PAROLE CHIAVE:
ORIGINI DI BUSCA - ORIGINE CRISTIANESIMO IN PIEMONTE - LERGIONE TEBEA - CASTRUM
S.STEFANO - S. VITALE - S.MARTINO
- SARACENI - RICETTO LE ORIGINI DI BUSCA DALLA CRISTIANIZZAZIONE AL SEC. XII
Estratto dalla relazione:
LE ORIGINI COLLINARI DI BUSCA, DAI
"FUNDI" AI BIAZACI
Busca - Salone Comunale, 4 marzo 2004
Rel. Mirella Lovisolo
Mi sia permesso prima di iniziare fare un ricordo molto affettuoso al nostro storico di Busca il compianto
Don Francesco Fino che ci ha trasmesso con la sua opera la storia la vita e i documenti di Busca dalle
origini al 1900. Sono molto contenta che il Comune abbia dedicato una
piazza della città al suo nome in modo che il ricordo non sia cancellato.
In questa
relazione consideriamo il passaggio culturale dalla romanità locale alla nuova
realtà creatasi con la diffusione del cristianesimo: i villaggi collinari, la situazione
determinata dalle invasioni barbariche e saracene al primo centro fortificato.
Dobbiamo immaginare
il nostro territorio abbastanza spopolato tra i sec. I e III, in quanto le concentrazioni della popolazione del PAGUS - cioè quel tipo d'insediamento celto-ligure di età preromana -
dovevano essere nell'ambito dei fundi quei lotti destinati dai conquistatori
romani, tramite sorteggio, a dei destinatari, i possessores, il cui
nome passava al fundus
(1): Fundus Atticius, Fundus Bebennius, Fundus Roxius, Fundus Neronis ecc.
Dopo l'età
augusta - dalla prima età cristiana sino al primo Medioevo - il popolamento
avviene per VICI, cioè villaggi che
mantengono forme di organizzazione comunitaria.
LA CRISTIANIZZAZIONE
In
Piemonte avvenne tra fine III e il V
secolo. La prima diocesi piemontese fu quella di Vercelli, con S.Eusebio, nel 356, poi Torino con S.Massimo.
Ma ben presto già nelle zone rurali arrivava il Cristinesimo. Dice il Bolgiani (2) che nella
diocesi di Torino all'inizio del V sec. il
cristianesimo doveva essere presente non solo nelle città principali, ma anche
nei vici di campagna.
Ettore
Dao (3) tratta l'ipotesi della diffusione del
Cristianesimo in Piemonte e scrive che taluni antichi studiosi (tra cui, ai
nostri tempi, Semeria, Alessio, Allais)
la farebbero risalire all'opera di S.Pietro e S.Paolo con S.Luca e S.Barnaba. Non c'è alcuna prova su quest' ipotesi, anche se è
vero che Paolo aveva in programma di spingersi con l' evangelizzazione sino
alla Spagna
Tra i primi
evangelizzatori del saluzzese - prosegue Dao
- vi fu certamente S.Dalmazzo. Nato da un prefetto romano di Magonza,
Dalmazzo venne in Italia nella Valle
Stura soffermandosi nel territorio tra Gesso e Vermenagna;
quindi scese nella pianura ad evangelizzare l'attuale saluzzese
dove un certo numero di cappelle ne testimonia il culto. Andò poi a Pavia e
divenne vescovo, tornato sulle rive del Vermenagna
nel dicembre 254 subì il martirio per opera di seguaci di Apollo.
Il suo corpo, per volere della regina Teodolinda e re Agilulfo, venne trasferito a Padona (attuale
Borgo S.Dalmazzo) dove avevano fatto erigere un'abbazia
benedettina (4)
E'
tradizione antichissima che, nel III secolo, le nostre valli siano state
evangelizzate da soldati romani convertiti, la famosa Legione Tebea; secondo i racconti, il fatto sarebbe
accaduto tra il 286 -305 d.C.
Ne
parla il Vescovo di Lione Eucherio nel 434 nella "Passio Acaunensium
Martyrum". Secondo la tradizione, un contingente di
4000 Legionari Romani reclutati "in natione thebea" (Egitto), vennero inviati
nel 286 da Diocleziano nei pressi di Martygny (Octodurium) in aiuto delle truppe già presenti sul luogo
impegnate contro le popolazioni locali che i tebei
avrebbero dovuto sterminare. La legione, composta completamente di soldati
cristiani, si rifiutò di massacrare popolazioni inermi, e così fu passata per
le armi. In questa versione, che è forse la più attendibile, è verosimile
pensare, tenuto conto della consistenza numerica della legione, ad una
decimazione, che spiegherebbe e renderebbe logica la sopravvivenza di molti
che, in seguito, disertando si rifugiarono nelle regioni più remote dell'arco
alpino, facendo opera d'evangelizzazione. Si ricordano
almeno 400 nomi di soldati della legione scampati all'esecuzione di "Agaunum", e successivamente
martirizzati e diventati poi oggetto di culto e santificati; di questi almeno
una cinquantina in Piemonte e altri ancora in Francia, Svizzera, Germania.
