LA
CHIESA DI SAN GIOVANNI

La chiesa di S.Giovanni di Saluzzo,
che costituisce uno splendido esempio dell’architettura gotica italiana del
nostro territorio, era l’edificio più importante dell’antica città sino alla costituzione
della Diocesi. Nel contesto
architettonico di Saluzzo che, dal sec XIII per motivi difensivi, si
estendeva in gran parte a ridosso della
collina in prossimità del castello, la chiesa
s’inserisce elegantemente con il campanile e l’adiacente Torre Civica, a
creare quel complesso giustamente noto come “Saluzzo Siena del Piemonte”.
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LA STORIA
La storia di questa
chiesa si compie in otto secoli; dal Muletti abbiamo notizie che nel 1230 era
sorta nel sito una chiesetta (“cappella plebis”) dipendente dalla chiesa
pievana di S.Maria. Nel 1281 venne costruita, da Oberto e Genta di Verzuolo,
una nuova chiesetta in sostituzione della prima, dedicata a S.Giovanni Battista
e officiata dai monaci di Staffarda fino al 1320, quando i monaci furono sostituiti
dai Domenicani chiamati dal marchese Manfredo IV; essi la officiarono sino alla
soppressione del 1802.
Questa
primitiva chiesa occupava lo spazio
compreso fra le due prime arcate dell’attuale chiesa di S.Giovanni; era
costruita secondo l’originario criterio delle antiche basiliche cristiane:
l’altare volto ad oriente e l’ingresso a occidente. Nel corso dei secoli la chiesa fu oggetto di notevoli cambiamenti
strutturali: dalla modificazione dell’orientamento dell’ingresso all’ampliamento
da tre navate ai successivi ampliamenti con la creazione del chiostro
triangolare di cui resta, in via Tapparelli, la porta a sesto acuto con cornici e ghiere in cotto. Venne quindi
realizzato, con il marchese Ludovico I, il complesso conventuale, il chiostro e
i successivi ampliamenti, le cappelle laterali e quella sepolcrale.
Nel 1829 il complesso, restituito al Vescovo, venne affidato
ai frati dell’ordine dei Servi di Maria sorti a Firenze nel 1233. Seguirono gli
interventi di restauro che hanno restituito la chiesa sino alla situazione
attuale.
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LE STRUTTURE
La semplice facciata
a salienti è infatti frutto dei restauri che si sono succeduti. Il
grande S.Cristoforo venne dipinto nel 1929 da Ovidio Fonti ad imitazione di
quello quattrocentesco di Rossana.
La torre campanaria è stata eretta nel 1376 a
base rettangolare con cornici marcapiano in cotto che definiscono i cinque
piani con monofore e bifore. La torre termina con la slanciata cuspide
ottagonale a quattro pinnacoli, è sormontata da un gallo bronzeo simbolo della
protezione francese sul marchesato.
Dalla piazza,
scendendo la coreografica scala inglobata nella campata del 1467, si accede
alla chiesa. L’armonioso interno sottilmente decorato nello

stile del rinascimento saluzzese recuperato dai restauri
novecenteschi, è a tre navate divise da pilastri con semicolonne e capitelli in
pietra che reggono le volte a crociera costolonata. Sui capitelli e sulle
arcate del centro, sono state dipinte a grisaille
santi e beati dell’ordine domenicano e servita.
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LA CAPPELLA DI S. CRISPINO
La prima cappella di sinistra dedicata a S.Crispino e
Crispiniano, è sorta sull’area
della cappella voluta da Oberto e Genta. Era interamente rivestita di affreschi
con storie della Passione che i restauri del
1992 hanno portato alla luce. Purtroppo la collocazione dell’altare ai
santi titolari, ha nascosto la scena centrale della Crocifissione di cui restano solo frammenti. Le scene
della Passione sono ambientate sullo scenario architettonico gotico della città
di Gerusalemme, mentre sulla volta azzurra e stellata grandeggia, la mandorla iridata con la figura di Dio
Padre raffigurato nell’iconografia del “vegliardo” (Dn. 7,9). Il ciclo è
databile al terzo decennio del ‘400 e avvicinabile all’opera di Pietro di
Pocapaglia da Saluzzo. Accanto, nella parete di controfacciata, è emersa, molto
espressiva, la Flagellazione di Cristo frammento di affreschi di epoca
precedente.
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LA CAPPELLA DEL ROSARIO
La successiva Cappella del Rosario eretta
nel XVI secolo su progetto di Giovenale Boetto presenta una cupola ottagonale
con splendidi stucchi, la volta ad affresco riconducibile a Giovanni Claret.
