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ARTE E FEDE - Mirella Lovisolo - Corriere di Saluzzo 27.3.2018

PASQUA NEL LINGUAGGIO ARTISTICO CONTEMPORANEO

 

La moderna società secolarizzata richiede ai credenti in Cristo di ripensare il loro modo di essere cristiani. La "cristianità" di un tempo è finita. I cristiani oggi sono alla ricerca di nuovi modi - autenticità, carità, fedeltà al Vangelo - per testimoniare la novità di Cristo all'uomo contemporaneo. Ad una cristologia "dall'alto", la cui emblematica espressione in arte è il Cristo Pantocratore bizantino e il Cristo Giudice della Sistina, si contrappone la nuova cristologia "dal basso" che propone una visione di Gesù nella sua concreta umanità piena dell'amore di Dio per gli uomini. (G.Ferretti Essere cristiani oggi p77) Questa esigenza coinvolge anche l'arte. Infatti l'arte contemporanea a soggetto religioso ha profeticamente cercato nuove forme espressive specialmente nei temi fondamentali, come l'evento pasquale: la passione e la risurrezione di Gesù. La passione di Cristo è vista nel concetto della sofferenza universale. Gli artisti hanno scelto di rappresentare col dolore di Gesù l'umanità che soffre e che risorge alla speranza. Le opere, legate alla condizione dell'uomo, ritraggono l'urgenza di Dio. Cosè vediamo del pittore ebreo Marc Chagall, la Crocifissione bianca (Istitute of Arts di Chicago) dipinto nei colori vivi, dai fauves e dai surrealisti. La crocifissione Bianca del 1938, s'ispira al genocidio del popolo d'Israele in Europa. Chagall in questa opera per cosè dire "profetica", anticipa come una denuncia la tragedia dell'Olocausto. Gesù sui fianchi indossa il tallit, (lo scialle ebraico per la preghiera) la Croce sulla quale è inchiodato ricorda il "T (tau). L'artista sceglie di rappresentare Gesù con questi dettagli perché in Lui riconosce "il più amorevole dei Rabbì che soccorreva i bisognosi, l'archetipo del martire ebreo di tutti i tempi". Le scene che circondano la Croce sono un susseguirsi di violenza, distruzione, dolore. Una sinagoga è avvolta dal fuoco appiccato da un nazista; una madre spaventata fugge stringendo a sé il figlio, mentre un ebreo scappa portando in salvo la Torah e un altro attraversa le fiamme che si sprigionano da un altro rotolo. Un vecchio, umiliato, con una targa bianca appesa al collo. Uomini stremati su una piccola barca chiedono aiuto agitando le braccia; soldati dell'armata rossa avanzano con le loro bandiere mentre le case capovolte di un villaggio mostrano la devastazione dei pogrom. In alto quattro personaggi veterotestamentari piangono alla vista di questo dolore. Il volto di Gesù sulla croce, invece, non è contratto, ma è reclinato sereno, gli occhi chiusi come dolcemente addormentato; un sonno afferma Timothy Verdon che è preludio della risurrezione: il dolore e il male non hanno l'ultima parola. Un raggio bianco dall'alto inonda di luce la Croce fino alla menorah collocata ai piedi del Signore per evidenziare il carattere universale della sofferenza di Cristo. Chagall come precursore del dialogo interreligioso ha più volte trattato il legame tra ebrei e cristiani. La "Crocifissione bianca", come un dipinto attuale, richiama le tragedie dei nostri giorni: l'esodo dei migranti e le persecuzioni dei cristiani. L'abilità di Chagall è aver saputo leggere nella Crocifissione di Cristo ripetutamente rappresentata, il dolore dell'umanità di ogni tempo. Nel 1917 dichiarò "sono orgoglioso di appartenere al piccolo popolo ebraico da cui nacque Cristo e il cristianesimo".