A CASTELMAGNO il BOTONERI dipinse nel 1514 alcuni di questi
santi tebei:
Ponzo, Costanzo, Maurizio (il capo della legione), Magno, Chiaffredo, Dalmazzo,
Pancrazio. Tra questi, Chiaffredo e Costanzo sono
i santi patroni della Diocesi. A s.Costanzo è
intitolata l'abbazia di Villar fatta costruire da Re Ariperto dei Longobardi nell'VIII secolo. Nella controfacciata
del Duomo di Saluzzo un grande
dipinto di Giovanni Vinay
di Mondovì (1856) rappresenta il martirio di S.Chiaffredo e S.Maurizio.
Altri santi martiri della "legione Tebea" di cui si può affermare l'esistenza sono Solutore,
Avventore, Ottavio che avrebbero subito il martirio in
territorio torinese (zona dell'attuale Maria
Ausiliatrice) perché di loro parla il
vescovo S.Massimo di Torino, sec V. Nella Chiesa dei
SS Martiri di Torino, a loro intitolata, sono conservate le reliquie dei protomartiri
torinesi.
All'opera
missionaria degli evangelizzatori si aggiunse un fatto determinante,
l'editto dell'imperatore Valentiniano III del 435 che imponeva: "Noi vogliamo che i santuari (pagani) i templi, se esistono ancora
siano distrutti per opera dei magistrati
e che sulla loro area si innalzi il segno della religione cristiana come
espiazione" (5)
Già il predecessore Onorio nel 399 aveva concesso di abbattere gli altari campestri e le
edicole private, ma trattandosi di un semplice permesso non ebbe
esecuzione nei vici di Attissano e Bovignano per la
resistenza della tradizione contadina alla novità.
L'editto imperiale stabiliva espressamente che i templi
cristiani sorgessero sull'area di quelli pagani come testimonianza visibile della vittoria di
Cristo e come atto di purificazione con l'imposizione
imperiale inizia l'opera di ESAUGURAZIONE che si protrasse per
circa due secoli e che realizzò l'inculturazione del
cristianesimo nel mondo occidentale. (6)
Naturalmente una trasformazione culturale socio-ambientale non può
essere cosa improvvisa, il processo di evangelizzazione fu assai lungo e l'organizzazione
ecclesiastica della campagna nelle PLEBS, (la comunità dei fedeli), si sviluppò dalla fine del sec. IV all'inizio del sec. IX
La difficoltà maggiori
all'opera di inculturazione cristiana, derivavano
dalla resistenza al cambiamento delle tradizioni contadine ; i discorsi di S.Massimo,
primo vescovo di Torino nel V sec., dipingono infatti un quadro vivace della
situazione della diocesi caratterizzata ancora dalla superstizione pagane radicate nella tradizione e nella cultura
della gente.
Il Vescovo di Torino redarguisce i fedeli
per la resistenza a lasciarsi trasformare dall'annuncio evangelico e insiste
sui possessores perché si adoperino
alla conversione dei loro servi. Nel sermone 106 il vescovo biasima coloro che non abbattono gli idoli disubbidendo agli editti
all'imperatore Valentiniano III che aveva prescritto di abbattere gli altari
pagani e sostituirli con edicole
cristiane. Il Sermone 63 e 98 predica contro le licenziose
feste pagane di capodanno (sostituite dopo il V sec dalla festa della Madre di Dio). I Sermoni 30,31
contro le superstizioni legate alle eclisse di luna,
sermone 48 è un duro attacco alle
stoltezze del culto pagano, il sermone
91 contro il persistere delle superstizioni nelle campagne (che è andata avanti
sino ai tempi nostri) Il sermome 218 richiama i
proprietari terrieri alle loro responsabilità perché non spezzavano gli
altarini sparsi nelle campagne.
Ma
le abitudini dei contadini legati agli usi introdotti anticamente erano di
difficile cambiamento, infatti la religione pagana scandiva le ore di gioia e di
dolore accompagnava i cicli delle
stagioni e dei lavori agricoli. La
pratica dei culti costituiva un'esperienza tranquillizzante e la nuova fede non poteva ignorarlo. Se si potevano facilmente abbattere i templi non così le
tradizioni popolari
OCCORREVA
TRASFORMARE NON DISTRUGGERE.
