SANTI - S.
SEBASTIANO - Molto rappresentato nelle
cappelle delle nostre valli
Busca Cappella di S.Sebastiano particolare del volto del santo
Tra le raffigurazioni affrescate nelle cappelle e nelle chiese,
troviamo diffusissime quelle dei santi:
dai santi delle origini - S. Pietro e
Paolo, S. Stefano, i martiri Tebei - a quelli del
tempo: S. Francesco, S.Bonaventura, S. Bernardino, ecc. Queste - insieme alla
raffigurazione di Maria
- sono state le immagini che hanno subito le maggiori devastazioni da parte dei
movimenti iconoclasti originatisi nel 1500. A volte,
nonostante l'impegno dell'opera di restauro, i volti restano irriconoscibili e
non recuperabili. E' il caso dei santi delle cappelle di
S.Pietro di Macra, di S.Sebastiano a Monterosso Grana,
della Parrocchiale di S.Margherita a Casteldelfino e altri ancora.
Quello dei
santi è stato infatti un argomento molto frainteso in taluni ambiti culturali e
lo è ancora oggi. Persiste l'idea che i cattolici adorino i santi come idoli
fatti con le proprie mani di cui le
chiese sarebbero piene. Questo modo di
concepire tale realtà cultuale rivela una errata concezione della santità cristiana, del suo significato in riferimento alla Bibbia e della sua dimensione storica a partire dai
primissimi secoli della Chiesa.
Siate santi perché io sono santo, dice il
Signore (Lev. 11,44) un invito che è ripreso da Gesù: Siate
perfetti come è perfetto il padre vostro che è nei cieli.
I santi non sono dei 'supermens',
sono semplicemente dei cristiani
realizzati, dei testimoni gioiosi dell'identità cristiana, vissuta nella quotidianità della vita, coloro
cioè che hanno trovato e vissuto la massima realizzazione nell
'imitatio Christi talvolta
sino alla testimonianza del martirio.
Il martirio
fu, per i primi cristiani, il primo modo per essere veri seguaci di Cristo.
Essi iniziarono ben presto a raccogliere e venerare le reliquie dei
martiri e a raccoglierne i nomi (crf. in Atti
dei martiri il racconto del martirio di
S.Cipriano ucciso nel 258)
All'elenco
dei martiri, si aggiunse, terminato il periodo delle persecuzioni,
quello dei testimoni non martiri.
La Chiesa,
unita nella comunione dei santi, fa
memoria di coloro che ci hanno preceduti
( venite benedetti, nel regno preparato per voi Mt. 25 ,34 ) e che intercedono per noi presso il Padre mediante Gesù Cristo unico mediatore tra Dio e gli uomini.
Così credevano i primi cristiani.
Nel 110 Policarpo, vescovo di Smirne, scrive:
Dio Padre e il Signore Gesù Cristo vi concedano un
posto tra i santie anche a noi e a tutti coloro che crederanno in Gesù Cristo(Lett.Fil.XII,2). Negli atti del suo martirio, avvenuto nel
155, si legge: Noi adoriamo Cristo
quale Figlio di Dio, mentre ai martiri siamo giustamente devoti in quanto discepoli e imitatori del Signore e
per la loro suprema fedeltà(Martyrium Polycarpi,17)
S.SEBASTIANO
E' un martire molto noto e venerato, in particolare nella nostra
provincia e nelle nostre valli, la sua memoria si celebra in gennaio.
S.
Sebastiano è il santo invocato contro la peste, da quando nel 680, un suo
prodigioso intervento salvò Roma da una epidemia. Sono
numerose nella nostra provincia, le cappelle, spesso in prossimità dei
cimiteri, intitolate al suo nome e
affrescate con la sua storia; tra le
altre: SS. Sebastiano e Fabiano di Marmora 1450, S.Sebastiano di Celle Macra 1484
c. dipinte da Giovanni Baleison di Demonte, S.
Sebastiano di Monterosso Grana del 1470 c. e S. Ponzo a Castellar (anteriore al 1469) opera di Pietro da Saluzzo, S.Sebastiano a Busca del
1450 c. dipinta, nelle vele di volta, dai Fratelli Biazaci
di Busca. Queste cappelle presentano, accanto all'iconografia classica della condanna con le frecce (sagittazione), i racconti della vita del santo. S.Sebastiano, subì il martirio
durante la persecuzione di Diocleziano e fu sepolto presso il cimitero degli
Apostoli sulla Via Appia a Roma, (che poi da lui
prese nome). Nato in Gallia e
vissuto a Milano tra la fine del sec.III e
inizio sec. IV, la più antica memoria di questo martire la troviamo nel calendario della chiesa
romana (Depositio Martyrum)
dell' inizio sec. IV.
