PAOLO NELL'ARTE ACCANTO A
PIETRO
La celebrazione del bimillenario di san Paolo ci induce a compiere uno
sguardo panoramico sulla produzione artistica che raffigura l'Apostolo. Il ricordo va immediatamente al capolavoro di
Caravaggio La Conversione di S.Paolo che si trova nella Chiesa di S.Maria
del Popolo a Roma, un'opera del 1601che ha ripreso un dipinto
precedentemente realizzato dall'artista (ora nella collezione Odescalchi Balbi)
sullo stesso tema, dove appare il Cristo che irrompe verso Saulo riverso a
terra e accecato. Nell'opera della chiesa agostiniana di S.Maria del Popolo, al
clamore dell'opera precedente, subentra una straordinaria compostezza. La luce
piove dall'alto e scivola sul corpo del cavallo per inondare Paolo riverso e abbagliato. La valenza
simbolica è evidente: la luce è la grazia di Cristo che lo richiama: "Saulo Saulo perchè mi
perseguiti?" e scende sul persecutore per trafomarlo col dono della conoscenza.
La luce, nel circolo creato, genera un vertice di trascendenza.
Altre
opera raffigurano momenti diversi della
storia di Paolo, ma l'iconografia consueta nella maggioranza delle
raffigurazioni specialmente nelle
cappelle e nei polittici, è invece quella che lo accomuna alla figura di Pietro
in un discorso simbolico che ha come convergenza la Chiesa fondata sulla parola
di Gesù, da Pietro "apostolo dei circoncisi (ebrei) " e da Paolo "l'apostolo
delle genti (i pagani) " (Gal.2,7) Quest'uso iconografico risale alle origini,
come appare dalle testimonianze letterarie del I e II secolo, la lettera di Clemente Romano ai Corinzi, databile alla
fine del I secolo e, nel sec II, quella di Gaio, un presbitero della Chiesa di Roma che, polemizzando con un montanista sui luoghi dove erano sepolti
gli Apostoli, dichiara: "Io potrò mostrare i trofei degli Apostoli: se andrai
in Vaticano e sulla via di Ostia, troverai i trofei di coloro che hanno fondato
questa Chiesa" (Eus. H. E. II, 25,7).
E
poi ci sono le testimonianze archeologiche, molto importanti per quel tempo
privo di immagini. Un'iscrizione trovata nella necropoli Laurentina di Ostia
di fine II secolo (CIL XIV 566) in cui un membro della gens Annaea, la
stessa di Seneca, pone una dedica al figlio M. Annaeo Paulo Petro,
un inconsueto doppio cognome, che compare solo qui. Atro importante documento archeologico, è il complesso dei graffiti
con invocazioni e preghiere a Pietro e Paolo lasciate dai fedeli nel
sec. III, sulle pareti della Memoria
Apostolorum, la triclia della Catacomba di San Sebastiano a Roma, quando i resti dei due apostoli durante la
persecuzione di Valeriano del 257, vennero
provvisoriamente trasportate ad catacumbas. (A.Ferrua, 1990, pp. 20,21).
L'arte
nelle sculture dei sarcofagi del sec. IV ha sempre accomunato Pietro e
Paolo, li ha presentati accostati o
accanto a Cristo, raffigurato nell'atto di consegnare loro il mandato come
vediamo nelle stesse imamgini catacombali di III e IV secolo e nei catini absidali delle basiliche come in quello stupendo di S.Pudenziana a
Roma del sec IV dove Pietro è
incoronato con i simboli della Chiesa dei circoncisi e Paolo con quella dei
Gentili cui egli era stato mondato.
Pietro e Paolo vengono raffigurati dialoganti o abbracciati come nell'avorio
di Castellammare di Stabia , o associati nella sorte del
martirio come nei Sarcofagi di Passione del sec IV dei Musei Vaticani di
Roma. In queste opere la figura di Paolo è sempre rappresentata secondo le
descrizioni delle fonti più o meno canoniche: segnato da un'incipiente
calvizie, la barba quasi incolta e appuntita, basso di statura, le gambe curve,
il naso aquilino. Mostrato nell'atteggiamento pensoso e ispirato del filosofo o
nel gesto dell'acclamazione; accompagnato dal rotolo dalla corona (simbolo del
premio) dal libro, soprattutto la spada che ha un duplice significato
iconografico: simbolo dell'apostolo che
predica la parola di Dio " viva efficace, più tagliente di una spada a
doppio taglio" (Eb.4,12) e anche simbolo del suo martirio. Per Pietro, oltre alla folta capigliatura, è
essenziale la presenza delle chiavi conferitegli da Cristo (Mt. 16,28) e
talvolta il libro.