Anche i primi
cristiani, originati dall'ebraismo aniconico, usarono per le loro catacombe un simile metodo
utilizzando i
simboli preesistenti pagani riempiendoli del nuovo significato
cristiano. I primi cristiani non conoscevano altri elementi figurativi e allora
adottavano quelli esistenti. Ad es.: il Buon
Pastore che era una divinità agricola divenne il simbolo del Cristo che dà la vita e
dunque simbolo - insieme all'ancora - di
Cristo crocifisso (quando non si poteva ancora rappresentare la crocifissione).
Ma quando è stato possibile rappresentare realmente la figura di Cristo
dopo il sec. IV, decadde l'uso di quel simbolo di richiamo pagano.
Con il
metodo della trasformazione, le feste pagane non vennero dunque abolite ma caricate di simbolismo cristiano,
così il culto dei morti diventava ricordo ma anche speranza nella risurrezione,
le cerimonie sacre delle coltivazioni si indirizzavano
al Creatore. (9)
Quest'opera di trasformazione è avvenuta universalmente ad es. con
l'introduzione nel sec IV della festa del Natale il 25 dicembre in sostituzione
della festa del "sole nascente". Siccome Gesu ha detto "io
sono la luce del mondo" niente di più logico che sostituire la festa del sole
nascente con la nascita del vero Sole che è Cristo. (nota10)
A BUSCA le più antiche comunita' cristiane sono attestate nei due vici
di ATTISSANO (da Acticius) e di BOVIGNANO (Bebennius).
Ma
dov'era la parrocchia di S.Maria di Attisano? Il territorio detto oggi Attissano
non corrisponde a quello delle origini.
Nell'archivio parrocchiale una pergamena
13 ottobre 1330 si parla di una vigna del luogo Tizano
che ha le coerenze col beale S.Quintino.
ATTISSANO era dunque presso l'attuale cappella di S.Quintino
come confermano i ritrovamenti degli scavi
archeologici e secondo la topologia degli antichi stanziamenti che sorgevano
vicino alle sorgenti sul declivi della collina. Nel luogo dove c'è la moderna Attissano le terre erano ricoperte di boscaglie, pascoli e
caccia, ma non erano adatte alla coltura
e alla abitazione dell'uomo, soprattutto perché prive di acqua. Quando dal Maira fu estratta una bealera per
l'irrigazione, furono formati Pratavetera e poi Prata Nova, che integrarono
l'economia delle aziende agricole della collina e allora vi fu estesa la
denominazione di Attissano. Nei catasti del 600 si
parla ancora dei Monti di Attissano che
corrispondevano ai boschi della collina. Quando la parrocchia di S.Maria di Attissano fu
trasferita in Busca, l'antica parrocchia rurale divenne chiesa cappella
campestre ebbe allora come nuovo titolare S.Quintino di cui portava già il nome. Il pezzetto di terra adiacente la cappella era l'antico cimitero.
La presenza
di un'altra parrocchia detta di S.Maria di
BOVIGNANO (dal nome romano dell'antico
possessore del fundus: Bebennius o Bivignano, Bevignano, o Bovignano) è attestata
dai Conti della Castellania. Veniva
chiamata Madonna del Ciocchero (Madonna del
Campanile). La denominazione non si
riferiva al campanile ma era giuridica, infatti nel
Medioevo erano chiamate Villa ad Clocherium
quei villaggi che erano sede di parrocchia infatti anche presso la Madonna del
Campanile è accertata la presenza di un cimitero.
Le
confraternite si recavano ancora nel 600 in
processione per ossequio verso l'antica parrocchia, come è scritto negli
ordinati della SS Trinità.
Nel perimetro murario dell'attuale chiesa,
costruita nel 700 in sostituzione dell'antica distrutta dai francesi nel 500, appaiono chiare le tracce della preesistente chiesa paleocristiana certamente
decorata dai Biazaci, a sud si conserva ancora il trittico, dipinto sull'antica chiesa con
la Deposizione e S.Giovanni Battista S. Antonio,
Giuseppe d'Arimatea (11)
La dedicazione a S.Maria di queste chiese
paleocristiane richiama la fioritura che il culto alla Madre di Gesù ebbe dopo il Concilio di Efeso
nel 431 in cui Maria venne proclamato Madre di Dio (la Theotòkos).
