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CONFERENZA- NON TI FARAI IMMAGINI PERCHE' LE IMMAGINI NELLE CHIESEE CRISTIANE CATTOLLICHE

INTRODUZIONE

Vorrei fare una riflessione introduttiva quella che facevo a scuola coni miei ragazzi quando iniziavo l'arte preistorica. Quali sono le caratteristiche delL'uomo che, dice la Bibbia, è fatto ad immagine e somiglianza di Dio?. In cosa consiste questa somiglianza? Non certamente in un corpo che Dio non ha, ma nelle sue caratteristiche e facoltà: Dio è intelligenza, è creatore, è e bellezza, è amore, è libera volontà. Sono esattamente le caratteristiche che Dio ha impresso nelL'uomo che, appunto, è intelligente, è libero, è capace di amore (pensiamo al Kolbe che da la vita per un compagno di prigionia) è capace di senso religioso oltrechè magico (le pitture preistoriche ne espressione) è capace di bellezza e di creatività. Dall'inizio della sua esistenza ha inventato e ha espresso con l'arte l'ammirazione per la bellezza della Creazione, che ci incanta Ecco L'uomo esercita tutte quelle facoltà per cui è "simile a Dio": l'ingegnere crea macchine, edifici e va nello spazio; l'artigiano crea gli oggetti più svariati; loscienziato cura e scopre, inventa esplora, ecc. Allora ne viene una domanda: se veramente Dio proibisse difare immagini, solo chi ha avuto il dono della creatività artistica e del senso della bellezzanon dovrebbe esercitarele proprie capacità aservizio dell'umanità e di Dio?

Solo L'espressione artistica dovrebbe essere mortificata nelL'uomo? E assurdo.

1) NON TI FARAI IMMAGINI .La Chiesa, si dice, trasgredisce questo comandamento, perchè?

Questa obiezione è incredibilmente presente oggi tra i fratelli separati, gli evangelici, tra i Testimoni di Geova e altri movimenti; un'obiezione che si traduce in un'accusa ai cattolici e alla Chiesa che secondo questi obiettori dell'immagine violerebbe un preciso Comandamento.

(Occorre precisare che, la venerazione ai santi e a Maria raffigurati nelle immagini nelle Chiese non è mai adorazione dell'immagine materiale, è invece venerazione a ciò che essa rappresenta. Purtroppo accade che la pietà popolare quando è senza basi culturali e teologiche porta talvolta a forme di esaltazione erronee nella pratica del culto)

2) PERCHE IL COMANDAMENTO? Es 20,4

All'inizio el cristianesimo l'immagine ha trovato resistenza: l'arte era una prerogativa del mondo pagano, i romani ne facevano ampio uso esaltando le divinità; per questo i padri tenevano le distanze dall'arte. Tuttavia il fatto che non possediamo immagini cristiane anteriori al II secolo è dovuto al fatto che le catacombe i luoghi in cui i dipinti sono stati trovati non esistevano ancora prima del II secolo

Il netto rifiuto biblico di raffigurare Dio e ogni cosa che potesse essere scambiata idolatricamente con lui, .fa riferimento ad Esodo 20, 4-5, secondo comandamento della Legge: "Non ti farai idolo nè immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, nè di quanto è quaggiù sulla terra, nè di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai. Perchè io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso. Vedere anche Levitico 26, 1 e Deuteronomio 4, 15-19.

Oggi, però, la tesi dell'influenza del divieto biblico sulla produzione delle immagini è ridimensionata. Primo, perchè il senso di dipendenza dall'ebraismo durò appena alcuni decenni e Gerusalemme non fu mai il centro referenziale della Chiesa, specialmente dopo la distruzione del 70. Secondo, perchè pare che anche in seno al giudaismo, almeno in epoca romana, il divieto non fosse sentito così vincolante. è il caso delvitello d'oro di Aronne". Altri casi: nel 1libro dei Re 12,26-30 al tempo della divisione del regno, Geroboamo pose due vitelli d'oro uno a Betel e uno a Dan e il popolo li adorava; era un peccato di idolatria. Un altro episodio nel Libro dei Gdc17,2-4: si narra della madre diMica che al ritorno del figlio pentito di un furto commesso, fa costruire due statue che probabilmente sono statue di Jahvè, perchè la madre benedice Jhavè di cui Mica era devoto. Anche questi episodi contraddicono il divieto della raffigurazione di Dio e delle immagini. C'è poi il prezioso ritrovamento in Siria a Dura Europos dove, sotto la sabbia, accanto alla domus ecclesiae, è stata ritrovata l'antecedente sinagoga ebraica ampiamente decorata di immagin. Lo scopo di queste immagini era quello di illustrare la Storia Sacra rappresentandone i fatti (come avverrà nelle catacombe e come saranno i temi della Bibllia pauperum delle chiese medioevali).

