ARTE E FEDE
Mirella Lovisolo
SAN
ROCCO SANTO DELLA SALVEZZA
In tempi di pandemia o di epidemia, mentre lo
spirito umano, tornando alla fede dei
semplici, si volge al soprannaturale nella ricerca di salvezza, si fa memoria delle
storiche figure che in ogni tempo hanno speso la loro vita per il soccorso dei
colpiti dalle epidemie, dalla peste, dal
colera e da ogni infezione mortale, figure che abbiamo conosciuto anche oggi nelle
vicende della nostra pandemia.
Nei secoli passati, laici santi hanno contrassegnato
col loro eroismo la presenza negli ospedali del tempo per la cura dei malati. Tra
questi una delle prime figure che colpisce per la sua infaticabile opera a
favore dei colpiti dalla peste nera del sec XIV è San Rocco di Montpellier.
In quel tempo epidemie carestie e pestilenze erano particolarmente diffuse, San
Rocco divenne il mezzo provvidenziale della salvezza per molti tra i colpiti,facendosi consolatore e
soccorritore dei poveri ammalati, nonch è operatore di
prodigi di cristiana carità. Fu salutato, ovunque andava, quale salvatore.
Una figura di cui l'arte ci fa memoria in ogni luogo.
San Rocco, nacque a Montpellier intorno al
1345-50 figlio di un alto magistrato Jean Roch de la
Croix e di sua madre Lib ère una famiglia ìdi esemplari
virtù cristiane, ricca e benestante, ma dedita ad opere di carità. I coniugi, che
non riuscivano ad avere un figlio, rivolsero continue preghiere alla Vergine
Maria dell'antica Chiesa di Notre-Dame des Tables, fino ad ottenere la grazia richiesta. Nacque un
bimbo cui fu dato il nome di Rocco, nacque con una croce vermiglia impressa sul
petto, una "voglia", che apparve subito preludio di
una vita di bene.
Rocco ebbe molti
tratti in comune con San
Francesco d'Assisi,
del quale fu un devoto e fervente imitatore. Anch'egli era benestante di
nascita, con un aspetto avvenente, una mente ricca e viva, alimentata da una
curiosità naturale per il mondo e dagli studi universitari compiuti sino all'età di vent'anni presso l'università
di Montpellier.[5]
Fin da giovanissimo, Rocco manifest ò una
devozione sorprendente. Educato e incoraggiato dalla madre, donna pia e devota,
decise ben presto di dedicare
la propria vita alla preghiera e soprattutto al bene degli altri
Intorno ai vent'anni di età perse entrambi i
genitori, il padre prima di morire gli disse:"Figlio mio sii sempre fedele servitore di Nostro Signore Ges & ugrave;. Aiuta le
vedove gli orfani i malati, impiega in opere buone ci ò che ti ho lasciato".
Rocco decise di seguire Cristo fino in
fondo: vendette tutti i suoi beni, entr ò nel Terz'ordine francescano e,
indossato l'abito del pellegrino, si rec ò a Roma a pregare sulla tomba degli
apostoli Pietro e Paolo. Quando in quel sec XIV scoppi ò la terribile epidemia
di peste nera e l'Europa perse un terzo degli abitanti, l'Italia si spopol ò e
cos ì la Francia, regnava il panico, il contagio andava ogni giorno crescendo,
la gente scappava abbandonando anche i malati. Davanti a tale catastrofe Rocco
dopo aver lasciato tutto decise di dedicarsi all'aiuto dei malati; raggiunse l'Italia, attravers ò
la Liguria, la Toscana, Rimini, Forl ì,
Cesena, Parma, Bologna raggiunse Roma
Nel luglio 1367 era ad Acquapendente, una
cittadina in provincia di Viterbo dove infuriava la peste. Ignorando i consigli
della gente che voleva preservare dal male la sua giovane vita, il nostro Santo
chiese di prestare servizio nel locale ospedale mettendosi a servire tutti.
Tracciava il segno di croce sui malati, invocando la SS. Trinità: San Rocco
divent ò lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni.
Col diradarsi dell'epidemia lasci ò Acquapendente e si
diresse verso l'Emilia Romagna a prestare il proprio soccorso alle sventurate
vittime della peste che infuriava.
