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. LA "SOBRIA EBBREZZA DELLO SPIRITO"
Simboli eucaristici in Albania e Tunisia


Hadrumetum (Sousse) Tunisia Africa

"In un'epoca in cui tutto fa spettacolo, in cui esiste solo ciò che fa scalpore, in cui i mass media sono il quarto potere che decide ciò che è degno di essere proposto all'attenzione del pubblico e fa notizia, l'Eucaristia è in perfetta controtendenza: il nascondimento di Dio nell'anonimato impersonale della materia, pane e vino...senza dare segni verificabili di presenza, lasciando a noi la scelta della fede..." (Giulia Paola Di Nicola ,Attilio Danese Amore e pane).
Eucaristia in Famiglia - Torino 2004
"Prendete e mangiate questo è il mio corpo...questo è il mio sangue...Fate questo..." disse Gesù nella notte del tradimento che segna l'inizio delle celebrazioni pasquali. Gesù consegna se stesso - nel segno del pane e del vino - in cibo ai suoi, prima di salire al Calvario per consegnarsi nella totalità del suo amore per l'umanità, alla morte di croce, da cui risorgerà a quella vita senza fine, donata anche a noi.
L'arte, nell'efficacia di un mass media antesignano, interpreta questo Evento, sin daIle origini catacombali, quando i cristiani, nella clandestinità, raffigurano l'Eucaristia simbolicamente, con intento didattico. Il primo più significativo simbolo è certamente, il Pesce eucaristico. In greco, "pesce", si diceva IXOYC dal cui acrostico si otteneva la frase "Gesù Cristo Figlio di Dio salvatore": la professione di fede dei primi credenti in Gesù.


Nell'Immagine della catacomba di Callisto del III secolo, il pesce sormontato da un cesto con pane e vino, esprime la consacrazione degli elementi: il pane e il vino, nella Fractio panis sono diventati IXOYC, Gesù Cristo.
Nei secoli successivi, in Occidente, con la libertà di raffigurare la figura umana, l'interpretazione della "Cena del Signore" diventa "l'Ultima Cena" e viene a sostituire, , il simbolo eucaristico: da Ravenna S.Vitale a Capua S.Angelo in Formis, ecc.
L'Oriente bizantino, invece, è ancora legato all'iconismo (assenza dell'immagine umana), e ad una concezione contemplativa, dove l'arte è "finestra sul mistero, linea di confine tra il visibile e l'invisibile, 'sorgente della somma bellezza spirituale', (Massimiliano Palma Il pensiero iconico di Pavel A. Florenskij 2014)"
L'evento eucaristico, cuore della fede cristiana, viene presentato con nuove immagini simboliche. Sono opere di grande bellezza e suggestione espressione di un gusto raffinato e della contemplazione del Mistero. Nel mosaico del VI secolo da Hadrumetum (Sousse) Tunisia (Africa) che si trova nel Museo Bardo di Cartagine, è raffigurato in un ambito naturalistico sereno, il paradeisos , il giardino paradisiaco dove i pavoni, e le colombe, sono simbolo dei cristiani che nell'eternità vivono nell'amore e nella pace. Essi accedono al càntaro, un vaso a calice con anse (in occidente divenne il bacino dell'acqua lustrale posta nell'atrio delle chiese) Sul cantaro si innalza una palma, l'albero della vita, la croce di Cristo. Alla base vi sono i due pavoni simbolo dell'immortalità e della risurrezione, mentre quaglie colombe ed e altri uccelli si protendono tra i girali dei tralci della vite per cibarsi dei grandi grappoli d'uva. La condivisione dei protagonisti annuncia il banchetto escatologico cui i credenti partecipano bevendo il vino eucaristico e afferma la dimensione comunitaria dove si realizza l'Eucaristia . Il mosaico è realizzato con raffinatezza calligrafica rivelando un'attenzione amorosa verso il contenuto simbolico e descrittivo, qualità proprie della contemplazione spirituale e del concetto di bellezza bizantina.
Importante è notare come questa simbologia non rimanda alla "cena del Signore", ma al cap.6 del Vangelo di Giovanni; l'evangelista infatti non fa il resoconto dell'istituzione eucaristica come invece fanno i tre Sinottici e Paolo; Giovanni evidenzia l'accento posto da Gesù sulle straordinarie virtù nutritive del suo corpo e del suo sangue "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". L'opera rivela il desiderio dei cristiani del cibo donato da Gesù all'umanità "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" .I cristiani dei primi secoli esprimono l'anelito al cibo eucaristico come l'autore che nel salmo 42 esprimeva la sete di Dio: L'anima mia ha sete di te o Dio e il mio spirito ti cerca; quando vedrò il tuo volto? (Sl 42,2)


Altri simili bellissimi mosaici si trovano in Albania: a Lin sul lago di Ocrida (Pogradec), a Butrinto ad Arapaj e altrove. Nel raffinato mosaico di Lin, i pavoni nella formella romboidale, si protendono desiderosi sul calice, da cui emerge l'uva, mentre intorno, altri uccelli in coppia, si abbeverano e si nutrono al cantaro. I volatili simboli dell'umanità appaiono animati dalla "Sobria ebbrezza dello spirito" (Ambrogio "Sui sacramenti V, 17(Pl.16,440s) nel desiderio di quel pane e di quel sangue che dà la vita: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete". Il pane della vita è il pane che nutre davvero, che soddisfa, che porta alla pienezza, alla realizzazione di se, alla risurrezione, in quella nostra esistenza spesso segnata dall'insoddisfazione. Anche noi, come dicevano i martiri di Abilene in Tunisia nel 304, "non possiamo stare senza la domenica, senza l'Eucaristia"



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