Dura Europos, Siria, Sinagoga interno dipinto con storie della Bibbia

3) NON PROIBIZIONE dell'immagine, MA DELL'IDOLATRIA

Purtroppo questi movimenti religiosi che affermano il rifiuto delle immagini in nome della Bibbia, leggono anche questo passo, come altri, in modo parziale. Il testo dice: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo nè immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo nè di ciò che è quaggiù sulla terra, nè di ciò che è nelle acque sotto la terra.". Esodo 20,4 . Ma Occorre leggere il versetto 5 in cui il Signore spiega perchè ha dato quel comando: "Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai".
E' il motivo per il quale Dio proibisce l'uso delle immagini. DIO NON PROIBISCE LE IMMAGINI IN QUANTO TALI,MA PROIBISCE L'IDOLATRIACHE è UN PECCATO GRAVISSIMO.

Che cosa si intende per idolatria: mettere al posto del vero Dio un'idolo e adorarlo. Dio proibisce agli ebrei di fare immagini perchè essendo circondati da popoli idolatri anche gli ebrei correvano seriamente il pericolo di considerare le immagini degliidoli e di adorarli come facevano gli altri popoli politeisti

Dunque: non si tratta di proibizione totale delle immagini, Infatti la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l'adorazione delle immagini e delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l'adorazione dell'unico vero Dio.
Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di creare immagini. Anzi, nella Bibbia si legge che Dio ha addirittura ordinato di realizzare immagini e statue. Restiamo nel libro dell'Esodo. Leggiamo, al capitolo 37, che Mosè, convocò tutti gli uomini di ingegno e la Bibbia ci dice che questi uomini di ingegno, questi artisti il Signore [li] aveva dotati di saggezza e di intelligenza, perchè fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato (36,1).
Il Signore Infatti aveva ordinato di adornare con statue e immagini l'Arca dell'Alleanza "Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio" (Es. 25,18-21)
Il Signore ordina di scolpire e fare statue di cherubini, cioè di angeli, per adornare i luoghi di culto.Qui vediamo che quando non C'è il pericolo di idolatria, costruire statue per il culto corrisponde alla volontà di Dio.
Non solo: sempre nel Libro dell'Esodo si legge che uno di quegli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e di intelligenza, disegnò due cherubini sul velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto (Es. 36,35). Quindi, si capisce bene che non solo le statue, ma anche i disegni, le immagini di creature sono gradite a Dio, quando sono utilizzate per il culto e non v'è pericolo di idolatria. La Bibbia ci offre altre informazioni per rispondere alle contestazioni: un altro episodio, infatti, dimostra chiaramente come la proibizione di scolpire statue di creature riguardasse solo quegli oggetti che sarebbero diventati idoli. Lo troviamo nel Libro dei Numeri, al capitolo 21. Il popolo d'Israele è uscito dall'Egitto e si trova nel deserto, in cammino verso la terra promessa. La durezza del viaggio causa una protesta contro Dio e contro Mosè. Ilpeccato di ribellione contro la sua volontà di Dio, è punito con l'invio in mezzo al popolo diserpenti velenosi che, dice la Bibbia: mordevano la gente e un gran numero di Israeliti morì (Nm 21,6).
La punizione ottiene il pentimento del peccatore. Il popolo si rivolge di nuovo fiducioso a Mosè e riconosce il proprio peccato. Mosè allora intercede presso Dio pregando e il Signore gli ordina: Fatti un serpente
e mettilo sopra un'asta; chiunque dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita (Nm 21,8).
http://www.travelphotoblog.org/Giordania/jo00sb25.jpg
serpente di bronzo. Monte Nebo Il Signore, in questa occasione, ordina esplicitamente di costruire un oggetto che raffigura una creatura terrestre - il serpente -; naturalmente, in questo comando del Signore non c'è nessuna contraddizione con l'ordine dato da Dio di non costruire alcun oggetto che raffigurasse creature terrestri. Tuttavia lo stesso serpente di bronzo costruito nel deserto viene distrutto, sempre per ordine di Dio, quando gli Ebrei cominciano ad adorarlo, a bruciargli incenso, a dargli un nome idolatrico: Necustan (2 Re 18, 4). ome abbiamo visto per adornare un luogo di culto, quando non vi è pericolo di idolatria, il Signore gradisce che si costruiscano statue e si realizzino dipinti.

