LA CROCE
NELLA SIMBOLOGIA E NELL’ARTE
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La croce, la cui immagine è ancora origine di diatribe e
di divergenze in realtà racconta una storia d’amore e di dolore per l’uomo Dio
che l’ha voluta.
Cristo senza la croce è incomprensibile. L'annuncio gioioso di Pietro a Pentecoste:”Cristo è stato crocifisso ma
Dio l'ha risuscitato (At.2,32) viene espresso nel
simboli catacombali della fede delle origini. Ma, non troviamo rappresentazioni
figurative della Crocifissione, solo simboli. Si è molto discusso se la
croce fosse fatta a Y o T, taluni movimenti religiosi sostengono che Cristo sia
stato appeso ad un palo non ad una croce. I dati storici, invece,
 rivelano che gli elementi della
crocifissione erano il palo verticale giĂ infisso nel terreno cui si aggiungeva
quello orizzontale il patibulum
portato dallo stesso condannato che veniva inchiodato su di esso e poi issato sul palo verticale.
   La Crocifissione, pena
destinata agli schiavi e ai ribelli, rimane sconosciuto all'iconografia delle origini sino al sec.
IV allorchè Teodosio
il Grande soppresse questa pena e il segno
non suscitò più associazioni negative. La raffigurazione del Messia crocifisso scandalo
per i Giudei, stoltezza per i pagani( I° Cor. 1,23) poteva infatti scandalizzare gli ebrei e intimorire i
neofiti, nonché suscitare l'ironia dei pagani che raffigurarono il fatto, nel
graffito sul Palatino, con l'immagine di un asino crocifisso adorato da un
proselito.
   Se la Crocifissione non era esplicitamente raffigurata,
era tuttavia ampiamente espressa - nascosta e camuffata nei simboli che gli
iniziati conoscevano. E' il caso dell'Ancora,
originario simbolo di speranza, divenne il simbolo della Croce piĂą
diffuso dal II al IV secolo. Questa
immagine, a differenza di altri simboli
catacombali, non ha riscontro in altre civiltà , è propria del cristianesimo,
quale segno della speranza nella salvezza eterna meritata da Cristo in croce.
Diceva Giustino nel II secolo, “La nostra
speranza è sospesa a Cristo crocifisso” così si rappresentavano i pesciolini (i
cristiani) aggrappati all’ancora, come vediamo nel graffito di Domitilla
   La croce è poi camuffata nell'albero della nave simbolo della
Chiesa e nel T (tau) inserito nei nomi propri come IRETNE. La troviamo come croce ansata, l’Ankh di derivazione egiziana simbolo
della vita. L’Ankh ha la forma di una
croce sovrastata da un anello un’ansa, questa immagine, definita come croce
ansata”, venne assunta dai cristiani d’Egitto, i copti e inserita nelle stele
funerarie. ll tempio
pagano trasformato in edificio
cristiano, conservava il segno dell’Ankh, diventato
simbolo della vita per eccellenza: la vita nuova portata dalla croce del
Salvatore. Il TAU è il segno con cui in Ezechiele 9,4-6 e nell’Apocalisse 7,3 vengono segnati i giusti sulla fronte.
   Il Crocifisso lo troviamo ancora simboleggiato nelle
immagini dell’agnello immolato e del
pastore che dĂ la vita per le pecore
  I simboli dei primi secoli che alludono alla
morte di Cristo sono sempre segno di
vittoria: la croce-risurrezione ci dice che non c’è delusione o tradimento
così grande da non poter essere vinta dall’amore. La vittoria della morte di
Cristo in croce è l'asse dell'universo nel cui centro tutto converge (Col.1,20)
  La prima rappresentazione figurativa
del Crocifisso appare in occidente e si trova su un pannello della porta di S.Sabina del
432 a Roma e in un avorio che si
trova al British Museum di
Londra. Anche nelle ampolle di Gerusalemme
ora a Monza del sec.VI appare la figura di Cristo. Nel rilievo di Santa
Sabina il Cristo, appare vivente con gli occhi aperti, vittorioso sulla morte,
risorto. Le braccia sono aperte nella posizione dell'Orante. Questa tipologia si svilupperĂ nell' iconografia
del Christus Triumphans del sec. XII,
la Croce di S.Francesco a S.Damiano d'Assisi, ne è l'esempio più noto.