Le
parrocchie di S.Maria di Attissano
e di Bovignano saranno trasferite nel sec XII nell'interno delle mura di Busca e diventano come cappelle campestri, ma i fundi o vici non
scompaiono. Il loro nome risulta in documenti
importanti: Nel Catario di Cavour un documento del 6
agosto 1087 parla di un atto d'acquisto di terre ad ATISANO, mentre di
BUVIGNANO si parla nei documenti dei conti della Castellania
di Busca, settembre 1369-70. Nel Cartario di Staffarda
(doc.n°100) in un documento del febbraio 1175 appare
l'atto d'acquisto da parte dell'Abbazia, di un appezzamento di terra da Lamberto
de ATIZANO
Sono
numerose le chiese del tempo dedicate a Maria nel pagus buschese:
La Madonna del Nerone che
prende nome dal fundo rustico del Nerone. Ora fa parte
della frazione di Morra S.Giovanni ed è
isolato nei prati. Era antichissima, nei conti della Castellania ricorre più volte. In seguito in questo
territorio i monaci del Villar che vi stabilirono una
MORRA
S.Maria di Rossana anche questa sorse su un fundo romano Roxius e il fatto
che è dedicata a S.Maria induce a pensare che il
tempo della erezione sia stato il medesimo delle omonime chiese del pagus di Busca. . La citiamo per rilevare l'omogeneità con
i vici che erano stanziati ai piedi del monte Pagano.
S.Maria del Ceretto si
trova su un poggio presso S.Martino a levante ora è
ricordata da un pilone che poggia ancora sopra il muro dell'antica chiesa. Il
nome Ceretto deriva da cerro la quercia ricorda le
boscaglie che coprivano ancora quella zona, La chiesa era
la più antica della vicina S.Martino.
S.Maria Montis a Belmonte,è la chiesa dell'EREMO (che dal 1200 al
1600 ebbe uno sviluppo monastico notevole), nei pressi si trovano le necropoli
di cremati; forse ebbe una funzione esaugurale in un
luogo consacrato al culto di divinità celtoliguri
dove convenivano i pastori del pago per compiere riti propiziatori.
S. Maria de Petra Alba (Peralba) posta su una linea di confine. Per la sua posizione richiama, come Belmonte, le alture sacre dove si radunavano i pastori per
celebrare i riti religiosi delle stagioni.
"Il
sorprendente numero di dedicazione a S.Maria del
territorio - scrive Don Fino a pag 79 - sia presso i luoghi da cui provengono i reperti
archeologici, sia dove la toponomastica romana ha resistito, avvalorano
l'ipotesi di una penetrazione del cristianesimo piuttosto precoce che hanno
fatto del pagus di Busca un pagus
mariano".
Intanto anche la chiesa di S.STEFANO
sorta anch'essa tra
il V e l'VIII sec. è eretta in parrocchia così importante
che nell'adiacente domus soggiornava il vescovo. Nel XV sec. venne affrescata dai fratelli Biazaci
LE "INVASIONI
BARBARICHE"
Alla
fine del IV e V secolo inizia quel fenomeno di
spostamento di popoli detto delle "invasioni
barbariche" con
le raffiche devastatrici dei Goti di Alarico e dei visigoti.
La
decadenza che affliggeva tutto l'impero nel sec IV colpiva anche la Liguria di cui faceva parte il
nostro territorio nella IX Regio Liguria fino al fiume Po, infatti i goti occuparono pure l'alto Piemonte;
anche la nostra zona è immersa nella desolazione e gli abitanti vivono nel terrore. I Sermoni di S.Massimo evidenziano lo stato
d'animo delle popolazioni e le paure che essi avevano avevano
di fronte a queste invasioni. La
vittoria di Stilicone aveva sguarnito le frontiere
del nord lungo il Reno , le popolazioni germaniche
attraversando il fiume a valanga, invadono le province della Gallia romana. S.
Girolamo nella lettera n. 123 descrive lo sfacelo di quei giorni. "Nazioni innumerevoli, feroci si sono impadroniti
della Gallia, tutto il territorio compreso tra lei Alpi i Pirenei, l'Oceano e il Reno è
stato devastato dai Vandal, i Sarmati,
Alani, Gepidi, Eruli,
Sassoni, Burgundi, Allamanni, Pannoni…
la città di Magonza è stata presa distrutta e migliaia di uomini
sgozzati nella chiesa in cui si erano rifugiati" (13)
Era evidente, in tale situazione, l'urgenza di creare delle
linee di difesa con una rete
continua di CASTRA e castella. Il limes viene fortificato con strade presidiate da castelli
e fortificazioni.
Nel territorio buschese
sull'attuale altura di S.Stefano, venne costruito intorno alla torre romana, il CASTRUM. Avvistato
il pericolo il castrum - che
tutti i cittadini dovevano difendere - si apriva ad accogliere suo interno la
popolazione civile.