4) COME SI COMPORTARONO I PRIMI CRISTIANI?. ORIGINE DELLA RAFFIGURAZIONE

è da sfatare il luogo comune secondo il quale la Chiesa primitiva, alla pari del mondo giudaico, sarebbe stata contraria alle immagini. All'interno della Chiesa antica si sono sviluppate due correnti: una favorevole alle immagini (iconica), rappresentata in modo particolare dagli scrittori e teologi dell'area alessandrina (Clemente, Origene), l'altra (aniconica) legata alla concezione veterotestamentaria, contraria alle immagini sacre, rappresentata dagli apologisti (Atenagora, Taziano, Aristide, Giustino) e da scrittori cristiani del II e III secolo (Tertulliano, Cipriano, Ireneo). Le tesi della corrente aniconicaculmineranno nel Concilio di Elvira (Granada) del 303, dove si fa divieto di rappresentare sulle pareti della chiesa ogni sorta di immagine sacra, ma con esplicito riferimento alla sola aula di culto e non a qualunque genere di pitture. D'altra parte, esistevano già nel III secolo numerose chiese erette al tempo della tolleranza religiosa dei Severi, sia in Oriente che in Occidente che, spazzate via dalla persecuzione di Docleziano, non ci è dato sapere se contenessero o meno delle pitture. Generalmente i Padri della Chiesa, come Eusebio o Tertulliano, sono ostili all'arte, ricordando le proibizioni della legge mosaica (Esodo, XX, 4; Deuteronomio, XXVII, 15). Però non sembra che gli Ebrei, così rigorosi in questa materia, estendessero quelle proibizioni all'arte funeraria e alle pitture nelle sinagoghe come abbiamo visto nei dipinti della sinagoga di Dura Europos, in Siria lungo l'Eufrate. Visione di Ezechiele.Sinagoga Dura Europos

è facile dunque comprendere come i cristiani non abbiano avuto maggiori scrupoli degli Ebrei, desideravano rappresentare immagini e vennero sostenuti dalle indicazioni di Clemente Alessandrino che nel terzo libro del Pedagogo, indicando la via del simbolismo, scrive Raffigurino invece di figure idolatriche, l'effige di una colomba, di un pesce, di una nave con le vele al vento, di una lira, lo strumento di cui si serviva Policrate, o di un'ancora, che Seleuco fece incidere sul suo anello .

5) LA PRIMA FORMA DIARTE CRISTIANA FU IL SIMBOLO

La Parola SIMBOLO viene dal greco "sumbolon" e dal verbo sumballo che significa "mettere insieme" (in questo caso unire il segno al concetto). Allude ad un segno o ad una figura visibile fatta per esprimere una realtà non rappresentabile.E' come una formula scritta, densa di significato, di valore evocativo, e di un recondito senso del mistero per un tempo di persecuzione e di martirio. Scrive Costantino Ruggeri I Simboli graffiti, sono schivi di aggettivi, dettati e scritti a volte soltanto un'ora dopo che il martire era stato decapitato, sgozzato e i suoi resti, avvolti in lenzuoli, sepolti in loculi di fortuna nelle tenebre, nei cimiteri scavati nel tufo romano.

Il simbolo divenne il primo linguaggio figurativo il primo mezzo espressivo dei cristiani. Erano tratti dal Vangelo e dalla Bibbia, ma anche dal linguaggio figurativo dell'ambiente in cui si sviluppò il cristianesimo, come aveva suggerito Clemente Alessandrino e anche dal mondo pagano, simboli trasformati in significato cristiano: LA COLOMBA, IL PASTORE, L‘AGNELLO, IL PAVONE, IL DELFINO, l'albero, LA NAVE, l'oRANTE (la romana pietas) L'ANCORA, IL PESCE; segni comprensibili agli iniziati da cui

emergeva la fede e la speranza dei primi cristiani nella vita eterna e in Gesù Cristo figlio di Dio.

La volta del cubicolo di Ampliato nel cimitero di Domitilla in Roma (fine del sec. I),e altri cubicoli sono coperte di affreschi di stile romano pompeiano, una decorazione naturalistica, simbolo del PARADISO (giardino), e dellasperanza nella vita eterna:

6) COL SEC. III iniziano ad apparire a Roma, a Napoli, ad Alessandria I Temi Biblici destinati a spiegare la Bibbia, i miracoli di Cristo. Alcune figure e alcune scene alludono ai sacramenti (scene di banchetti per la "Fractio panis"il battesimo ) e all'Incarnazione: La vergine che stringe al seno il Bambino con gesto materno, del cimitero di Priscilla (del sec. II), è certo la più antica Madonna che si conosca.Così si va formando progressivamente l'iconografia cristiana per uno scopo preciso: la catechesi e l'inculturazione biblica.l'iMMAGINE DI GESù venne raffigurata nei primi tre secoli solo simbolicamente con L'espressione della bellezza e dell'eterna giovinezza del PASTORE DI cui lo stesso Tertulliano ci parla nel II secolo e che saranno i primi simboli della crocifissione di Gesù, egli infatti disse: Io sono il buon pastore il buon pastore da la vita per le pecore. Il pastore è raffigurato in una bellezzaapollinea, ma con le connotazioni di una profonda spiritualità.Le prime immagini di sarcofagipresentano Cristo come giovane, imberbe; una figura ideale su base classicheggiante, per esprimere l'eterna giovinezza di Dio. E rappresentato come docente seduto, tra gli Apostoli, in atto di insegnare. E anche rappresentato con la figura del mitico Orfeo capace di ammansire con il suo canto anche gli animi più riottosi. Scrive Eusebio: Se Orfeo col suono della lira ammansì le fiere, anzi con il fascino delle note ammaliò anche le querce, l'onnipotente Verbo di Dio fece di più: per sanare la mente umana costruì uno strumento con le sue stesse mani cioè la natura delL'uomo e con questo strumento suonò una musica intrigante con la quale affascinò e ammansì i costumi dei barbari e dei pagani, guarendo con il farmaco della dottrina celeste gli istinti selvaggi e brutali del loro cuore.E poi lo straordinario mosaico del CRISTO SOLE, l'Helios del mausoleo dei Giuli negli scavi Vaticani, risalente al II secolo, un mosaico molto bello che rappresenta Cristo che, come Sol invictus, percorre il cielo su una quadriga e con la testa contornata da nimbo e raggiera. LA CROCIFISSIONE di CRISTO veniva anch'essa raffigurata simbolicamente con le immagini dell'agnello, il pastore, la nave, il delfino, l'ancora. La croce non si poteva raffigurare per la derisione dei pagani per l'orrore che suscitava e per l'osservanza della proibizione mosaica. Nel V secolo, in seguito alle deliberazioni conciliari e all'eliminazione della pena della crocifissione, apparve il primo Crocifisso, DSC01073sulla Porta diS.Sabina a Roma. Cristo è rappresentatocrocifisso ma è vivente, vittorioso sulla morte, Cristo è morto ma è risorto era l'annuncio dei cristiani. E' questa l'iconografia del crocifissodi tutto il primo millennio che culminerà, ad esempio, nell'immagine della croce di S.Damiano ad Assisi..Verso il XIII secolo sotto l'influsso della meditazionefrancescana sul dolore .di Gesù, apparirà l'iconografia del Cristo sofferente

