La "MISERICORDIOSA" Mirella Lovisolo
Numerose
feste di Maria hanno caratterizzato il mese di settembre; ad ottobre una sola, quella
della Madonna del Rosario che ricorda la strepitosa vittoria del 1571 a Lepanto dove la
forza della preghiera popolare a Maria, ebbe vittoria sui turchi incombenti sull'Europa. Quella del rosario è una preghiera evangelica,
che caratterizza la devozione mariana anche nella ricorrenza della celebrazione
dei Defunti a novembre. Una ricorrenza che, concluse le feste, ci volge a
cercare l'aspetto più materno di Maria: la misericordia, Maria la Misericordiosa.
Proprio alla Madre della Misericordia torna il Papa implorando misericordia in questa nostra epoca caratterizzata da "tante turbolenze
spirituali e materiali, invitandoci a riflettere sull'icona della Madonna che
"copre con il suo manto il popolo di Dio". (Omelia a Santa Marta)
Rappresentata
più volte dall'arte popolare nelle tavole e negli affreschi delle cappelle, la Madonna dal grande manto aperto,
accoglie i fedeli che cercano misericordia: peccatori e santi, ricchi e poveri
si stringono a lei fiduciosi. Dalla tavola della
Madonna della Misericordia realizzata
da Piero della Francesca tra il 1444
e 1460, a Sansepolcro,
alla bellissima, preziosa Madonna della Misericordia di Casa Cavassa a Saluzzo(1498-1499), per arrivare all'affresco della Pieve di Beinette. Qui Maria, avvolgente, allarga le braccia sui fedeli in preghiera,
gli uomini e le donne, dal più aristocratico al più umile, nobili, borghesi,
artigiani monaci, popolane e poi vediamo la
Madonna "lunga" della Cappella Maria Assunta di
Montanera(1482), un
dipinto voluto dalla comunità di
Montanera per ottenere la liberazione dalle calamità. Maria sostiene il proprio ampio mantello e
accoglie figure di papi, vescovi, monaci e monache, rappresentanti
dei più elevati ceti sociali, un re e una regina coronati, affiancati da
personaggi d'alto rango e alcuni popolani. Immagini
che esprimono bene quanto dice il Papa: "La dolcezza dello sguardo della madre della Misericordia ci accompagna,
perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio" (Misericordiae vultus n.24)
Il titolo di "Madre della Misericordia" risuonò
per la prima volta, coniato in oriente da Giacomo di Sarug
(+524); Romano il Melode (+ 556) parla di madre misericordiosa, mentre Massimo
il Confessore (+ 662) e Giuseppe Studita (+ 832) invocano Maria quale
misericordiosa Madre di Dio. Paolo Diacono (+ 799), in Occidente, la chiama
Madre di misericordia, che non cessa mai di intercedere per noi. Oddone di
Cluny (+ 942) era solito chiamare Maria Mater
misericordiae, parlando di un sogno in cui un
monaco di Cluny, vide apparire una bella Signora che si presentava a lui con
questo titolo.
Nel
Magnificat Maria canta la misericordia, l'amore gioioso di Dio che viene a
restituire la felicità a un mondo rattristato. Maria è Madre del Dio di
misericordia che "di generazione in
generazione si stende su quelli che lo temono".
La Teotókos (Madre di Dio) rappresenta la
certezza di essere aiutati dalla sua intercessione soprattutto nel momento
della morte in vista dell'imminente giudizio divino dal quale si spera
misericordia e perdono. Questa speranza si traduce ormai da secoli nella
preghiera più comune, con la quale l'intero popolo cristiano supplica la Santa
Maria Madre di Dio: "prega per noi
peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Un concetto espresso nelle opere
d'arte specialmente di quell'opera grandiosa e sublime che è il Giudizio universale di Michelangelo alla Sistina (1535)
dove nel gesto della grandiosa immagine di Cristo Dio, giudice severo per
coloro che non han amato, risuona il grido di condanna: "maledetti voi nel fuoco eterno" di Mt 25,41. Nel dipinto, accanto a
Gesù Giudice, la dolce figura di Maria
esprime l'umanità evangelica che Gesù ha abbandonato in quel gesto drammatico. Maria
sta lì come a intercedere, accorata, per
l'umanità peccatrice, si raccoglie nel dolore e si volge dolente verso i santi,
testimoni del destino dell'umanità perduta. Figura mite e misericordiosa, la
compassione divina che non si vedeva più nel Cristo giudice è salvaguardata dalla
figura di Maria . Il Cristo della
Sistina, così consono alla mentalità del suo tempo controriformista, si collega ad una
iconografia diffusa nei secoli
precedenti quella del Cristo Giudice
placato da Maria. Si racconta che durante una preghiera notturna apparve a San Domenico
Cristo, che avanzava in veste di Giudice Celeste nell'atto di brandire
tre lance contro l'umanità; la Vergine misericordiosa, presentò al
Figlio, San Domenico e San Francesco, placandone l'ira.Nell'immagine delle tre frecce sono
identificabili la guerra, la pestilenza e la carestia, a condanna della
superbia, avarizia e lussuria, le tre condotte più dissolute dell'uomo.
Il fatto si riferisce alla fede diffusa del
sec XV: le popolazioni europee, terrorizzate dal contagio delle epidemie, individuavano
la diffusione del morbo con l'abbattersi dell'inesorabile giustizia divina. In
questo contesto ecco apparire l'iconografia del Cristo Giudice che
vuole scagliare frecce sul genere umano peccatore. A questa realtà
si collega, protettrice, l'iconografia
della Madonna delle frecce . In
Provincia troviamo questa raffigurazione nella cappella Mater Amabilis del santuario
degli Angeli di Cuneo opera dei Fratelli Biazaci. Il ciclo affrescato, purtroppo molto
rovinato, presenta la Madonna della Misericordia col manto allargato, a
lato il Cristo Giudice, raffigurato in mandorla e recante sulle mani i
segni della Passione. è in atto di scagliare verso il mondo tre saette,
allusive ai grandi mali dell'umanità: peste, carestia e guerra. Alla
sinistra del Cristo, il soccorso della Vergine Maria che rivolge
uno sguardo implorante verso il Figlio indicando, per suffragare la
sua azione difensiva, due monaci inginocchiati: i santi Francesco e Domenico,
che con la loro vita e il loro messaggio esemplare, incarnavano le virtù
dell'obbedienza, della povertà e della castità, opposte ai vizi terreni. Alla
Madonna raffigurata con il manto sotto il quale si rifugia il popolo cristiano
corrisponde l'antica preghiera risalente al III secolo: Sub tuum praesidium "Sotto La tua protezione cerchiamo rifugio
santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e
liberaci da ogni pericolo o vergine gloriosa e benedetta". Una preghiera
espressa a Maria come colei che, mediatrice di misericordia e rifugio è in
grado di liberarci dal male, accogliendo le suppliche di quanti la invocano
nell'ora della necessità e del pericolo.Mirabilmente Dante, eleva il grande inno a Maria: "Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio>> umile e alta più che creatura
"
termine fisso d'eterno consiglio... in te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura é
di bontade>> (Canto 33 Paradiso)