CRISTIANESIMO PRIMA
DELLA DIOCESI - 5
Secoli VII-VIII: LE ABBAZIE
Pagno, frammento di dipinto dell'XI secolo e tracce della facciata romanica
Il discorso sugli evangelizzatori del territorio saluzzese,
c'introduce alla grande cristianizzazione compiuta tra i secoli VII e VIII
dalle abbazie del Piemonte sud occidentale e al patrimonio culturale e spirituale,
sociale e artistico che essi ci hanno tramandato.
Tra i secoli IV e VIII, oltre alla testimonianza epigrafica,
sono scarsi i documenti attendibili; sappiamo che il Piemonte era terra di
passaggio tra Italia e Gallia e teatro di lotte tra i popoli che la occuparono,
sino alla venuta dei Longobardi la cui dominazione, tra il 568 e 773, si
protrasse per 200 anni. Questo popolo prima ariano, convertitosi al
cattolicesimo per opera di Gregorio Magno e della regina Teodolinda moglie di
Agilulfo, con la collaborazione di S.Colombano, intraprese un'efficace attività
di restauro e fondazione di chiese e monasteri. Sorsero in quel tempo le nostre più importanti abbazie; da quella
più antica di S.Dalmazzo di Pedona e quella di Cannetum cioè di Villar San
Costanzo, di cui parleremo e quella dei SS. Pietro e Colombano di Pagno in
Val Bronda.
Questa chiesa abbaziale, è stata oggetto
di un primo restauro nel 1976, successivi scavi sono stati compiuti per
intervento della Soprintendenza nel 2008-9; nel 2010 è stata realizzata la pavimentazione
e creato l'accesso alla visibilità degli scavi.
Pagno Abbazia facciata settecentesca
La chiesa, di cui ha trattato il compianto parroco don
G.Aimar, collocata nella pace di un incantevole paesaggio dell'amena valle, è
un edificio che, nelle sue due facciate, rivela immediatamente il susseguirsi
di vicende storiche religiose e artistiche di grande interesse.
Conserva tracce epigrafiche del primo cristianesimo,
nell'interno, infatti, è murata l'iscrizione cristiana di Regina
già datata al sec IX, ma più attendibilmente al IV-V secolo (Mennella Coccoluto
ICI IX 14) proveniente dal territorio di Pagno. A motivo di questa presenza e
di altri indizi, è stato ipotizzata l'esistenza, già prima dell'abbazia, di una
chiesa per il servizio della primitiva comunità cristiana (G.Aimar 1989, p 21),
ipotesi plausibile, ma di cui non ci sono notizie.
l'abbazia fu fondata, secondo la Cronaca della
Novalesa, negli anni di governo del re longobardo Astolfo (749-756) da
monaci provenienti dal monastero di Bobbio; una tradizione che trova
conferma nella doppia dedicazione ai SS Pietro e Colombano fondatore del
monastero di Bobbio nel 614. Anche la lastra
con decorazioni a intreccio vimineo murata in facciata, per analogia con
pezzi simili, confermerebbe l'origine longobarda dell'edificio. (D.Peirano
Bol.SSSAAC n°141 2001 p 79ss)
Pagno fu a lungo, la più florida
abbazia del saluzzese, un primo periodo di prosperità in cui il monastero
affermò la propria signoria, diventando centro di convergenza sociale e
spirituale. Con l'annessione, operata nell'825 da Lotario I, alla giurisdizione
dell'Abazia della Novalesa,uandoQ
il monastero di Pagno perse la sua autonomia, ma acquistò un importante punto
di riferimento per la sua espansione: era una cella della Novalesa con ben
300 monacI sotto Bonifacio abbate di
Pagni e Novalesa (Cronaca di Novalesa. P.Pezzano Bol.SSSAAPC1977 p 48). La
prosperità dell'abbazia di Pagno, termina con le incursioni saracene nel corso
delle quali venne devastata, distrutta, come quella della Novalesa da cui
dipendeva. Dal 929 il complesso non è
più monasterium, ma cella alle dipendenze del monastero di
S. Pietro di Breme (Pavia) cioè dell'ente religioso che aveva assunto il ruolo
e le funzioni dell'antica abbazia di Novalesa devastata dai Saraceni.
Tra il 1035-1091
la chiesa fu ricostruita. La fase romanica dell'abbazia, viene tradizionalmente
attribuita alla contessa Adelaide (F.A. Della Chiesa) anche se il suo nome non
compare in nessun documento (D.Peirano p82). Il monastero, grazie ai restauri
arduinici, ebbe una nuova fase di sviluppo riacquistando prestigio. Del periodo tra XI e XII secolo restano le
tracce della cripta che un tempo occupava tutta l'area sottostante la
chiesa, restano i frammenti della facciata ovest con archetti pensili e
peducci, la traccia di un rosone tamponato e della ghimberga e le tre monofore
centinate (poi chiuse) che forano la facciata; questa struttura che non
appartiene al linguaggio romanico, è un elemento stilistico paleocristiano che
rivela un momento di sviluppo verso il nuovo stile.