Negli archi laterali troviamo a destra una battaglia di Lepanto e a sinistra uno
scontro tra cavalieri. Spicca sulla parete di fondo una macchina d’altare di
legno dorato che ospita il trittico datato 1535 e firmato da Pascale Oddone
pittore di Savigliano operoso in zona.
Il pannello centrale raffigura la Madonna del Rosario tra Giovanni Battista
e S.Domenico (di cui abbiamo già
parlato) . A terra un gruppo di fedeli oranti tra cui il Marchese Francesco. I
due pannelli laterali, quali ante di chiusura, rappresentano Giuditta
con la testa di Oloferne, ed Ester davanti ad Assuero, figure simbolo di Maria nell’Antico Testamento. La
predella costituisce un ex voto per la sopravvivenza della città all’assedio di
Carlo I di Savoia nel 1487.
Segue la
cappella dei Serviti con la tela dei santi e beati dell’ordine servitano. È
presente un paliotto datato 1720 in scagliola con intarsi decorativi con lo
stemma della famiglia Radicati.
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LA CAPPELLA FUNERARIA DEI MARCHESI
Dietro l’altar
maggiore, che è ornato di un imponente tabernacolo ligneo databile 1610,
si trova il coro pentagonale con la
nota cappella funeraria dei
marchesi, una laboriosa realizzazione di ispirazione franco-borgognona
iniziata alla metà del Quattrocento e
conclusa dalla vedova di Ludovico II nel 1504. Conserva le testimonianze scultoree
più importanti del territorio e rappresenta
l’unico edificio compiutamente gotico flamboyant di qua dalle
Alpi (Perotti 1999, p.22) La fase
iniziale vede l’opera di un artista borgognone Antoine le Moiturier cui si deve il progetto e la scultura in
pietra grigia e verde, raffinati motivi ornamentali che inquadrano figure di profeti e sibille di
straordinario vigore espressivo (L.Antonioletti 1998 p119). Nella nicchia di
sinistra il monumento funebre di Ludovico II commissionato dalla moglie Margherita
di Foix nel 1504 è stato realizzato in marmo bianco di Paesana da Benedetto
Brioso nel 1508 c. Gli stalli lignei della cappella opera di
intagliatori lombardi, provengono dall’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso
Notevole,
nella chiesa, il pulpito poligonale del primo Seicento opera dei
saviglianesi Botto. La navata destra
ospita la Cappella di S.Pietro Martire con le sepolture dei
marchesi Federico I, Federico II e forse Tommaso III, sul muro un affresco del
1564, Nella Cappella di Maria
Maddalena notevole la nicchietta con affresco a monocromo con l’arcangelo
Michele che vince il demonio.
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CHIOSTRO E REFETTORIO
Il chiostro del
convento voluto nel 1466 dal Marchese Ludovico I, presenta capitelli con stemmi
delle più note famiglie saluzzesi che hanno contribuito a quella realizzazione.
Nel muro di fianco all’ingresso è sistemato un altorilievo in cotto
originariamente policromo rappresentane la Visitazione è del 1466. Sul lato
opposto si trova la Cappella Cavassa con il motto dei Cavassa ed
elementi decorativi simbolici. Ospita il monumento funebre del Vicario Generale
del Marchesato Galeazzo Cavassa, accanto,
i dipinti con i Padri della Chiesa e dell’ordine Domenicano.
Dal chiostro si può accedere al refettorio dove,
oltre al pregevole soffitto a cassettoni, si può ammirare il grande affresco
della Crocifissione, risalente ai primi del XVI secolo.
Attualmente, la
presenza di una struttura turistica insediatasi in modo molto rispettoso nella
parte conventuale, non ha alterato
sostanzialmente il complesso; la chiesa il chiostro e le sale adiacenti,
conservano nel silenzio la perfetta godibilità
di questa ricca pagina della storia cristiana, di arte e cultura, di una
Saluzzo prossima a diventare Diocesi.
da Corriere
di Saluzzo 7.7. 2011
Bibliografia
L.PROVERO Chiese e società nel saluzzese medioevale in
Arte del territorio della Diocesi di Saluzzo.2008
L.C.ANTONIOLETTI Saluzzo Guida-ritratto della città 1998
E.DAO La Chiesa nel saluzzese fino alla costituzione della
Diocesi di Saluzzo, Saluzzo
1965
M.PEROTTI Scrigno dell’arte medievale
saluzzese in M.Perotti- C.Bessone L’arte della fede 1999
GRADO G.MERLO “Chiese e uomini di Chiesa”
SSSAAPC 2009
C.LANZI, Saluzzo itinerari nell’arte del Seicento e
Settecento, Marcovaldo 2004