Nel pittore americano William Congdon figlio dell'Action Painting, troviamo una pittura che è profezia. Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale inizia una sincera ricerca intorno al tema del male nella storia e una ricerca spirituale. Nel 1959 il pittore arriva ad una vera e propria folgorazione spirituale che culminerà, con la conversione al cattolicesimo. Inizia cosè una produzione pittorica legata ai misteri della fede cristiana, ma soprattutto inizia una meditazione, quasi ossessiva, sul Crocifisso di cui realizza più di 150 tele. Nell'opera Crocifissione 2 appare la tensione sino allo spasimo dell'uomo nella ricerca di Dio nel travaglio che accompagna la conversione. Il volto di Cristo è nascosto dalla cascata capelli che precipitano sul corpo bianco, con sprazzi di luce dorata, quasi promessa di risurrezione". Nei Crocifissi di Congdon,"c'è la consapevolezza che tutto l'uomo con il suo peccato e la sua devastazione sono portati da Cristo e assunti per essere redenti." (Enzo Bianchi)

Nel dipinto di Salvator Dali Corpus Hypercubus del 1954 conservato a New York è raffigurata una Crocifissione. Il titolo della tela fa riferimento al fatto che la figura di Cristo è accostata ad una struttura fatta di otto cubi che simulano la forma della croce, ma che in realtà esprimono la rappresentazione dello sviluppo, nello spazio tridimensionale, di un solido l'ipercubo quadridimensionale. Si tratta di una delle diverse opere in cui l'artista catalano si accosta ai temi dell'arte sacra e, contemporaneamente, si avvale della fascinazione enigmatica di strutture geometriche. Il linguaggio pittorico surreale si esprime attraverso la figura della Madonna che ci appare in primo piano, con lussuosi mantelli dalle tinte metalliche, mentre sullo sfondo di uno sterminato pavimento a scacchiera si intravede un cupo paesaggio notturno; tutto questo porta ad un modo inconsueto e suggestivo di rappresentare lo straordinario evento della morte di Cristo, evento che subito ci appare, nello stesso tempo, umano e metafisico.
La croce quadridimensionale è cosmica e si staglia in alto nel buio del cielo, proiettando la sua ombra sopra la fredda geometria del pavimento, Nel quadro appare subito la straordinaria novità della figura di Cristo crocifisso che non è inchiodata alla croce ma, teso verso l'infinito, è fluttuante nell'aria, rivelando profeticamente un di più : la risurrezione. "C'è speranza anche per una società liquida come la nostra! C'è speranza, perché sopra di essa 'sta la croce di Cristo' (Cantalamessa Pasqua 2017). Il Cristo crocifisso di Dali rimanda al Vangelo di Giovanni (12,28)" secondo cui la risurrezione/glorificazione si sarebbe già verificata nella morte in Croce 'Dio l'ha glorificato' (G.Ferretti - cit. p 120)

Un altro pittore contemporaneo che si potrebbe accostare al Beato Angelico, è Arcabas pittore della luce e del colore. Arcabas è lo pseudonimo dell'artista francese Jean Marie Pirot, nato nel 1926. Negli anni 1993-1994 ha realizzato, tra innumerevoli opere piene di fascino, un ciclo di tele dedicate al racconto dei Pellegrini di Emmaus che incontrano il Risorto; un colore saturo di luce e di ombra trasparente che è visibilità della Trascendenza. Si ha l'impressione guardando le opere di Arcabas che essi siano frutto di una contemplazione nel presente. Arcabas ha la capacità di vedere le realtà umane in uno spazio che porta lo sguardo a Dio." Io sono abitato dalla luce" dice l'artista. Nell'opera Il ciclo di Emmaus, Arcabas con quella sua tecnica fatta di trasparenze, luminosità e contrasti suggestivi di colore, disteso come velature, narra i vari episodi del racconto: l'incontro con Gesù, l'accoglienza, il pasto, la scomparsa, il ritorno degli apostoli che, pieni di gioia lasciano il pasto e la stanza aperta per inoltrarsi nella notte stellata verso a Gerusalemme. Un racconto che rivela il clima evangelico della risurrezione di Gesù con il fatto indiscutibile di coloro che hanno vissuto e sperimentato, la gioia sconvolgente di quella realtà.

 

 

 



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