All'interno, nel sottotetto, restano frammenti della
decorazione ottoniana ad affresco
dell'XI secolo: una bella
testa di angelo ad ali spiegate caratterizzato da un ricco abbigliamento,
nella greca sovrastante è inserito un busto. Probabilmente l'angelo era parte
di un'Annunciazione o forse poteva essere il frammento di un Giudizio
universale poichè faceva parte della decorazione dell'antico arco trionfale.
l'affresco si connota per colori vivaci e addolciti da fitte lumeggiature, per
la fissità dei volti che rimandano a quelli dell'antica parrocchiale di
Verzuolo.
Pagno S.Michele Arcangelo pesa le anime
l'interno dell'edificio doveva essere a tre navate con due
file di pilastri, poi rivestiti di strutture barocche, otto scalini davano
accesso al presbiterio; oggi appare di difficilissima lettura per il
sovrapporsi di varie epoche storiche: dalla fabbrica romanica alle successive
riplasmazioni quattrocentesche e settecentesche.
Nel 1460 il priore verzuolese De Pantenatis diede inizio ai restauri della chiesa mentre il monastero entrava
nell'orbita dei marchesi di Saluzzo. Nel 1605 compare la Villa dei Vescovi
per il soggiorno dei priori che sono i Vescovi di Saluzzo. Nella seconda metà del
XVIII sono attribuibili al Vescovo Porporato di Saluzzo le opere di definitiva
trasformazione della chiesa: l'abbattimento dell'intera area absidale romanica
e il ribaltamento dell'asse longitudinale risolto nella nuova modesta facciata
settecentesca a salienti con una trifora di tipo serliano; la traccia
semicircolare visibile al di sopra della serliana segna la presenza dell'arco
trionfale. Sul sagrato antistante, resta il perimetro delle antiche absidi un
tempo dipinte, ancora frammentariamente visibili nel 1889 (Manuel di
S.Giovanni); la traccia è stata portata alla luce negli scavi del 1976. b style='mso-bidi-font-weight:normal'>Il
campanile trecentesco a destra dell'attuale facciata è diviso in quattro
livelli d'archetti pensili costruito in tempi diversi.
Del XV secolo sono gli affreschi della prima
cappella a destra con San Biagio benedicente i devoti, e San Crispino nella
bottega del calzolaio. Nella seconda cappella a destra un ciclo delle storie
del Battista attribuiti a Johane Petro che ha firmato a Verzuolo la
Deposizione dalla croce. Un artista configurato come il più moderno pittore del
saluzzese prima di Hans Clemer. Il suo linguaggio, di matrice tardogotica fiammingo provenzale, si vale di un colore pieno e luminoso la figura è modellata
con graduali passaggi di chiaroscuro di un naturalismo molto efficace nel restituire
svariate sottigliezze epidermiche.(Massimo Bartoletti 2008, p 189)
l'opera più nota - diventata
il logo di Mistà - è Il San Michele arcangelo attribuito ad Hans Clemer che,
del maestro, sviluppa gli aspetti di decorativa gentilezza: il tracciato fitto
e morbido che registra i dettagli con un'attenzione specialmente rivolta al
viso soave ma determinato. La figura è esaltata dalla stesura trasparente e
luminosa del colore. (M.Caldera p 205)
l'iconografia dell'angelo, rivestito di armatura dorata,
guerriero di Dio in perenne lotta contro il demonio autore del male, garante del passaggio delle anime nell'aldilà, è rappresentato nell'atto di
pesare le anime che devono accedere alla vita eterna. La scelta iconografica
del dipinto potrebbe essere un
collegamento con il possibile Giudizio universale dipinto nel XI secolo, ma più probabilmente si colloca come un
esplicito richiamo alla devozione per l'arcangelo Michele dei longobardi fondatori dell'abbazia. Una devozione che dalle citazioni
dell'Apocalisse non è mai venuta meno nel corso dei secoli: all'arcangelo
Michele è affidata la protezione contro i nemici di Dio e dell'umanità di tutti i tempi.
MIRELLA LOVISOLO
BIBLIOGRAFIA
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millenariaCavallermaggiore 1989
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(F.A. Della Chiesa
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comunità rurale all'interno di una dominazione territoriale monastica: il
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M.BARTOLETTI,Pittura
nel secondo quattrocento tra tradizioni e novità in R.ALLEMANO, S.DAMIANO, G.GALANTE GARRONE Arte nel
territorio della Diocesi di Saluzzo, Savigliano 2008
M.CALDERA Ad radice Vesuli, terra Salutiarum, vicis et
castellis satis frequen. Percorsi figurativi nel marchesato tra Quattro e
Cinquecento in op cit., 2008 p 205