Nel
476 il germanico Odoacre depone Romolo Augusto , cade
l'Impero Romano d'Occidente; con Teodorico barbaro geniale degli Ostrogoti,
fiorì l'arte di Ravenna, mentre la Chiesa diventava cattolica, universale. Sono di questo tempo le grandi
personalità di Ambrogio, Agostino, Girolamo, Basilio
il grande, Benedetto da Norcia e Severino Boezio
Nel
508 i BORGOGNONI scesi dalla Savoia occupavano la Provenza stringendo
d'assedio Arles.
A
Teodorido succede Giustiniano la cui ambizione era di
recuperare l'impero romano dalle mani dei barbari. Nel 534 un esercito
dell'imperatore Bizantino Giustiniano al comando del generale Belisario
risalì la penisola ma fu fermato presso Roma.
Per
circa 20 anni ebbe luogo la guerra goto-bizantina
che si svolse da noi in Piemonte dai confini con la Liguria al comando di Sisige. Del
passaggio dei bizantini resta traccia nei toponimi tra
cui Dronero (Draconerium)
dove era un presidio militare bizantino comandato da un draconarius
Dopo
la definitiva sconfitta sui goti per circa un ventennio fino al 570 l'impero
bizantino riuscì a conservare il predominio grazie anche alla collaborazione dei presìdi
dei goti che erano scaglionati nei castelli.
Il
territorio di Busca ha conservato traccia
della presenza BIZANTINA
S.
VITALE
Scorrendo
il catasto del 1604 si trova citata la via baselica, (dal greco BASILEUS = re). Il nome baselica era dato alle vie regie che erano vie pubbliche o
militari.
Una
via regia (basilichè) era usata per i collegamenti
tra i castelli militari o una terra regia concessa ai militi bizantini di
presidio. (16)
Ancor
oggi c'è ancora via
Basili, si tratta della strada che si stacca
sulla destra della provinciale Busca Villafalletto
appena oltrepasssata la Bicocca. Attualmente
dopo un primo tratto essa piega ad angolo verso la chiesa di S.Vitale.
Nel tardomedioevo
esisteva ancora a Busca il nucleo dei Basili e la
connessione tra questi e la realtà è rafforzata dalla
presenza di una chiesa dedicata a S. VITALE che avvalora l'ipotesi
della presenza di un presidio bizantino. (17) La presenza di questa realtà è caratterizzato da tre costruzioni: il sito della primitiva
chiesa, perduta, è segnata dal pilone sull'incrocio tra la via Villafalletto e via a S.Vitale;
la seconda costruzione al centro del paese è oggi fatiscente, risale al
1750, forse venne eretta sul sito di un
antico monastero benedettino del XII secolo; la terza è la moderna chiesa
costruita nel sec.XX
In questo territorio resta anche traccia
della presenza dei Goti nella via dei Buffa
che prendeva nome da un ceppo famigliare
che ebbe in Busca il suo quartiere. Il nome deriva dal goto Auffa. I due toponimi
sono restati nella nuova Busca nei quartieri della città
La pace bizantina non durò a lungo, i
longobardi oriundi dalla Germania Occidentale guidati da Alboino cominciano a dilagare in
Italia; pianura padana cade nelle loro mani mentre il governo bizantino si
chiudeva in Ravenna. I LONGOBARDI si erano poi impossessati delle valli
di Susa e di tutti gli approntamenti bellici dei
bizantini.
Verso la
colletta di Rossana si trova la località Pregamondio
che deriva dal vocabolo longobardo gemund cioè proteggere difendere, Anche la non lontana cima di Belmonte può aver
conservato il ricordo di una postazione militare. La parola "belmonte" può essere una volgarizzazione
del vocabolo composto dal longobardo berg =
monte e mundo=
difesa.
I longobardi erano ARIANI sostenendo che Gesù
non era Dio ma creato. Maria era madre di una
creatura non del creatore. Il concilio di Efeso nel
431 proclama la maternità divina di Maria cui - come
abbiamo visto - saranno dedicate le chiese dei fundi
di Busca.
Nel ducato di Torino l'arianesimo fu
assunto come elemento qualificante della nazione longobarda in contrapposizione
con i romano bizantini che erano cattolici. Il duomo di Torino ebbe un culto ariano e solo nel 680 tornò un vescovo Rustico
cattolico, ma, alla sua morte Torino torna ariana.
Il ducato di Torino ariano richiese
un'impegnativa opera missionaria di
conversione al cattolicesimo che si sviluppò durante il secolo VIII.