7) COME SI E' ARRIVATI ALL'AFFERMAZIONE DELLA LICEITA'

DELL'IMMAGINE

         Occorre arrivare al sec. IV quando con le definizioni conciliari di Niceadel 325, ancheil rifiuto delle immaginisi placa. I Padriaffermano che la corporeità dell'uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio,viene nobilitata dall'Incarnazione del Verbo; se il Figlio di Dio è entrato nel mondo delle realtà visibili, l'iMMAGINE NON è PIù PROIBITA e si può rappresentare, così si puòrappresentare ciò che di Dio si è reso visibile: GESù CRISTO IMMAGINE DEL DIO INVISIBILE. (Col 1-3,12,20)

Questo primo concilio di Niceachiarì contro Ario, l'identità di natura tra il Padre e il Figlio, e ciò non si sarebbe potuto mostrare meglio visivamente che mediante la raffigurazionedelle scene bibliche e dei miracoli che Cristo operavacon la potenza di Dio. Nelle catacombe i fossori creavano il dipinto e spiegavano il racconto, realizzando una primitiva sorta diBiblia Pauperum - la Bibbia degli analfabeti - che si protrarrà e si svilupperà specialmente all'inizio del secondo millennio, come vedremo

Il messaggio di tale pittura che presenta tutte scene di salvezza (gli ebrei liberati dall'Egitto, Susanna liberata dai cattivi vecchioni, Daniele liberato dai leoni, e tre ragazzi liberati dalle fiamme) e i miracoli con cui Gesù libera dal maligno e dal dolore coloro che credono (la resurrezione di Lazzaro, la guarigione del cieco nato e quella del paralitico, ecc).è: Dio ci libera e ci salva e ci guarisce in Cristo.

Nell'arte catacombale non ci sono immagini negative di dannazione, le scene bibliche voglio esprimere il grande gioioso messaggio di salvezza

         Nel 381 il Concilio di Costantinopoli torna sulla questione cristologico-trinitaria con la famosa disputa sul Filioque nella professione di fede: la questione è ancora sulla divinità di Cristo.

         A Efeso, nel 431, contro Nestorio, si proclamò che nella persona del Verbo sussistono le due nature, divina e umana. Volto di Cristo alfa omega Cubicolo del Leone, catacomba di Commodilla, sec IV)

         Questa voltasi trattava il problema della vera natura di Cristo, sottolineando la sua natura umana Forse non è un caso che intorno a quelle date compare il volto barbato di Cristo (del cubicolo del Leone nella catacomba di Commodilla, sec IV)

         La questione della liceità delle immagini, venne poi ripresa con una solenne risoluzione nel Secondo Concilio di Nicea,celebrato nell'anno 787 e convocato, sotto la spinta iconoclasta, proprio per discutere questoargomento. Infatti nell'anno 730, l'imperatore d'oriente Leone III Isaurico iconoclasta proibisce il culto delle immagini, proibisce l'utilizzo delle famose ICONE,allora diffuse in tutto il mondo cristiano. Questa proibizione imperiale, scatena una terribile devastazione, che porta alla distruzione di preziosissime icone, di magnifiche opere d'arte, che furono insensatamente distrutte, con un odio particolarmente feroce.
Il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone a questa misura imperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre vengono duramente perseguitati e gli iconografi torturati e uccisi.