Catacomba di S.Sebastiano - Roma - Cripta di S. Sebastiano
Ambrogio
alla fine dello secolo ricorda ai milanesi che
Sebastiano era loro loro concittadino, diventato tribuno della corte di Massimiano centurione della
prima coorte, recatosi a Roma al tempo della persecuzione, venne denunciato
all'imperatore per la sua attività cristiana di evangelizzazione e venne condannato al martirio delle frecce, ma non morì. Una cristiana di nome Irene lo raccolse,
e curatolo, lo restituì alla
vita. Sebastiano allora si ripresentò all'imperatore per denunciarne gli errori; questa volta
l'imperatore lo fece uccidere a bastonate e gettare il cadavere nella Cloaca
Massima perché fosse disperso. Ma il santo comparve in sogno a S.Lucina, le mostrò il luogo dove si trovava il suo
corpo pregandola di recuperare il cadavere e di seppellirlo presso le memorie
degli Apostoli Pietro e Paolo nel
cimitero detto catacumbas
(e poi catacomba
di S.Sebastiano). La cripta dove il martire fu
sepolto, divenne ben presto il centro di
quel cimitero, sino al IX secolo, quando quella appunto sulla
via Appia. il corpo venne
traslato in Vaticano. Nel 1218 Onorio
III fece riportare il corpo del santo nella catacomba dove si trova oggi ancora, nell'urna barocca del Giorgetti nella basilica paleocristiana eretta sulla
catacomba nel IV secolo.
IL CULTO
PER IL MARTIRE si diffuse ben presto. Numerose sepolture sorsero intorno a
quella di San Sebastiano e la sua
immagine venne raffigurata sin dal sec.IV V secolo nelle
catacombe di S.Callisto.
Catacomba di S.Callisto Roma Cripta di S.Cecilia:S.Policamo,S.Sebastiano, S
Quirino. Sec. V
NUMEROSE LE
CAPPELLE DELLE NOSTRE VALLI INTITOLATE A S.SEBASTIANO
in cui sono presentati i vari momenti della vita del santo tratte
dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, che con probabilità aveva elaborato il testo della Passio S. Sebastianidi un autore del V secolo.
Busca Cappella di S.
Sebastiano. Le quattro vele con le otto scene
Nella
cappella buschese sono rappresenta otto scene di questo
racconto; sono disposte su quattro vele e suddivise da elementi architettonici o da figure. Solo la scena della sagittazione,
la più imporante nell'immaginario popolare, campisce
l'intera vela di fronte all'ingresso. Le
scene rappresentate sono: Il battesimo
dei convertiti, Il sostegno ai gemelli Marco e Marcellino e ai
famigliari, Sebastiano convocato
a giudizio da Diocleziano, Il martirio per frecce, Sebastiano si ripresenta e
rimprovera Diocleziano, il martirio delle bastonate, il corpo di Sebastiano
gettato nella Cloaca Massima, Lucina recupera il corpo di Sebastiano.
Nella seconda scena, la più bella e
probabilmente di mano degli artisti, vediamo i due fratelli, futuri martiri, visitati in carcere
dai genitori e dalle mogli piangenti. S.Sebastiano che - nelle belle
vesti rinascimentali, il volto
bellissimo, campeggia la scena, conforta
con vigore i martiri e i parenti in un
dialogo che rivela la fonte letteraria. A Busca le raffigurazioni sono animate, nei cartigli, dai dialoghi
scritti in lingua volgare, un elemento che conferisce all'opera un grande valore di documento letterario e un motivo in più che rende auspicabile l'opera di recupero di questa cappella già programmato in ambito parrocchiale.
Nella terza scena, Sebastiano appare dinanzi a
Diocleziano, che tra le altre imposizioni aveva ripristinato e il culto alla
divinità dell'imperatore voluto due secoli prima da Domiziano. Egli
vietò qualsiasi altro culto, pena la tortura e la morte. Sebastiano viene interrogato e accusato di infedeltà e quindi
condannato a morte con le frecce (quarta scena).
Nella quinta scena (molto rovinata dal degrado) Sebastiano vestito del solo perizoma, con il fascetto
delle frecce in mano, ricompare all'imperatore che, dopo un dialogo serrato, lo
fa uccidere a bastonate (sesta scena)
per buttarne il corpo nella fogna romana(settima scena). Questa scena, che è collegata con una struttura architettonica
originale a quella del recupero del
corpo da parte di S.Lucina
(ottava scena) che chiude il ciclo di Busca.
