
NATALE
Il tedesco F.Gruber,
nel notissimo Stille Nacht
scrive:
"Notte di
silenzio, notte santa!
Tutto tace, solo vegliano
I due
sposi santi e pii.
Dolce e
caro Bambino
Dormi in
questa pace celeste"

E'
l'atmosfera di silenzio e di pace che troviamo
nella splendida Natività di San Peyre di Stroppo in Val Maira. Opera di un ignoto pittore del Tre-Quattrocento, il Presepe di Stroppo ci
comunica il messaggio fondamentale evocato dal Natale: un'atmosfera di stupore,
di calma, di fede e anche di mistero.
Realizzato con raffinatezza calligrafica gotica e una precisione che rimanda ai dipinti su
tavola, gli affreschi della piccola
abside destra di Stroppo, raffigurano i fatti della Natività
narrati da Luca e Matteo, arricchiti dalle indicazioni iconografie degli
Apocrifi.
Sul lato destro appare la
raffigurazione degli avvenimenti che conducono alla scena centrale: gli angeli
in volo cantano la pace ai pastori colti nel momento più consueto e quotidiano
noto al committente, essi sono all'alpeggio, tra i greggi, sulle montagne
pietrose e terrazzate e, mentre lo zampognaro suona la
sua cornamusa, il cane abbaia all'apparizione celeste. Accanto
l'angelo-stella accompagna i Magi definiti da un cromatismo smaltato, essi sono caratterizzati dalla corona
regale e avanzano verso il "neonato Re dei Giudei" secondo una iconografia
diventata tradizionale nel secondo millennio.
Sul lato sinistro dell'abside è
rappresentato il ciclo della Dormitio Virginis, la morte e l'assunzione della Vergine, una
composizione che sembra centrare l'attenzione sulla figura di Maria, l'attualizzazione della
"giovane donna" la vergine di Isaia, madre
dell'Emmanuele che, accolto il mistero di quel Figlio, lo accompagna sino alla
morte dolorosa, per essere poi a Lui accomunata nella
glorificazione.
Nella parete centrale dell'absidiola campeggia la scena della Natività in cui l'ignoto
pittore crea un'opera di altissimo livello artistico e
poetico insieme, unito a sottili accenti drammatici. Nella semplice capanna di
legno chiusa da una transenna di vimini,
il Bambino Gesù placidamente addormentato, appare fasciato come una mummia e deposto in
una "mangiatoia" più comprensibile come sarcofago che come culla. La scena rivela un indiscutibile significato simbolico: il Bambino appena nato è
già avvolto nelle bende della
morte, mentre Maria,
raffigurata secondo l'iconografia apocrifa nel letto di puerpera, assiste, ma non guarda il bambino e sembra tenere il capo reclino, assorta nella
contemplazione del destino di questo figlio di Dio di cui lei è madre. Giuseppe
quasi estraniato dall'intimità della scena, resta in disparte, meditando il
senso di questo avvenimento. La Natività di Stroppo rivela simbolicamente l'intento dei Vangeli
dell'Infanzia: il racconto della nascita di Gesù si
proietta sullo sfondo della morte e risurrezione con cui Cristo avrebbe dato
compimento e senso all'Incarnazione.
La scena, rappresentata nella solitaria
chiesetta alpina, traspira del grande silenzio della
Notte Santa, solo gli animali, l'asino e
il bue, figure simboliche dei popoli evangelizzati, sono attivi a riscaldare i
piedini nudi del bambino.
Di fronte a quest'opera
risuona il passo della Sapienza: "Mentre un quieto silenzio avvolgeva ogni
cosa, il tuo Verbo Onnipotente Signore è sceso dal Cielo, dal trono regale" (Sp.18,14-15).
Anche
oggi Gesù "parola uscita dal silenzio" può essere
accolto nel silenzio di chi lo cerca. Il silenzio di Maria:
stupore, adorazione di fronte al Mistero.

CORRIERE DI
SALUZZO DICEMBRE 2003