Talvolta è raffigurato nella scena del martirio di
Stefano, nella figura del giovane Saulo che custodisce i mantelli del
lapidatori. Una scena che ci parla dell'implacabile persecutore prima che
l'incontro con Cristo sulla via Damasco travolgesse Paolo, fino a farlo diventare Vangelo vivente: "Non sono più
io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal.2,20)
Un'opera particolarmente interessante ci sembra l'altare
marmoreo dei Ss.Pietro e Paolo posto a sinistra nel deambulatorio
all'interno del Duomo di Saluzzo (Cn). Recava la data, oggi non più
visibile, del 1520, venne attribuito a Matteo Sanmicheli o a Benedetto Briosco junior,
comunque ad uno scultore lombardo. Dall'osservazione appare come lo sviluppo
tematico sia fortemente cristocentrico: dall'Incarnazione del Verbo -
l'Annunciazione e il Natale - alla morte, indicata dalla presenza dei soldati
travolti, alla Risurrezione. Il complesso scultoreo è come sostenuto, nella
struttura architettonica di base, dalle belle figure di Pietro e Paolo che
conferiscono al complesso un contenuto chiaramente ecclesiale: la Chiesa delle
origini annuncia Cristo, il Verbo
incarnato, morto e Risorto; l'annuncio Kerigmatico che, dalle origini, si è
trasmesso lungo i secoli, sino a noi.
Concludiamo
con le raffigurazioni della parrocchiale intitolata ai Santi Pietro e Paolo
di Sampeyre dipinta dai Biazaci di Busca tra gli anni '70 e '80 del sec.
XV. Nell'ampio spessore del sottarco della cappella a destra, i Santi Pietro e
Paolo sono collocati dentro una nicchia colorata di rosa come la parete e il
pavimento. S.Paolo trattiene con la sinistra il mantello rosso e sorregge il
libro, con la destra sostiene la lunga spada, osservato benevolmente da Pietro
accanto a lui. Paolo è caratterizzato da uno sguardo deciso e penetrante
rivolto all'osservatore. Il pittore ha
caricato l'immagine dalla vivezza espressiva che scaturisce dalla lettura delle
forti lettere di questo cofondatore del cristianesimo, esprimendo quel mandato
che l'ha visto infaticabile fondatore di numerose chiese dell'Asia minore sino
a Roma, una forza decisionale: "Guai
a me se non avangelizzo!" (I Cor.9,16) che il pittore sembra aver
sottolineato nel piede destro posizionato in partenza.
Purtroppo
l'iconografia consueta non riesce a rendere totalmente la figura di Paolo nella
sua umanità, caratterizzata anche dalla debolezza, dalla "spina nella carne" e
dalla preoccupazione paterna per le comunità fondate. Paolo innamorato di
Cristo lo era anche dei fratelli, per essi diventa il cantore della libertà dei figli di Dio esprimendo accenti di indimenticabile affettuosità. Guadagnando Cristo, Paolo guadagna anche la sua apertura di
sentimenti nei confronti dell'umanità. "San Paolo scrisse il beato Don Alberione - è un cuore:
un cuore avvampante d'amore verso Dio; un cuore tenerissimo di affetto per i
suoi. Il cuore di Paolo è diventato il cuore di Cristo; e Gesù ha cambiato
questo cuore di leone feroce, spirante minacce e furente di stragi, in un cuore
di tenerezza"
MIRELLA LOVISOLO in Foglio
di CollegamentoAssociazione Informazioni su Cristo marzo 2009
BIBLIOGRAFIA. M.CALVESI, Caravaggio in Arte e Dossier 1986 n.1 pp44,45
A.FERRUA, Catacomba
di S.Sebastiano, Roma, 1990, pp. 20,21.
R.ALLEMANNO,.DAMIANO, G.GALANTE GARRONE Arte nel territorio della
Diocesi di Saluzzo , Savigliano 2008
MARTA SORDI: San Paolo: il maratoneta del Vangelo.
in avvenireonline
26/07/2007
M.FORA Scheda Iscrizione di Marcus Anneus Paulus in PIETRO E PAOLO catalogo mostra, a
cura di A,Donati, Milano
2000, p 233