 

Immagine1 gesuCristo del Monastero di S,Caterina, Sinai sec VI

Finalmente il secondo concilio di Nicea sancisce l'assoluta liceità di rappresentare per immagini la figura di Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei santi.(immagini già tutte reperibili nelle catacombe dei sec.IV-V.VI)

         Nell869 al Sinodo di Costantinopoli si dice: "Prescriviamo di venerare l'icona di nostro Signore e di manifestarle lo stesso onore riservato ai libri dei Vangeli. Se qualcuno non venera l'icona di Cristo, infatti, non sarà neppure in grado di riconoscerne la figura in occasione del suo secondo Avvento".

Con questa affermazione viene introdotta la tesi secondo la quale non solo la Parola, ma anche l'immagine

è salvifica; l'icona diventa così oggetto privilegiato della pratica religiosa della devozione e

della conoscenza della Bibbia.

         Nella sesta sessione del II C. di Nicea , il diacono Epifanio di Catania ribatte su tutte le affermazioni iconoclaste., egli ricordò il canone 82 del precedente Concilio di Costantinopoli III (680-681): """Su alcune riproduzioni delle venerate immagini è ritratto un agnello, il vero agnello a noi preannunciato dalla legge è Cristo nostro Dio.

Affinchè anche nelle opere pittoriche ciò che è perfetto sia rappresentato agli occhi di tutti, stabiliamo che da questo momento, UMANA DELl'agnello CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO, CRISTO nostro Dio. Per mezzo suo contempliamo la profondità dell'umiliazione del Verbo di Dio e siamo portati per mano al ricordo del suo dimorare nella carne,

Difficile sminuire l'importanza di questo testo magisteriale cristologico. Non solo è legittimo, ma necessario e perfino

inevitabileraffigurare visibilmente Colui che ha voluto rendersi visibile nella kenosis del mistero dell'incarnazione.

 

7) FONDAMENTO BIBLICO DELLA LICEITA DELLE IMMAGINI (I Gv.1)

Il fondamento della proposta di Nicea e di tutta la lotta per la liceità delle immagini è la I° lettera di San Giovanni cap.1: "Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poichè la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perchè anche Voi siate in comunionecol Padre e col Figlio suo Gesù Cristo".

l'arte cristiana è possibile e lecitaperchè Dio si è reso visibile in Cristo, si è calato nella storia, noi lo abbiamo visto e toccato

l'onore reso all'icona è diretto al prototipo (S. Basilii Magni, De Spiritu Sanct u XVIII, 45, 19).

 

8) AUTORI FAVOREVOLI ALLE IMMAGINI
Già dal V secolo alcuni autori scrivono in favore delle immagini: Paolino di Nola (a. 403)
che giustifica la pittura cristiana auspicando che "la figura rivestita di colori attragga l'interesse delle menti attonite dei contadini; essa è spiegata dalle iscrizioni, mentre tutti additano e leggono le figure dipinte",

Nilo di Ancira (Ancira, Galazia. Monaco sec. V): "La mano del migliore pittore ricopra la chiesa di immagini dell'Antico Testamento e del Nuovo Testamento, affinchè gli illetterati, che non possono leggere le Scritture, si istruiscano guardando le gesta gloriose di coloro, che hanno fedelmente servito il vero Dio e siano invitati ad imitare sì nobile condotta" (Lettera, 79, 578-579).

Fondamento dogmatico del culto delle icone è l'Incarnazione: Il Verbo si è fatto carne, Gesù è il volto umano di Dio e noi dunque, lo possiamo rappresentare (GIOVANNI DAMASCENO, Discorsi I, 22).

Gregorio Magno nal sec. VI aprendo alla Biblia pauperum scrive: Nelle chiese si mettano le pitture affinchè gli analfabeti, almeno guardando le pareti, leggano quello che non sono capaci di leggere nei codici, infatti, quello che la scrittura è per chi sa leggere, lo sono le immagini per gli analfabeti[1].

 

9) CON LA LIBERTà COSTANTINIANA

le testimonianze iconografiche cristiane nate nell'ambito delle catacombe erano passate nei battisteri con funzioneprevalentementecatechetica ed infine, estese anche alle aule di culto, le basiliche, vincendo le ultime resistenze contrarie. Verso l'altare converge tutta la basilica cristiana pervasa dellaluce che proviene dalle grandi aperture: dalla porta centrale - simbolo di Cristo "porta dell'ovile" - si accede alle 3 o 5 navate, che, scandite dalle colonne - simbolo degli Apostoli e dei santi - esprimono il cammino delL'uomo verso la meta, il Cristo, raffigurato tra apostoli e martiri nei mosaici dorati del catino absidale che conclude il presbiterio.