P
97 Alla presenza longobarda si riferisce la diffusione del culto di S.MICHELE originato dalla vittoria dei longobardi
contro i Bizantini sul Gargano all'intervento diretto dell'arcangelo che sarebbe apparso nel 648 da allora S.Michele
divenne un santo nazionale.
Nel circondario di Busca si trovavano
almeno tre chiese dedicate a S.MICHELE e rivelano la presenza longobarda nella zona. (18) La
prima costruita sullo spartiacque con la Val Maira,
la seconda presso la torre del castello inferiore (attuale P.za Diaz era
l'antica chiesa del primitivo centro
fortificato e divenne sede della Confratria di S.
Antonino; nel 1600 venne rifatta; con le leggi
napoleoniche, chiusa al pubblico, divenne sede del Teatro Vecchio) la terza presso S.Giovanni
sulla via Baselica.
Tra
653-660 ebbe luogo la conversione dei
Longobardi con Re Ariperto
I che trionfa sull'eresia ariana, una conversione
accettata pacificamente solo nel 714 con l'editto di Liutprando
E' uno dei più originali edifici altomedioevali,
possiede una delle facciate
più antiche della
provincia di Cuneo. La semplicissima architettura racchiude
una potenza calma serena misurata.
La
bifora ricorda palazzi imperiali di Costantinopoli. L'interno ha subito
radicali trasformazioni a
cominciare dalla la sopraelevazione dell'edificio, la
sostituzione della copertura a
capriate e il tamponamento delle navate laterali.
Nell'abside centrale conserva una teoria di
santi accanto alla Madre di dio dei Biazaci
purtroppo compromessi da un errato rifacimento.
Molto importante l'absidiola destra
decorata dal motivo di conchiglia tipo Pecten dei
sarcofagi
bizantini dell'area greca, ocra su fondo bianco; il motivo richiama l'opera di pittori di cultura
ellenistico -bizantino, che all'epoca erano profughi nelle
zone occidentali dell'
impero a motivo delle persecuzioni iconoclaste e vandaliche
(20)
(Anche S.COSTANZO AL MONTE
vi sono rilievi che rivelano motivi ellenistici della
cultura siriaca)
di Busca come
sottoposte alla pieve di Villa. Ma già Mons. Della
Chiesa in "Descrizione del Piemonte"
affermava nel ‘600 che la chiesa di S.Martino di Busca doveva
essere stata di
considerazione e ne mette in risalto l'importanza e Aldo Settia
(21) è giunto a
conclusioni che
confermerebbero l'ipotesi di S.Martino pieve:
·
In
tutti i luoghi delle Pievi prese in esame sono venute
alla luce reperti archeologici di origine
romana;
·
la pieve era collocata fuori dei centri abitati;
·
ed ubicata presso percorsi stradali importanti e in luogo
elevato.
·
E'
la situazione di S.Martino presso la quale transitava
la via pedemontana lastricata venuta
alla luce in alcuni tratti
Inoltre, alcuni particolari dell'edificio
confermano l'importanza
dell'edificio: la
presenza dell' endonartece e del battistero
esterno alla chiesa
di cui resta traccia e il fatto che fosse
a tre navate.
Scrive
M.Maddalena NEGRO PONZI MANCINI :
"Spicca in
questo quadro delle pievi del cuneese
la situazione anomala
di Busca che pur avendo ben 11 chiese nel suo territorio
distretto e con
titoli di epoca paleocristiana S.Maria, S.Croce,
S.Stefano, S.Vitale o altomedioevale,S.
Michele s. Martino e pur essendo al centro di una zona di
fitta
e inalterata toponomasticaromana,
non sembra essere stata parrocchia antica e risulta invece
nel
cattedratico come dipendenza di un centro di formazione posteriore e in base a
nome non
romano: Villa. Si
può forse pensare che più che non avere
mai avuto un distretto, Busca all'età del
cattedratico 138l l'avesse già perduto".(23)
Nel
documento del 1217 in cui risulta che le chiese di
Busca soggette a S.Andrea di
Savigliano,
la chiesa di S.Martino non è più
chiamata "pieve". Forse l'impossibilità del vescovo di Torino di
esercitare il controllo sul clero di Busca, fu la causa che
lo determinò a trasferire la giurisdizione
plebana dalla chiesa di S.Martino a quella di Villa, la quale era nelle mani dei Saluzzo quindi con
Torino.
(24)
Il
periodo tra longobardi e carolingi fu caratterizzata da un feconda stabilità economica sociale
anche nel territorio buschese.
