, il
sovrastante picco della Guglietta sgretolatosi improvvisamente franò e ostruì
il corso del Varaita che tracimò e distrusse il Borgo; solo la chiesa, sebbene
danneggiata, fu risparmiata. Il paese, Casteldelfino, venne ricostruito, sui
piani dove sorge attualmente intorno alla nuova parrocchiale di Santa
Margherita.
Testimone ferita
delle origini, la cappella di Sant’Eusebio, è stata recuperata nel 2000 e oggi
è destinata a centro museale
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SAN DALMAZZO A SALUZZO E A PEDONA
L’altro evangelizzatore di cui si hanno notizie certe è San
Dalmazzo la cui opera nel saluzzese è testimoniata da due chiese intitolate al
suo nome; quella ancora esistente è la
chiesetta di Dalmazzo da cui proviene la citata epigrafe
di Semplicius, ivi collocata. La pittoresca chiesetta sorge su
uno sperone della collina tra Saluzzo e Manta, si compone di un unico
vano rettangolare preceduto da portico chiuso con cancellate e, a nord, con lesene
che indicano la zona presbiterale con una breve campata e l’aula, con una
campata più lunga secondo schemi ricorrenti in chiese dipendenti da Pedona.
Sarebbe già stata nominata in un documento del 1120 come dipendenza dalla pieve
di S.Maria col titolo di “Cappella Sancti Dalmacii M. in montaneis”.
La
denominazione venne dalla necessità di distinguerla dall’altra, la
cappella di San Dalmazzo di Cardè detta “in
campanead cioè nella pianura, già
esistente nell’853 (D.Muletti 1829 V.I p 84, Dao 1965 p 8,9) ormai distrutta da
tempo.
facciata Abbazia di Pedona Borgo S.Dalmazzo
La critica storica
riconosce in San Dalmazzo un evangelizzatore locale di Pedona, un
predicatore laico vissuto prima della costituzione della gerarchia ecclesiastica,
che svolse la sua azione missionaria in età pre-costantiniana e fu poi venerato
come santo. Prove della sua reale esistenza sono la tomba, il culto
attribuitogli fin da tempi immemorabili e l’annuale commemorazione fissa – il 5
dicembre – ricordata già nei sec, IX-X. Liste episcopali manipolate portarono
erroneamente alla sua identificazione come vescovo di Pavia. In un momento
indeterminato, già nel sec.X, Dalmazzo venne “arruolato” tra i Martiri Tebei al
pari di altri santi locali: Ponzio, Costanzo, Magno e Chiaffredo.
La facciata
della chiesa abbaziale di S.Dalmazzo a Pedona (Borgo S.Dalmazzo)
. L’abbazia di San Dalmazzo di Pedona, sorta sulla
precedente memoria paleocristiana (sec VI), voluta da Ariperto (701-712),
è la più antica del territorio.
Dalmazzo sta all’origine della prima cristianizzazione del Piemonte
sud-occidentale. L’ampia diffusione del culto di San Dalmazzo fa pensare ad un
precoce irraggiamento del cenobio benedettino con una penetrazione dovuta alla
vitalità del culto antico (G.Coccoluto 1995 pp 141-144)
Il più antico
manoscritto contenente la vita di San Dalmazzo e conservato nella Biblioteca
Ambrosiana di Milano è la Passio Ambrosiana - secondo la definizione di
Mons. Riberi - risale del sec.X, ma si ispira ad un testo del sec.VI. L’Additio
Moccensis, una vita di S.Dalmazzo datata sullo scorcio del sec.IX, cita il
luogo “qui vocatur Pedona”, che individua l’abbazia come situata in
questo luogo.
cella
memoriae di S.Dalmazzo a Borgo
La continuità
delle sepolture sino al sec. V e l’esistenza di una cella
memoriae, piccolo edificio sorto su una tomba divenuta oggetto di
particolare venerazione, confermerebbe la funzione funeraria e martiriale
della prima chiesa. Lo scavo ha messo in luce un’abside di mt 6 di diametro della prima chiesa
paleocristiana (sec.VI) costruita sulla memoriae (…) dI San Dalmazzo (E.Micheletto
2005 p 15)
Attualmente a Borgo, uno stupendo museo conserva e racchiude
17 secoli di fede, storia, arte intorno al martirio di questo primo grande
evangelizzatore
da Corriere di Saluzzo 10 febbraio 2011
BIBLIOGRAFIA
C.F.SAVIO, Cartario del monastero di
Sant'Eusebio di Saluzzo, di C.F. Savio, Pinerolo 1902
F.BOLGIANI
- La Diocesi di Torino nel IV-V sec.in
Mercando e Micheletto Il Medioevo, Vol.III - Torino 1998
G.COCCOLUTO- S.Dalmazzo di Pedona: culto di santi”
in Rivista Ingauna-Intemelia,
Bordighera 1995
E.MICHELETTO
- Forme di insediamento tra V e XIII sec - in MERCANDO-MICHELETTO - Il
Medioevo - Torino 1998- Pedona-
MICHELETTO - S.Dalmazzo
i Pedona e il museo dell’abbazia-2005
M.P.PESCE –
Ricerca
Storica su S.Dalmazzo di Pedona
PEDONA 1993;
RIBERI. “S.Dalmazzo
di Pedona e la sua abbazia” 1929,
E.DAO
- La Chiesa nel saluzzese fino alla costituzione della Diocesi di Saluzzo,
Saluzzo 1965
D.MULETTI – Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città e
ai marchesi di Saluzzo, Saluzzo
1829
*Un ringraziamento a LEA C. ANTONIOLETTI per la
collaborazione.