L'arrivo a Roma è databile fra il 1367 e l'inizio del 1368, quando Papa Urbano
V è da poco ritornato da Avignone. All'ospedale del Santo Spirito, guar ì un
cardinale, liberandolo dalla peste dopo aver tracciato sulla sua fronte il
segno di Croce. Per questo fu presentato al Pontefice. A Roma il suo nome divenne benedizione. Ma egli schivava la lode e per
evitarla, lasci ò la Città Eterna e si port ò a Piacenza, dove infieriva allora
il morbo fatale. Qui il suo apostolato ebbe del meraviglioso, dell'eroico, del
sovrumano, e Dio lo benedisse, gli bastava un segno di croce per rendere la sanità a molti
Ma qui scopr ì di essere
stato anche lui colpito dalla peste.
Di sua iniziativa o forse scacciato dalla
gente si allontan ò dalla città rifugiandosi in un bosco, in una capanna vicino al fiume
Trebbia. Sarebbe morto di fame se un cane non gli avesse portato ogni giorno un
tozzo di pane. Anche il padrone del cane, sorpreso, decise di seguire l'animale
per vedere dove portava il pane e scopr ì il rifugio del Santo. Toccato dalla
figura di Rocco questo signore cambi ò vita sino a diventare anch'egli santo.
Intanto Rocco soffriva per il suo male pensando
di essere vicino alla morte. Ma non mor ì, doveva ancora curare e lenire le
sofferenze al popolo. Dopo la guarigione San Rocco riprese a curare i malati, poi decise di
tornare in patria. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della vita
del Santo non sono verificabili. è certo che sulla via del ritorno, dovette
essere implicato nelle complicate vicende politiche del tempo. Venne arrestato
come persona sospetta e condotto a Voghera davanti al Governatore. Interrogato,
non volle rivelare il suo nome per adempiere un voto, dicendo solo di essere
"un umile servitore di Ges & ugrave; Cristo". Gettato in prigione, vi trascorse cinque
anni, vivendo questa nuova dura prova come un "purgatorio". Quando la morte era
ormai vicina, chiese al carceriere di condurgli un sacerdote. Prima di spirare, il Santo aveva ottenuto da
Dio il dono di diventare l'intercessore di tutti i malati di peste che avessero
invocato il suo nome, un nome che venne scoperto dall'anziana madre del
Governatore che era stata sua nutrice, la donna riconobbe Rocco di Montpellier dal
particolare della croce vermiglia sul petto.
Il santo muore il 16 agosto di un anno
compreso tra il 1376 ed il 1379. Accanto
al suo corpo c'era una tavoletta su cui aveva scritto: "Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo
flagello."
Sulla sua tomba a Voghera cominci ò subito
a fiorire il culto al giovane Rocco di Montpellier, amico e patrono degli
appestati, dei poveri, dei prigionieri.
Col suo nome sorsero ovunque chiese e borgate, cappelle e confraternite,
piloni, statue e dipinti, in particolare nelle vallate dove la vita era pi & ugrave;
difficile si diffuse il culto a San Rocco. Qui troviamo piloni che lo mostrano con il suo abito da pellegrino: bastone,
mantello, cappello, borraccia e conchiglia e il bubbone della peste sulla sua
gamba; accanto il cane fedele amico che gli portava il pane come vediamo nel Pilone di Lottulo Pragelato Soprano opera
di Zanetti 1886
Tra le chiese famosa è la scuola grande di
San Rocco a Venezia; numerose le cappelle
anche da noi: Barge, Saluzzo, Costigliole, Revello, Verzuolo, Busca ma in
particolare quella bellissima di Brossasco
in ValVaraita che, oltre agli affreschi esterni,
conserva all'interno nelle quattro vele della volta i fatti della vita del santo. Un'opera di alto valore artistico
recentemente restaurata. Gli affreschi databili 1530 appartengono all'ambito del
pittore Pascale Oddone.
Un'opera da visitare per terminare in
bellezza la meditazione su un santo guaritore della peste e di tutte le epidemie
dell'umanità.
N.B.per visite alla cappella telefonare 0175.68103
Corriere di Saluzzo giugno 2020