Anche la
cappella di S.Sebastiano in questi secoli era presente sul territorio dedicata al santo
che nel sec.VII secolo si è diffuso il culto del santo protettore
contro la peste
Nel
773 Carlo Magno re dei FRANCHI scese nella
valle di Susa superiore le Chiuse di S.Michele e sconfisse Re Desiderio ultimo dei longobardi. I
franchi che si insediarono nel territorio non
alterarono sostanzialmente l'assetto preesistente.
In
questo tempo si sviluppa l'opera dei monaci di S.Pietro del Villar di
cui rimangono le tre MORRE cioè il recinto di pietre
entro le quali venivano rinchiuse le pecore dopo il pascolo; vi era anche il
rifugio dei pastori e l'ambiente per la lavorazione del latte.
L'antico
oratorio campestre di S.BRIZIO (Bricalet)successore di S.Martino
ed è da attribuirsi ai monaci del Villar ;questa chiesetta pagava il cattedratico a Torino 1386.
Con
l'arrivo dei monaci benedettini è
documentata la piantagione degli ulivi nella curtis
di S.Martino. La toponomastica ha conservato il
ricordo di piantagioni di ulivi a Busca come ricordano
i conti della Castellania, Via Oliveto, Via Monteollero.
Le
abbazie i monasteri sino
a quel tempo luogo di sosta e di assistenza logistica lungo gli itinerari
alpini diventarono caserme per
le bande saracene. Le pievi, nella cui curtis erano ammassate buona parte dei beni
economici e le cui chiese custodivano tesori di
oreficeria, furono prede ambite.
Probabilmente la cosa non avvenne
prima del 920 . Un poemetto pubblicato da Mons Riberi esprime bene questa
decadenza in tutto il territorio sociale e religioso.(25) La presenza araba nel
territorio ha anche avuto una incidenza culturale
infatti è rimastra traccia del loro passaggio in vocaboli dialettali e nella
toponomastica. Alle porte di Busca la cascina
Maurina ricorda una guarnigione di mori stanziata presso il guado del Maira sulla via Baselica. La borgata dei Margaria
sulla collina della Morra un tempo detta dei marrani.
Rossana
c'è una località dal nome arabo: bracalla;
così il nome Madala è di origine
araba.
Costigliole
e Busca il MONTE PAGLIANO, dalla
voce piemontese paian cioè pagano resta
testimone delle distruzioni operate
dai pagani
Nel
904-6 i saraceni distruggevano i monasteri di Pedona Pagno
e Novalesa
Il Serra collega la
voce di Antilia
alla distruzione di Antino operata dal barbaro Attila. Il feroce annientamento
della città romana fece tanta impressione che il suo nome divenne sinonimo di ogni altra distruzione bellica radicale.
Una delle ragioni principali della
povertà di documenti anteriori al 1000 del Piemonte
sud occidentale è da ricercare negli sconvolgimenti causati dall'invasione
saracena che travolse a più riprese quel territorio e lo ridusse in tale stato
di spopolamento da provocare sensibili conseguenze sulle condizioni
dell'agricoltura. Non abbiamo per quell'epoca documenti che illustrino
la reale situazione del paesaggio cuneese se si
esclude un atto dubbio del 984 che parla del boschum Maire
tra Busca e Caraglio e una del 969 sulla Silva Bannale
tra Stura e Tanaro di dimensioni impressionanti (28) Nonostante la scarsità di documenti è possibile fissare alcuni
puniti fermi in merito agli effetti dell'invasione sullo spopolamento e l'abbandono dei terreni, un giorno
ricchi e fiorenti, documenti che parlano di "desertis
locis": luoghi deserti, chiese distrutte, edifici
disabitati.
Quando nel 973 - 983 i
saraceni furono cacciati da Frassineto il P.te meridionale doveva trovarsi in
ben misere condizioni.
Fu
proprio in questo tempo che, a causa della mancanza di sicurezza, le
popolazioni dei vici sparsi
nelle campagne, si unirono in un grande sforzo per costruire il RICETTO
FORTIFICATO, il primo nucleo della futura
città di Busca, nella pianura lungo il Talutto, con
la chiesa di S.Michele di cui abbiamo parlato. Il primitivo centro fortificato successivamente si ampliò sino a raggiungere il perimetro
della cinta muraria cinquecentesca visibile nel Theatrum
Sabaudiae e che sopravvive nell'urbanistica buschese.
Le
uelle mura volute dai cittadini nel X secolo, divennero in seguito garanzia di libertà
contro le pretese dei signori locali compresi i Marchesi di Saluzzo
e i Savoia, i quali furono sempre costrette a riconoscerle(29) P 134
E compare, in questo
inizio del secondo millennio, il NOME DI BUSCA;
derivata dalla base antica
germanica busk, verrà a
rappresentare l'aspetto desertico e
cespuglioso del territorio dove nei tempi antichi si cacciavano daini e cinghiali.
