I MAGI E LA TRINITA' NEL
SARCOFAGO DOGMATICO

E' noto il celebre proverbio piemontese: l'Epifanía tute le feste
a pòrta via; infatti il 6 gennaio chiude il
grande ciclo delle feste natalizie per aprire il tempo che simboleggia l'ordinarietà della vita di Gesù
nella casa di Nazareth, la sua vita silenziosa d'operaio-artigiano. Da Nazareth
Gesù uscirà per incontrare agli uomini e annunciare
loro la "Buona notizia": Dio ha tanto amato gli uomini
da condividere la povertà della loro esistenza, riscattare nel dolore del Venerdi Santo, il male che li attanaglia, dare loro senso,
speranza e gioia, con la Risurrezione.
La festa dell'Epifania,
risolta popolarmente in clima precarnevalesco con
l'immagine della "Befana", è invece una festa densissima di significato
teologico e simbolico: i protagonisti, che Matteo chiama genericamente "magi",
sono simbolo di tutte le genti alle quali è destinato
il messaggio e la luce di Cristo (Leone Magno, Sermoni del ciclo natalizio); simboliche sono le
fogge, i colori delle loro vesti, le corone, i gesti, i vasi che contengono i
doni, il numero, l'età e i nomi dei Magi, il colore della pelle, l'incedere dei
Magi da destra verso sinistra e viceversa; ancora, l'atteggiamento del Bambino,
i gesti di Maria e Giuseppe, la forma della stella,
gli angeli e il loro seguito dei Magi, sino al tragico episodio della strage
degli innocenti, simbolo di tutte le tirannidi omicide della follia umana.
Quella dell'Epifania è la scena più frequentemente
rappresentata, come abbiamo già visto, nella pittura cristiana catacombale sin
dal sec.II e, nella grande
fioritura dei sarcofagi, tra il III e IV secolo. Tra gli altri, è
particolarmente interessante il monumentale Sarcofago Dogmatico del sec.
IV che si trova nel Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani a Roma. Rinvenuto
nel 1838 nelle fondamenta del baldacchino della basilica di
S.Paolo fuori le Mura, deve il suo nome all'alto
messaggio teologico espresso nelle scene rappresentate.
Lo
stile che caratterizza questo sarcofago dà vita alle immagini forti ed
espressive della catechesi delle origini: molto curato nella profonda ricerca
della naturalezza e l'equilibrata classicità dei volti.
Il racconto raffigurato sul fregio
continuo - tipologia propria del IV secolo è organizzato
in due registri. Intorno al tondo centrale, che presenta i defunti, sono
espresse idee di una sensibilità cristiana nuova, la rappresentazione in
sintesi dei racconti della storia della salvezza: la creazione e il peccato
(Trinità e Adamo ed Eva) la nascita ad una vita superiore e il mistero di
Cristo (miracoli e sacramenti), la Chiesa (racconti su Pietro)
L'episodio dell'Epifania appare nel
registro inferiore e potrebbe significare la conclusione
del racconto figurativo con il rimando all'inizio del discorso catechetico.
I magi sono tre, nell'arte catacombale
però, sono stati rappresentati in numero variabile, perchè
Matteo (2,1) non definisce, ma dice: "alcuni Magi
giunti dall'Oriente" Ben presto tuttavia, dovette affermarsi la tradizione del
tre, non solo perché tre erano i doni elencati da Matteo, ma anche perché il
tre è il numero cardine della numerologia cristiana.
Pare sia stato per primo Origene - sulla base di un
riscontro esegetico desunto dalla Genesi - a dichiarare che i magi erano tre;
la sua affermazione fu condivisa da altri Padri della Chiesa, da Ireneo ad
Agostino. In un Sermone attribuito ad Agostino, si afferma che l'episodio dei
Magi è un segno dell'unità della sostanza divina e della distinzione delle
persone nella Trinità. I tre doni, si riferiscono a Gesù
in quanto Dio, re e uomo, e riconducono al mistero
della Trinità (Romano Guardini I Re magi, Ed. Marsiglio p 36-37)
Il Sarcofago Dogmatico confermerebbe questa interpretazione: i Magi, sono rappresentati secondo
il modulo che troviamo già nel II e III secolo, giovani e imberbi, vestono il
costume persiano dei sacerdoti orientali
del culto di Mitra: il berretto frigio, il mantello, la corta tunica, calzoni
aderenti; avanzano dialoganti - nel
classico atteggiamento tramandato dai racconti apocrifi - verso il Bambino da
adorare.
Contrariamente ad
altre raffigurazioni, Il primo dei tre
magi non indica agli altri la stella, ma indica tre piccoli cerchi collocati
sulla cornice che separa i due registri: i punti alludono alle Tre persone
della SS. Trinità che sono raffigurate nel registro superiore, in atto di di dare la vita ai Progenitori.

E' la scena più alta dal punto di vista significativo: l'identità dei volti dei tre personaggi vuol
esprimere l'unità delle tre Persone, realtà messa in discussione dal dibattito
teologico di quel tempo; l'episodio dell'Epifania in questo sarcofago ribadisce dunque la fede trinitaria
definita nei primi quattro secoli.
Il percorso catechetico
del sarcofago, che ha visualizzato i fatti relativi
alla storia della salvezza, i gesti e i miracoli del Messia, sembra concludersi
riconducendo l'osservatore all'unico Dio, nella relazione d'amore delle Tre
persone in cui si compie la creazione. Dio che si è reso
visibile nel Figlio incarnato e in cui "tutte le cose sono state create" (Col.
1,1 -17).
I
Magi, dunque, annunciano la realtà trinitaria di Dio che è amore,quell'amore che,
sulla terra, la carità e la solidarietà verso il fratello nel dolore rendono
manifesto.
CORRIERE DI SALUZZO 14 GENNAIO
2005
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