     Sono intanto apparsi altri filoni iconografici.
Nei secoli successivi l'Editto di Costantino, si sviluppa un'iconografia della
morte come apoteosi, la troviamo a Roma
nell'abside di S.Stefano Rotondo
e della Basilica di S.Giovanni in Laterano.
E appare la crux gemmata, la croce senza il corpo di Cristo, è
tempestata di gemme
come le croci
gemmate longobarde e quelle bizantine, dove il fulgore della gemma
vuole significare proprio l’innesto della luce della Resurrezione sulla storia
di morte della croce. La troviamo nelle prime Basiliche paleocristiane
e specialmente a Ravenna come nella splendida cupola del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna
     Frequente è anche l'iconografia
della croce come albero della vita
innalzato al centro della terra dove Adamo muore. Possiamo trovarne un mirabile
esempio nella splendida composizione aurea del catino absidale della Basilica superiore di S.Clemente a Roma.
     L’immagine della croce si
diffonde; famosi i descrittivi calvari
di Bretagna e le rappresentazioni delle grandi croci armene di
pietra, i khachkar,
dove la rigidità della roccia si trasforma in un’effervescenza fantastica di
linee avvolgenti, spirali, viticci, fiori: è la pietra che si veste di vita, la
croce che a Pasqua fiorisce. Così la croce diventa, nel colore,
espressione di gioia, nei cimiteri di  Sapanta
in Romania   la distesa di croci di
legno coloratissime - una specie di museo a cielo aperto- esprime la gioia
legata alla risurrezione di Cristo e all’immortalità , l’inizio di un tempo
migliore e duraturo
   Il 1400 è il
momento iconograficamente e teologicamente piĂą alto della raffigurazione della Croce.
Nel cuneese dalla popolata e animata crocifissione
di Elva a quella dal discorso didascalico unico della Capella di Santa Croce a Mondovi  di Antonio da Monteregale
(1450-60) Una cappella ricca di dipinti, dove la crocifissione è caratterizzata
come “croce vivente brachiale”.
Infatti alle estremitĂ dei quattro bracci della croce appaiono braccia umane
che compiono un’azione. Il primo si leva verso l’alto e, con una grossa chiave in
mano, cerca di aprire la porta della CittĂ Celeste merlata in cui appaiono
l’Eterno Padre, angeli e beati. Il secondo braccio a destra posa una corona sul
capo di una giovane donna elegantemente vestita: la Chiesa che tiene in mano il
modello di una chiesa locale, ai piedi i simboli degli evangelisti. Dietro la
Chiesa si colloca Maria che indica una croce sull’ albero della vita, mentre Eva,
nella parte sinistra del Cristo, appare nell’atto di prendere il frutto dal
serpente attorcigliato sull’albero del male. Eva sostiene un teschio simbolo
della morte e del peccato. Davanti a lei una donna bionda che cavalca un capro di
cui tiene in mano la testa. La figura rappresenta la Sinagoga, sul suo capo è
confitta una grossa spada impugnata dal terzo braccio della Croce.
   Questa pittura
didascalica densa di simboli trae le sue origini da quelle ragioni politico-economico-religiose
che causarono un diffuso atteggiamento antisionista tanto violento, ancora nel
sec XV-XVI.
   L’antitesi del bene
e del male sono intorno alla figura del Cristo crocifisso il cui sacrificio e
riscatta l’umanità restituendo speranza di salvezza e certezza di senso. La forza dell’amore che
l’arte moderna esprime in crocifissi appassionati e pieni di patos come quelli di William Gongdon.