In un' altra cappella piemontese molto importante, S Sebastiano
di Pianezza, troviamo altre scene del racconto. I dipinti di Pianezza sono attribuiti ai i Fratelli Sebastiano e
Bartolomeo Serra di Pinerolo,
nelle campiture triangolari ottenute dalla suddivisione della volta operata dai
costoloni sono rappresentate, nettamente suddivise, 8 scene narrate con
chiarezza e ricchezza di personaggi,
ambientate in interni di edifici o sullo sfondo di
ampie vedute paesaggistiche. Le scene che non appaiono a Busca sono:
l'Investitura di Sebastiano, la conversione di Zoe e Nicostrato,
la guarigione miracolosa del Prefetto Cromazio, i
martiri dei cristiani. A Pianezza
l'intero racconto si conclude con il martirio delle
frecce. Il secondo martirio è omesso. A Pianezza appare la volontà di
insistere sulla attività di Sebastiano volta a
sostegno dei cristiani martiri allo scopo di evangelizzare i pagani Zoe Nicostrato e Cromazio, questo a
scapito di altri avvenimenti che seguono il primo martirio, che invece vediamo
a Busca. Il ciclo di Pianezza sembra essere più fedele alle fonti, per quanto
riguarda l'organizzazione interna del ciclo, alle narrazioni della
Passio e della Legenda Aurea in quanto dedica molte scene per descrivere
l'attività di evangelizzazione del santo. A Busca i cartigli sono vere
citazioni del testo della Legenda Aurea. A S.Sebastiano
di Marmora abbiamo solo il Battesimo di Policarpo e
dei convertiti e la scena di
S.Sebastiano chimato a
giudizio; inoltre introduce la raffigurazione del battesimo che i gemelli Marco
e Marcellino ricevono da Policarpo. A Monterosso Grana troviamo una selezione di episodi finalizzati non al racconto
dell'opera di evangelizzazione ma alla rappresentazione della passione del santo. Il martirio con le frecce è
posto a canto alla Vergine in trono col Bambino seguono il martirio con le
bastonate cui si aggiunge la decapitazione e la assunzione
al cielo. La decapitazione è un particolare aggiunto che non si trova nella Passio e neppure nella Legenda. Troviamo questa esaltazione dei martìri
subiti anche nella cappella di S.Ponzo a Castellar dove, come a Monterosso
grana, il martire conclude la sua vicenda
terrena con la decapitazione, Anche qui
la sua anima è portata in cielo, come piccolo bimbo, dagli angeli,
un'iconografia molto caro a Pietro da Saluzzo e agli
artisti medievali, che richiama l'antico
inno In paradiso ti conducano gli angeli.
Monterosso Grana (CN) martirio di S. Sabastiano e assunzione in cielo
SIGNIFICATO
DELLA DEVOZIONE AI SANTI
Nel
Medioevo, continuando quanto era già stato iniziato dai primi secoli cristiani,
i martiri e i santi vengono proposti al popolo sulle
pareti delle cappelle, come nelle più note raccolte agiografiche del tempo,
quali modelli di fede, giustizia e carità, di pazienza le
virtù che contraddistinguono seguaci di
Cristo .
Anche
oggi i santi, nonostante tutto, sono
ancora di moda, ci sono, e suscitano
interesse, se consideriamo come si ricorra ad essi con frequenza.
Forse è il richiamo di una nostalgia, profonda e insopprimibile, che ognuno di noi, fatto
ad immagine e somiglianza di Dio, porta impressa indelebilmente nell'anima.
CORRIERE DI SALUZZO - 18 GENNAIO 2002
BIBLIOGRAFIA
MARCO
PICCAT Antiche iscrizione in volgare. I cartiglie delle chiese di S.Stefano
e S.Sebastiano di Busca B.S.S.S.A.A.Prov.di
CN. TT. IV-VII, N° 78, 1978 P. 5,13
ANTONIO
FERRUA La Basilica e la catacomba di S. Sebastiano PCAS Roma 1990
V.MESTURINOl'Antica Chiesa votiva di S.Sebastiano in Pianezza Pianezza
1933
VERONICA MECCHIA L'Iconografia di S.Sebastiano
nella pittura italiana dal tardo Medioevo al tardo Rinascimento Tesi di
laurea -
Università
degli studi di Pavia 2002