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ARTE PER LA PASSIONE DI CRISTO ALLA ROSSA DI BUSCA

ARTE PER LA PASSIONE DI CRISTO ALLA ROSSA DI BUSCA arte e fede

Il desiderio di partecipare al dolore di Cristo crocifisso ha dato origine ad innumerevoli opere d'arte; la sofferenza redentiva di Gesù e la Risurrezione con cui ha vinto la morte, ha sollecitato artisti d'ogni tempo. Dalla rappresentazione simbolica della croce del III secolo - l'ancora, la nave, l'agnello, il pastore, il delfino, l'albero - alle prime rappresentazioni figurative, le formelle lignee della porta di S.Sabina a Roma del sec.V, che costituiscono la primitiva raffigurazione del Crocifisso triumphans, dove Cristo è crocifisso ma è ritto, trionfante sulla morte. A questa, seguirono le innumerevoli opere dei secoli successivi, sino alle raffigurazioni dell'arte sacra moderna dove la libertà espressiva dell'informale e dell'astrattismo rende talvolta il tema con maggiore efficacia. Tra le varie interpretazioni del soggetto possiamo considerare anche i complessi della "via crucis".
L'uso di rappresentare i vari momenti della passione di Cristo risale al 1300 per influsso francescano. Originariamente la
Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita, presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la riproduzione delle Stazioni rappresentò un modo di portare idealmente tutti i credenti a Gerusalemme, alla contemplazione della sofferenza di Gesù, coinvolgendo con una forte carica emotiva. La pratica della Via Crucis venne diffusa dai pellegrini di ritorno dalla Terrasanta e principalmente dai Minori Francescani che, dal 1342, hanno la custodia dei Luoghi Santi di Palestina. Nel 1741 Benedetto XIV ne permise l'uso nelle parrocchie, successivamente in tutte le chiese.
Le formelle o i quadri componenti, sono talvolta opere d'arte di gran livello anche se raramente valorizzate come tali. Si ricordano, ad esempio, la celebre
Via Crucis dipinta da Giandomenico Tiepolo tra il 1747 e il 1749 per la chiesa di San Polo a Venezia, quella di J.Tintoretto per la Scuola di S. Rocco (1564-1587) la Via Crucis di S.Giuseppe realizzata nel 1713 da Giovanni Antonio Cappello per la chiesa di S.Giuseppe a Brescia e conservata integralmente.
Anche la
Confraternita della SS Trinità - la Rossa - di Busca, conserva una Via Crucis di notevole valore artistico. Collocata nella Chiesa nel 1949 in occasione della celebrazione del secondo centenario dei fatti relativi all'icona della Madonnina, venne a sostituire i precedenti quadri ottocenteschi.
E' un'opera realizzata ad alto e bassorilievo su tavole di quercia, dal
prof. Guido Bianconi senese operante a Torino, allievo e collaboratore di Leonardo Bistolfi piemontese, grande scultore simbolista-liberty dell'Ottocento italiano. La via crucis della Rossa è composta dalle 14 scene che percorrono tutte le tappe del percorso di Gesù verso il Calvario. Il Bianconi, scultore di monumenti funerari e celebrativi, noto e apprezzato a Saluzzo autore del Monumento ai Caduti che si trova di fronte alla Stazione, e a quello ai Partigiani del cimitero volle, in tarda età, realizzare questa Via Crucis.
Le formelle in basso e altorilievo, rendono la scena con forte plasticismo ma nella vibrazione atmosferica luministica del fondo; sono composizioni spaziali che talvolta ricordano bassorilievi rinascimentali, rivelando la partecipazione emotiva dell'anziano artista.

Nella prima stazione - la condanna a morte - la drammaticità della scena, evidenziata dalla composizione prospettica che centralizza il gesto di Pilato, presenta ad altorilievo la figura di Gesù, esaltata dalla luce in un evidente richiamo a quello del "Gesù davanti a Pilato" di Tintoretto a Venezia: l'atteggiamento di Gesù, silenziosamente raccolto nel suo destino di dolore. Nella seconda stazione, Gesù grandeggia nella scena, mentre riceve quella croce di dolore che lo rende simile alla passione di ogni uomo che sulla terra. Molto significativa la composizione della prima caduta che rende bene la fatica di Gesù oppresso dalla croce e dai soldati. L'incontro con Maria mostra, sullo sfondo animato e lumeggiato della folla, i due protagonisti che si fronteggiano vivendo insieme quella tremenda passione. Nella V stazione la Veronica, con l'impronta del volto sanguinante di Gesù sul telo, coinvolge l'attenzione del soldato che si china a vedere il prodigio, mentre nella caduta, Gesù appare accasciato sotto il peso del mondo che lo sovrasta. Nell'XI stazione, Gesù è inchiodato alla croce da un soldato che esegue senza scrupoli il terribile incarico e campisce il riquadro con la violenza dell'azione. La morte in croce è presentata nell'iconografie delle antiche icone con le figure grandeggianti di giottesca memoria. "Tutto è compiuto", il capo di Gesù si abbandona pesantemente nella morte. Nella XIII stazione Gesù è deposto dalla croce tra le braccia di Maria in una composizione che richiama la Pietà michelangiolesca di S.Pietro a Roma.

Infine Gesù, in un'inquadratura vagamente liberty, viene deposto nel sepolcro, una grotta che rimanda a quella della Natività dell'icona di Rublev, simbolo diffuso nell'arte medioevale per esprimere il primo annuncio del destino di morte e risurrezione dell'Emmanuele. Quella grotta da cui Gesù risorgerà per diventare certezza di vita eterna per ogni uomo che ama e che soffre.

Mirella Lovisolo

Renata Stradiotti,
Giovanni Antonio Cappello
in AA. VV.,
Brescia pittorica 1700-1760: l'immagine del sacro
, Grafo, Brescia 1981



Per informazioni e approfondimenti contattaci: mirellalovisolo@gmail.com

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