SINO ALLA FINE
L'ULTIMA CENA DI BOTONERI A CASTELMAGNO
A volte alcune persone, magari agnostiche ma attente al fenomeno cristiano, pongano
domande di questo tipo: com'è possibile che il cristianesimo attraverso duemila
anni di una storia così controversa sia potuto giungere sino a noi e vivere
ancora rigogliosamente nonostante gli errori interni e le persecuzioni esterne?
Non è
sufficiente invocare qualche potere elargito o l'influsso di potenti esterni,
per giustificare una continuità che emerge dalla stessa base, dal popolo
credente (e lo dimostrano i cristiani dei paesi oggi perseguitati) continuità che testimonia una realtà
sottovalutata o sconosciuta a molti.
Forse dalla
festa del Corpus Domini, può
venire la risposta più significativa alla domanda posta. La festa del "Corpo
del Signore" cioè dell'Eucaristia, ispirata da S.Giuliana di Liegi, venne
istituita per tutta la cristianità, da Urbano IV l'11 agosto 1264 in seguito al
miracolo di Bolsena.
La festività riporta
immediatamente all'Istituzione eucaristica, alla Cena in cui Gesù e gli
Apostoli celebrarono la pasqua ebraica del 14 di Nisan probabilmente dell'anno
30. In quella cena avvenne un fatto unico, Gesù prese il pane lo spezzò e disse: "Prendete mangiate questo è il mio corpo.. Prese il calice del vino e disse: "Prendete
e bevetene questo è il mio sangue dato per voifate questo in memoria di me"
(Lc. 22,19).
In
nessun banchetto pasquale, nessun profeta prima d'allora aveva mai fatto una
simile affermazione.
Da venti secoli queste parole si ripetono ogni domenica, ogni giorno; una "memoria"
che è ripresentazione, riattualizzazione della morte e risurrezione di Cristo,
il segno di un amore per l'umanità senza precedenti.
Le poche
righe della narrazione evangelica della Cena hanno ispirato, per il loro
contenuto, un'infinità di rappresentazioni iconografiche e opere d'arte: le Fractio Panis delle
catacombe di Priscilla e di Callisto della fine sec II e sec.III sono le
prime raffigurazioni eucaristiche denominate con il termine
più appropriato per designare la celebrazione delle prime comunità, "spezzare
il pane". Poi le suggestive
raffigurazioni medioevali e quelle
rinascimentali: dalla Cena di Leonardo e quella di Veronese,
sino alla contemporanea, Ultima Cena
di Salvator Dalì (1955, National Gallery of Art, Washington) forse
l'interpretazione pasquale più efficace e significativa.
Tra le antiche rappresentazioni,
molte sono state influenzate dalle
usanze liturgiche latine che si sono imposte a partire del Medioevo: infatti,
su numerose tele si vede Gesù che tiene in mano una grande ostia bianca e un
calice; oppure la scena è caratterizzate da gesti che sono propri di successive
celebrazioni alle quali i pittori hanno attinto nella raffigurazione, sino ad
oscurare talvolta l'esatta comprensione dei racconti evangelici.
Nel nostro
territorio molto nota è la Cena che Giovanni Botoneri di Cherasco, pittore
dalla cultura assai popolare, dipinse nel 1514 a Castelmagno (CN).
L'opera fa parte di un ciclo di affreschi che si trova
nell'ampliamento cinquecentesco della cappella Allemandi a pianta rettangolare
con volta a botte che comprende raffigurazioni di alcuni santi, tra cui i più
noti martiri Tebei particolarmente venerati tra il popolo. Il ciclo con il
racconto della Passione e Morte di Cristo è una pagina catechetica visualizzata
di immediata comprensione per il popolo. Le scene si articolano in 19 riquadri.
La grande scena dell'Ultima Cena nella volta a botte è un riquadro molto
allungato occupato dalla mensa apparecchiata di vasellame e cibi, intorno cui
stanno seduti secondo l'uso occidentale i dodici Apostoli mentre Cristo, dal
volto dolcissimo, occupa, secondo la tradizione iconografica, il centro della
tavola e porge a Giuda il pane intinto. Giovanni, l'Apostolo che chiese: "Signore
chi è (che ti tradisce)? appare reclino verso la tavola piuttosto che
adagiato sul petto del Signore (Gv.13,23); il gesto narrato, infatti, molto
naturale in quella Cena, con commensali distesi su divani posti
attorno ad una tavola semicircolare, (secondo un'usanza grecoromana, che appare nella Cena di S.Apollinare Nuovo a Ravenna)
meno facile stando seduti.
Nella cena di
Castelmagno l'intento catechetico è evidente anche dal fatto che ogni
personaggio è caratterizzato dal nome scritto sulla tovaglia. Curiosamente,
vicino a Cristo, è collocata la figura di S.Paolo che, ovviamente, non fu
presente alla Cena, ma che il pittore inserisce, forse perché Paolo (I Cor
11-23,29) per primo, nel 55, riporta quell'evento fondante e le stesse parole
dell'Istituzione Eucaristica giunte sino a noi
Singolare nel
dipinto, è poi la figura di Giuda anch'egli aureolato; è collocato in una
posizione isolata nell'altro lato della tavola che, in corrispondenza a
Giovanni, rompe la rigida simmetria del riquadro. Posto frontalmente, mostra in
evidenza la grande borsa dei denari che ne caratterizza la dimensione storica
di "traditore di Cristo" per denaro.
All'estrema destra
appare sulla porta una donna con un bambino, un tocco popolaresco che
attualizza la scena allargandone la partecipazione a tutta l'umanità.
L'analisi delle opere d'arte sul tema eucaristico, ci
mostra che, pur in forme diverse, l'azione affidata da Cristo ai suoi
discepoli, viene ricordata e ripresentata da 20 secoli sugli altari della Chiesa come sulla mensa della
prima Comunità, la Chiesa del primo secolo. Come ci è narrata da Paolo e dai Padri del II, III secolo, è rimasta
sostanzialmente invariata nel contenuto, testimoniando una continuità ininterrotta del cristianesimo "cattolico"
(universale) che è il realizzarsi della promessa di Cristo: "Sarò con voi
tutti i giorni sino alla fine del mondo". (Mt.28,20)
Bibliografia: F.QUASIMODO, Gli affreschi di
Castelmagno in G. MUSSO "Il Santuario di Castelmagno"CN2000
Da FOGLIO DI COLLEGAMENTO dell'
Associazione Informazioni su Cristo 2/2010