SAN
BERNARDINO DI SALUZZO, Un'oasi dello
spirito
Il 27 febbraio del 1487, durante il carnevale di quell'anno
aveva termine, con la battaglia finale, il lungo e violento assedio posto a
Saluzzo da Carlo I di Savoia, che aveva scelto, come postazione privilegiata
per guidare le operazioni d'assedio della città, il convento di S Bernardino
fuori delle mura.
Il Trittico di Pascale Oddone nell'altare della
cappella del Rosario in San Giovanni, rappresenta questo fatto in una predella di alto valore
storico-artistico in cui è descritta con fedeltà, la città vista da sud-est,
con le sue porte e i suoi monumenti mentre tra i due eserciti schierati
appaiono in cielo, due figure benedicenti: Maria col Bimbo e il beato Stefano
Bandelli, domenicano; un prodigioso intervento cui la città riconobbe la
liberazione e il termine dell'assedio.
Questo fatto, di cui si fa memoria il 27 di questo mese,
c'introduce ad Un'altra stupenda realtà della Diocesi: la Chiesa e il convento di S.Bernardino, il complesso elevato fuori
delle mura di Saluzzo, su un pianoro da cui si gode un bel panorama della
città. Il monumento ha una storia che si snoda nel corso dei secoli e prende
inizio con la fondazione, voluta nel 1471 da Ludovico I, come sede dei
francescani che egli aveva introdotto nel 1465 a Saluzzo.
L'originaria
costruzione, che aveva dimensioni minori, era in stile gotico lombardo; di
quell'edificio l'unica parte conservata è il presbiterio e, all'esterno, la
parete nord e l'abside. La facciata, della chiesa con portale e rosone
centrale, fu rifatta nel 1765 a spese del Conte Tommaso Saluzzo di Castellar e
Paesana che volle apporre sui capitelli delle colonne gli stemmi della casata.
Oggi la facciata è molto degradata,
ma conserva ancora tracce della decorazione
con San Francesco che riceve le stigmate, la SS Vergine con San Bonaventura,
San Bernardino e San Giovanni da Capistrano ai lati del Beato Giovanni Duns
Scoto che mostra il compendio delle ragioni con cui egli sostenne fortemente la
proclamazione del dogma dell'Immacolata: potuit-decuit-fecit(Dio
poteva, conveniva, fece)
Il convento sin dall'inizio della fondazione, assunse nella
società saluzzese una presenza sempre più rilevante; incendiato nel 1529 fu riedificato
da Margherita di Foix grande protettrice dei francescani. l'antico complesso è
visibile nell'incisione del Teatrum
Sabaudiae del 1662. Tra il 1753 e
il 1755 la chiesa venne ristrutturata e innalzata su disegno del Padre Pio
Poncino da Lugano, il soffitto ligneo danneggiato fu sostituito da una volta poi dipinta, con un effetto
estremamente decorativo e suggestivo. Infatti, chi entra nella chiesa è
immediatamente attratto verso l'alto e lo sguardo è catturato dalle pitture
che, sulla volta e sulle pareti in Un'ardita illusione prospettica, si
dispiegano scenograficamente verso il cielo.
Autori dell'opera sono i pittori
Gian Domenico Rosso da Busca poi Pietro Antonio Pozzo e Giuseppe Piazzano.
Essi dipinsero la volta, tra il 1727 e il1788, con finte architetture di
colonne, archi, balconate, finestre, logge, elementi naturalistici, creando uno
“spazio al massimo immaginifico e carico di sorprese…volte sostenute con un
virtuosismo eccezionale” (Andreina Griseri 1974, p.139).
I due grandi affreschi della volta: la gloria di S.Bernardino e la Gloria di S.Margherita da Cortona, sono
opera del pittore Pietro Paolo Operti di Bra (1704-1793) Sull'arco trionfale
nel 1845 venne affrescata la Missione
dell'Ordine francescano dai fratelli Gauteri gli stessi che quattro anni
dopo affrescheranno la volta della Cattedrale. Il coro è stato dipinto di
Felice Rejnaudi di Verzuolo con la
gloria di S.Bernardino da Siena e S.Giovanni da Capestrano, scena
realizzata in un progressivo dissolversi delle figure verso il Divino
Nel 1630 erano state
realizzati il grande chiostro e
le cappelle della chiesa. Molto significative, le cappelle raccontano
avvenimenti e ricordano figure notevoli del mondo saluzzese con la presenza di
lapidi e busti celebri. Accenniamo alla
cappella dell'Epifania con l'Adorazione
dei Magi , la cappella della Santa Croce
con tombe Isasca-Alfieri e dove si trovava la tela con S.Francesco in adorazione del Crocifisso di G.Antonio Molineri ora
nel convento. La tela è stata sostituita con quella di Rodolfo Morgari
raffigurante San Pier Battista con i ventidue francescani martirizzati in
Giappone nel 1592. La Cappella del
Carmine la più antica, ampia e luminosa, rappresenta ancora il momento di
maggiore aggregazione della comunità e di coinvolgimento popolare della
devozione saluzzese.
Tutte le opere pittoriche realizzate nella chiesa esprimono
momenti gloriosi e festosi che sottolineano e lasciano trasparire la gioiosa
fede francescana che, neppure le ingiuste leggi di soppressione, prima francesi
del 1797 e poi italiane nel 1866, riuscirono a spegnere e a distruggere. I
frati trovarono l'aiuto di personalità credenti, e al termine della bufera
ideologica, i figli di San Francesco poterono tornare in città e in quel
convento, salvato dalle distruzioni.
Un'ulteriore valore umano e artistico del convento è il refettorio; accogliente e luminoso
unisce l'austerità dell'ambiente alla bellezza e ricchezza artistica. Nelle
grandi lunette gli affreschi dedicati
alla mensa come comunione con Cristo, sono affrescate cinque scene evangeliche
e il miracolo dell'Ostia. Le scene rimandano stilisticamente a moduli e a
maestri rinascimentali e barocchi. NellUltima
Cena la composizione di grande suggestione è pacata e raccolta e sottolinea
nel momento drammatico dell'annuncio del tradimento, l'unione spirituale e
l'amore dei presenti, tra i quali appare San Francesco e una figura femminile
che secondo la tradizione sarebbe Margherita di Foix in adorazione.
Anche il chiostro vivificato dal pozzo
ottagonale con padiglione a colonne, è animato da lunette dipinte realizzate dopo il 1630. Si tratta di una galleria
di santi e sante appartenute all'ordine francescano, documenti di fede popolare
assimilabile al fenomeno dell'ex voto che diventa testimonianza viva di
spiritualità e di speranza.
BIBLIOGRAFIA
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