Importante
a conferma dell'esistenza di questo nome, un atto in cui nel 1098 in cui viene
donato al vescovo di Asti Oddone la chiesa di S.Andrea
di Savigliano da cui risultano dipendenti le chiese di Busca S.Martino,
S.Quintino, S.Maria. (31)
Le
confratrie erano vincolate dal giuramento del salvamento
loci cioè della difesa del vico. Erano quattro col nome di Attissano, Bovignano, S.Maria e Novella. Attissano
e Bovignano erano quelle dei vici
collinari. S.Maria, della
chiesa parrocchiale, la Novella quella dei Buffa e S.Vitale.
A
queste corrispondono i QUARTIERI in cui era suddivisa la città: ATTISSANO,
BOVIGNANO, BUFFA, S.MARIA, la loro localizzazione corrispondono
ad altrettante porte della cinta
muraria quasi a sottolinearne l'indipendenza. Di queste quattro porte cui si aggiunse posteriormente
quella PISTERNA del castello inferiore alla discesa Biandone.
Delle cinque porta è sopravvissuta la Porta S.Maria e un piccolo tratto della Porta Buffa
.
Bibliografia
(1)
NEGRO Ponzi Mancini in "Radiografia di una territorio")
(2)
in LA PENETRAZIONE DEL CRISTIANESIMO IN
PIEMONTE - Atti V congresso nazionale di archeologia cristiana
(3) in E.DAO- "La Chiesa nel Saluzzese sino alla costituzione della diocesi di Saluzzo" p.8ss
(Ed.Saluzzo
1965)
(4)
A.M.RIBERI - S.Dalmazzo di
Pedona e la sua abazia - Studi Storici Subalpina 1929
(5)
Codex.Theodos.XVI - 10:25)
(6)
F. Fino - Il cammino di una Comunità ed Ghibaudo p.77
(7)
di questo parla il Durandi in "Delle antiche città di Pedona Caburro e dell'Augusta dei Bagienni"-
Torino 1769)
nota (10) Non è possibile oggi ipotizzare la sopravvivenza, nelle raffigurazioni
sacre, di divinità precristine e se qualche reivival religioso di ispirazione pagana lo propone e
spiega l'immagine religiosa in tal senso, questo non è certo l'intento che ha fatto fiorire l'arte popolare
cristiana degli ultimi secoli.
(11)
R.Comba - Metamorfosi di un paesaggio rurale - Celid 1983
(12)
(Nell'elenco delle chiese di Busca che nel 1386 pagavano il cattedratico alla
chiesa di Torino non è nominata S.Maria del Nerone evidentemente era ancora in stato di abbandono).
(13) F.FINO op.
cit. p 83
(14) F. FINO -
Busca, IL cammino di una comunità…. Pag 37,41 - 86-87
M.M.NEGRO PONZI MANCINI - In comprensorio di Cuneo in
età romana e medioevale - in
Radiografia di un Territorio
1980 (p 34-38)
(15) Casali - Voce Busca p 753
(18) F:FINO op.
cit. p 95
(19) CICOGNETTI - Età longobarda Vol II pag 523-
(20) M.PEROTTI
in Cuneo Provincia Granda - XXVII aprile 1978 - p
10-11
(20b) O. Bertolini- I Papi e le missioni fino alla metà del sec VIII
- in La conversione al cristianesimo
nell'alto
Medievo- Spoleto 1967 )
(21) ALDO SETTIA in
"Strade romane e antiche pievi tra Tanaro e Po" in bollettino BSBS n° 68
1970 p 92-100)
(22) F.Fino
op. cit. pp98-103
(23) M.M. NEGRO
MANCINI Strade e insediamenti nel
cuneese dalla età romana al Medioevo - In
Bollettino SSSAA -CN n° 85 1981
p 75
(24) F.Fino op.cit. p 127
(25)
In
SETTIA - I Saraceni sulle Alpi una storia da
riscrivere -Studi Storici 1987
(26)
G.Serra - Da Antino alle Antille
in Lineamenti di una storia linguistica dell'Italia Medioevale
Napoli
Liguari 1954 p 42ss.
(27)
in Bollettino SPABA - XII - 3-4 p 59
(28)L. CHIAMBA Paesaggio e insediamento umano nel Cuneese medioevale. In Radiografia di un
Territorio 1980 - Catalogo Arciere p 78
(29) F.FINO
op.cit. p 134
(29) Cartario di Cavour BSSS III
(30)-
TURLETTI - Storia di Savigliano IV doc.13