 

La storia dell'immagine prosegue nella svolta iconografica di tempi nuovi

 

Nel sec VIII la fuga degli iconografi dalla grande persecuzione iconoclasta d'oriente ebbe una grande importanza per l'arte medioevale italiana, gli iconografi portavano in Occidente la conoscenza della pittura delle pale

 

Annunciazione di Simone Martini

d'altare e devozionali su fondo oro con immagini di Cristo di Maria e dei santi martiri che ebbero ampia diffusione nell'arte Romanica e gotica (es. Annunciazione di Simone Martini, la Maestà di Duccio Da Buoninsegna)

Le immagini dei SANTI - in particolare i martiri -apparvero già verso la fine del IV, in. V secolo, nelle catacombe, dove si trova già una fisionomia ben definita per alcuni apostoli, Pietro e Paolo (la "Consegna della legge" del V secolo, mostra Gesù che, circondato dagli Apostoli, consegnaloro il rotolo dellaParola di Dio; nella "Consegna delle chiavi a Pietro" della Catacomba di Commodilla , Gesù, seduto sul globo, che simboleggia la sua Signoria,consegna le chiavi a Pietro (Mt 16,18)

 

10) NEL PRIMO MILLENNIOla pittura preromanicalega i pittori ad un programma Iconografico che prevedeva: la centralità della figura del Cristo glorioso, il posto di Maria e dei santi, lasciando tuttavia libertà espressiva ai singoli artisti nella rappresentazione dei temi indicati.

Dio, raffigurato nei secoli precedentiSOLO CON L'IMMAGINE DELLA MANO, viene ora raffigurato col

VOLTO DI CRISTO con un chiaro riferimento Trinitario. Cosi lo vediamo nella stupenda scultura dellaGenesi di Wiligelmo del Duomo di Modena.

Questa libertà nella rappresentazione di temi programmati, diede origine, nei secoli successivi, ad una notevole varietà iconografica, con la figura del Cristo Pantocratore, la Majestas Domini, immagini che riflettono l'onore al re o all'imperatore. Era la mentalità del tempo: per la gente non poteva esserci raffigurazione più efficace per esprimere il concetto altissimo di Dio.

 

Così nel catino absidale delle chiese appareil tema del Cristo in mandorla col tetramorfo.Cristo "Signore" chetiene in mano il globo (attributo di Dio creatore) èseduto in mandorla iridata (arcobaleno). L'iride deriva dalla scomposizione della luce bianca che è il colore della luminosità divina;la luce bianca intorno al Cristo, uomo-Dio si scompone nei suoi 7 colori che circondano la figura. Così l'iride assume il significato simbolico della comunicazione divina.

Busca, Cappella S.Stefano, Cristo in mandorla iridata, col tetramorfo

La figura del Cristo è circondata dal Tetramorfo, simbolo degli Evangelisti. Immagine si riferisce alle visioni d'Ezechiele 1,( poi riprese dall'Apocalisse cap.4):

Ebbi questa visione: una porta era aperta nel cielo. Fui rapito in estasi ed ecco un trono si elevava nel cielo e uno vi era seduto . Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono poi, c'erano 24 seggi e sui seggi stavano seduti 24 vegliardi avvolti in candide vesti . In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi Il primo vivente era simile ad un leone, il secondo vivente aveva l'aspetto di un giovane toro, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile ad un'aquila mentre vola. (Ap.1,4,11).

Nel sec. II Ireneo nel testo "Contro gli eretici", correla per la prima volta i Viventi ai quattro Evangelisti inoltre, afferma che i quattro Viventi riflettono un'aspetto di Cristo: nella faccia umana la sua incarnazione, nella faccia leonina la sua potenza vincente, nella faccia taurina il supremo sacrificio di Cristo, nella faccia d'aquila l'effusione dello Spirito Santo dall'alto. Si ritenne poi possibile (Gregorio Magno) far derivare dal primo capitolo dei Vangeli la motivazione dell'attribuzione: L'uomo viene correlato a Matteo, perchè Matteo cap.1 riporta l'albero genealogico di Gesù; il leone a Marco che inizia il Vangelo con Gesù che" stava nel deserto e le fiere servivano"; il toro a Luca, perchè Luca inizia il suo Vangelo col sacrificio del sacerdote Zaccaria; l'aquila a Giovanni, perchè il prologo giovanneo dimostra una teologia più elevata. I vangeli nel loro complesso esprimono la totalità della figura di Cristo. (M.PICCAT, 1991, G.de CHAMPEAUX -S.STERCKX 1988; HEINRICH E MARGARETHE SCHMIDT, 1988).

Nel complesso questa iconografia, collocata generalmente nei catini absidali, costituiva il programma pittorico e la riflessione teologica della catechesi del primo millennio.

 

11) L'IMMAGINE DI MARIA

Era già presente nelle catacombe dalla fine del sec II (Annunciazione, Natività, i magi Catacomba di Priscilla fine II secolo) a assistiamo a partire dal sec. XI all'introduzione di numerosi elementi narrativi mariani

I Vangeli canonici riportano la presenza di Maria come Madre di Gesù (Luca. e Matteo cap.1, 2, Paolo ai Galati 4,4. Gv.1,11; Mc. 3,34-35; Gv.19,25-27; At 1,14, ma non raccontano nulla delle sue vicende biograficheStroppo (Cn) cappella San Peyre, Natività di Gesù

anteriori all'evento dell'Annunciazione. Le fonti dei temi raffiguranti nelle storie di Maria risultano pertanto attinte oltre, che ai vangeli canonici, anche a quelli "apocrifi" che

sono stati composti generalmente da autori gnostici che assumono il nome di un apostolo, per dare una base evangelica a nuove dottrine. Vengono rappresentate scene relative all'Annunciazione, al parto, alla nascita di Maria, i suoi genitori; scene relative alla presentazione al tempio di Maria e sposalizio con Giuseppe dal bastone fiorito, la nascita di Gesù, il luogo, protagonisti vari, la trasformazione dei magi in figure Padova Giotto Cappella degli Scrovegni. Matrimonio di Maria e Giuseppe

regali, la

morte e assunzione di Maria .. (Es. Protoevangelo di Giacomo, Vangelo di Pietro, dello Pseudo Giuseppe D'Arimatea, Vangelo degli Ebrei, Vangelo di Tommaso e altri) Scritti tra i sec. II e VI, gli Apocrifi sono stati volgarizzati e diffusi nel sec. XIII, tra gli altri, da Vincenzo Beauvais nel suo Speculum Historiae e da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea.. Negli scrittiApocrifi vi sono tradizioni molto antiche, esse sono state accolte nellaChiesa non come libri canonici, ma come tradizioni utili alla raffigurazione per la loro immediatezza, che ha ridotto la distanza tra credenza popolare e rivelazione. In seguito queste iconografie scomparvero talvolta vennero proibite.

La diffusione in Europa della Dovotio moderna, un movimento spirituale nato nel sec. XIV nei Paesi Bassi, può contribuire a spiegare i vertici raggiunti dalla devozione popolare per la Vergine Maria, in tutte le forme che potevano suscitare sentimenti di tenerezza e di commozione

 

12) NEL XIV XV SECOLOASSISTIAMO AD UNFENOMENO GRANDIOSO di INCULTURAZIONE CRISTIANA CON l'arte

l'arte, in particolare la pittura, era diventata per la sua immediatezza comunicativa, il mezzo visivo per la catechesi itinerante dei predicatori che, alla pittura, affidavano la trasmissione del messaggio dottrinaleper raggiungere più facilmente anche le fasce più povere della popolazione.

L'espressione artistica diventava allora il mass media insostituibile di un sapere popolare, che consisteva nella consapevolezza dei contenuti della fede cattolica e nella conoscenza dei mezzi per la salvezza eterna. Con la pittura venivano impiegati anche il teatro e le Sacre Rappresentazioni; le stesse Confraternite assumevano attori e rappresentavano i "Misteri" sui sagrati delle chiese e per le strade, in quadri scenici raggiungibili processionalmente, spettacoli che coinvolgevano, commuovevano e divertivano, cui partecipava anche il popolo in una sorta di happening della sagra religiosa Così la Bibbia, in quell'azione autentica e realistica, fortemente espressionistica, ma immediata e comunicativa, diventava cultura, evangelizzazione efficace.

Lo spettacolo, in un'ideale continuità, tornava poi sulle pareti delle chiese, dove le scene presentate si fissavano, per diventare scuola e sfondo scenografico di nuove rappresentazioni. un'arte dunque, al servizio dell'istanza religiosa, per arginare il dilagare delle correnti ereticali di matrice pauperistico-popolare che minacciavano la fede cattolica.

Nuova immagine (3) Montegrazie(Im) Santuario Affreschi dei Biazaci 1483

Nella Chiesa del tempo "la pittura diventava anzi il sillabario e il libro di lettura" che rendeva plastico e attraente il messaggio a coloro che non potevano leggere; come aveva già auspicato papa Gregorio Magno fin dal sec. VI

TRA IL 1300 E IL 1400.1500 LE CHIESE, PER QUANTO PICCOLE. SI RIVESTIRONO TUTTE DI DIPINTI.

Il pittore è anche il predicatore itinerante che visualizza sui muri i contenuti della catechesi e delle Sacre Scritture della fede popolare. Pensiamo alla Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova del 1305 La Chiesa di nostra Signora del Fontano di Briga delCanavesio, la parrocchiale di Elva di Hans Clemer, di Casteldelfino dei Biazaci e tutte le cappelle dipinte del nostro territorio. Sono rappresentate: Scene della vita di Gesù, la Natività, Maria e la Passione di Gesù, il tetramorfo, i santie poi le scenecatechetiche: virtù e vizi, la buona e la cattiva morte, il Giudizio universale, Paradiso, purgatorio, inferno ( es.S.Maria di Montegrazie(IM) dipinta dai Biazaci, Canavesio a Briga, S. Fiorenzo di Bastia, Santuario Madonna dei Boschi a Boves ecc.)

 

13) NEL RINASCIMENTO

l'arte esprime la grandezza delL'uomo, pensiamo alle raffigurazioni michelangiolesche alla Sistina, la Creazione della volta con il possente Dio Creatore e il Cristo giudice, nella terribilità di quel gesto da cui anche la Madre si volge. Michelangelo segna il vertice dell'iconografia , ma insieme anticipa, in quelle grandiosità sovrumane, l'inquietudine che sfocerà nel drammatico scisma del ‘500

14) LA RIFORMA PROTESTANTE la lotta iconoclasta contro le immagini, tanto nella liturgia quanto nella pietà popolare, scoppia nuovamente CON LO SCISMA DELLA RIFORMA PROTESTANTE DI MARTIN LUTERO, che ha dato il via alla nascita del variegato e multiforme mondo protestante o "evangelico". Soprattutto i calvinisti, si distinsero per l'iconoclastia, la distruzione di molte statue, crocifissi, tabernacoli dipinti, reliquie, pale o retabli e molte immagini nelle chiese che essi occuparono, dopo la rivolta contro la Chiesa di Roma. Numerosi riformatori protestanti,incoraggiarono la distruzione delle immagini religiose appellandosi come abbiamo detto alle proibizioni (intese frammentariamente) del Pentateuco.La venerazione delle immagini era considerata alla stregua di un'eresia pagana, superstizione e idolatra.Le prime distruzioni iconoclaste comparvero in Germania ed in Svizzera, soprattutto a Zurigo (1523), Copenaghen (1530), Münster (1534), Ginevra (1535), e Augusta (1537). Scozia e Francia Italia specialmente nelle nostre valli i dipinti delle cappelle subirono gravi danni e distruzioni come possiamo vedere ad es. a Casteldelfino a Busca e in tutte le cappelle del tempo

14) CON LA RIFORMA CATTOLICA

Grandi figure di santi diedero un forte impulso al rinnovamento della vita cristiana nella Chiesa con le opere di caritàSorsero grandi opere caritative: Ospedali, orfanotrofi, ospizi, scuole .Anche l'arte rinascimentale talvolta ampiamente profana, venne riformata col ritorno al contenuto spirituale espresso dalle immagini. La Chiesain opposizione alla freddanudità delle chiese protestanti vuole richiamare i fedeli con strutture che centralizzano l'Eucaristia e con la bellezza spirituale della decorazione. Una tendenza che sfocerànell'esaltazione della bellezza, della gloria e della luce, del barocco del sec XVII (per poi rifluire nuovamente in nuove opere prive di contenuto spirituale e catechetico nei secoli seguentiche esaltavano la pura dimensione estetica.

Estasi di Santa Teresa G.L.Bernini, Estasi di S.Teresa

 

l'arte rispecchia le aspirazioni dei popoli e delle epoche. Tra XVIIl e XIX secle immagini trovano una nuova giustificazione come opere d'arte: non è più tangibile la presenza della sacralità dell'immagine, l'opera diventa una "finestra" sul mondo creativo dell'artista.

 

14) l'arte NELLE CHIESE di OGGGI

L'uomo del nostro tempo, circondato di informazioni culturali, biblioteche, comunicazionimultimediali, televisive, internet, produzione filmica ecc. legge, vede, può conoscere i contenuti; ha superato il bisogno

W.Gongdon. Crocifisso

dell'espressività figurativa religiosa per sapere. L'uomo di oggi ha bisogno di sperimentare, di sentire la dimensione soprannaturale. Ecco l'arte non è più figurativa, ma per lo più astratta.

 

Nelle chiese moderne la LUCE diventa il simbolo più efficace di CRISTO "luce del mondo" . La luce infatti irrompe suggestiva delle vetrate e riempie le chiese come il canto altissimo di una nuova spiritualità con l'immaterialità cromatica e luminosa delle vetrate colorate come nella cappella di Ronchamp di Le Corbusier come dalle vetrate di Costantino Ruggeri nella Chiesa del Divino Amore di Roma e della nostra Chiesa del Cuore immacolato di Maria a Cuneo con le luminose vetrate e lo splendido fonte battesimale opera di una bellezza assoluta. Disse Costantino R."Oggi la bellezza si deve fare con le forme del nostro tempo. l'arte moderna deve entrare nella Chiesa come la bellezza era entrata nelle chiese antiche.".

In quel linguaggio affidato ai simboli; egli traduce modernamente i simboli paleocristiani che, nelle vetrate, sono filtrate da una sensibilità che li trasforma in tachismes quasi informali.

La vetrata, infatti, nelle intenzione di Padre Costantino rappresenta un inno alla Trinità e i suoi simboli sono soprattutto tre: il triangolo di luce, Il motivo del sole che è l'immagine più vivida e radiosa del Cristo con la stella che è la traduzione del monogramma catacombale. Il pesce, l'ICTUS che si rispecchia nell'acqua limpida in continuo movimento del battistero e che rifrange la luce delle vetrate, creandola percezione della vita e di ciò che avviene nella nostra anima con la grazia.

."l'arte(espressione di quell'essere fatto a immagine e somiglianza di Dio") è una strada checonduce al Paradiso" ( P.Costantino Ruggeri)

 

 



[1] SAN GREGORIO MAGNO, Epistulae ad episcopum Serenum Massilliensem, in MGH: Gregorii I Papae Registrum Epistularum, II, 1, lib. IX, 208, p. 195 et II, 2, lib. XI, 10, pp. 270-271, et in CChL 140A, lib. IX, 209, p. 768 et lib, XI, 10, pp. 874-875.



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