dicembre 2000
NATALE NELL'ARTE
SECOLI DI IMMAGINI ANNUNCIANO GESU'

Le mille luci che accendono le strade del
Natale laico, sembrano accordarsi alla celebrazione del
grande evento bimillenario del mondo cristiano: "Il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv.1,14); l'avvenimento, all'origine del cristianesimo, ha
cambiato radicalmente la storia dell'umanità ed è così importante che si è
voluto datare il tempo, proprio a
partire dal tradizionale anno della nascita di Gesù.
Si rinnova ogni anno il
desiderio di visualizzare questo evento: le case e le vetrine si arricchiscono di Presepi:
quelli artistici - pregiate ed eleganti opere di artigianato - e quelli semplici - di gesso o di plastica - sino agli ingenui, incantevoli manufatti di
carta dei bambini.
Il desiderio di raffigurare
e di celebrare visivamente la Natività del Signore risale alle origini
cristiane.
Luca e Matteo narrano la nascita di Gesù, avvenuta al tempo della "grande pace Augustea"; il racconto dei fatti, come uno stupendo "strip" filmico,
costituisce il primo meraviglioso "presepe" della Scrittura, la fonte cui "hanno
attinto, come in un alfabeto colorato, gli artisti di tutti i tempi" (Chagall)

La PRIMA RAFFIGURAZIONE DELLA NATIVITà, la più antica secondo gli studiosi, è quella
che compare nel sott'arco di un arcosolio della Catacomba di Priscilla
a Roma, risale al
II secolo. Maria appare seduta, vestita di una stola, il capo,
coperto dal mantello, è reclinato verso il piccolo Gesù che, teso il braccio alla madre, si volge
verso l'osservatore. Sulla sinistra una figura maschile indica la stella: si
tratta secondo il Wilpert, del passo di Isaia 7,14 "Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio"; per
altri si tratta del profeta Balaam che, in Nm 24,17, aveva annunciato:"Io lo vedo... una
stella spunta da Giacobbe, uno scettro da Israele." Il pittore ha
voluto raffigurare la scena come il compimento delle Scritture. Nella stessa catacomba troviamo, nella
Cappella Greca, la prima immagine
dell'Adorazione dei Magi che nell'allineamento consueto si avvicinano a Gesù
e a Maria offrendo i loro doni. E' molto interessante
notare come questi dipinti risalgano,
cronologicamente, al tempo degli
scritti su Gesù di storici romani: Tacito negli Annali, Svetonio e Plinio il Giovane, nelle Epistole.

Nelle raffigurazioni catacombali, dipinte in quello stile, rapido, incisivo e
tale da essere visibile nell'ombra dei cubicoli, la raffigurazione di Gesù Bambino adorato dai Magi, si ritrova una ventina di
volte.
Tra il III e IV secolo troviamo le lapidi
incise (Epitafio di Severa - Muso Pio Cristiano) e
soprattutto i SARCOFAGI, più numerosi e
complessi. Tra i più noti, il sarcofago
del "Presepio"
(prima metà del IV secolo, Museo Pio Cristiano,
Roma) presenta un'iconografia già
tradizionale: il tetto della capanna
ripara il Bambino che è centrale e molto ingrandito secondo l'uso antico; egli
è disteso nella mangiatoia vegliato teneramente dal bue e dall'asino (animali
che sono entrati nel "presepe" con gli Apocrifi e interpretano figurativamente il passo di Is 1,3). A lato del Bambino appare un pastore, probabilmente il Profeta Baalam
(Nm.24,17) che addita la stella in alto e poi Maria, raccolta nel panneggio classico. A sinistra, in un
paesaggio appena accennato da alberi, i Magi, vestiti all'orientale - berretto frigio, tunica, mantello, brache - avanzano
dialoganti.
Dei Magi - questi rappresentanti del primo
annuncio di Cristo ai Gentili - il
Vangelo non dice nulla se non che provenivano
dall'Oriente ed erano "magi", sapienti. In origine non vengono mai rappresentati nell'iconografia dei "tre Re"; la consolidata tradizione
medioevale si deve all' influsso dei racconti Apocrifi, libri
"non canonici" tuttavia molto antichi, scritti tra il II e l'VIII secolo.

Di grandissimo interesse è la
raffigurazione dell'arco trionfale della Basilica
di S.Maria Maggiore eretta a Roma nel 432, l'indomani della proclamazione ad Efeso della Divina Maternità di Maria. I fatti relativi all'Infanzia costituiscono un racconto che si
snoda in sei stupende scene a mosaico su fondo oro. Lo stile è ancora classico,
ma l'iconografia è già bizantina come il solenne Bambino che, sul grande trono, allude alle "Majestas
Domini" del primo millennio.
Nei secoli seguenti le raffigurazioni della Natività si
svilupperanno in ritmi sempre più ampi e marcatamente realistici, come a S.Maria di Castelseprio
(Varese) del VII secolo, sino a giungere al grandioso dispiegarsi nei riquadri
ricchi di umanità di Giotto agli Scrovegni di
Padova e ad Assisi (inizio 1300) e,
nel nostro territorio cuneese, alla stupenda
dolcissima Natività di San Peyre di Stroppo.
Se nel 1223 S. Francesco a Greccio crea il primo "presepio vivente", Arnolfo
di Cambio nel 1289 dà vita al primo presepe
tridimensionale classicamente inteso con otto statue, nella citata S.Maria Maggiore,
detta originariamente "ad Praesepe".
Dopo il 1300 la raffigurazione
plastica della Natività ebbe un momento di grande splendore, in epoca barocca, grazie al tradizionele Presepe
Napoletano, esuberante, ricco di
gioioso umano realismo, che l'opera dei figurinai ha trasmesso e
diffuso sino al nostro tempo.
La raffigurazione della
Natività di Gesù, proibita fino a
ieri nei paesi atei, contestata e rifiutata oggi dalle moderne sette, perseguitata dall'eresia iconoclasta nel primo
millennio, è tuttavia così importante e
significativa per la fede che, come scriveva S.Basilio:
"negarne la possibilità significherebbe negare l'Incarnazione del
Verbo".
Gesù
Cristo, nato nel tempo, è il Verbo incarnato, Egli "immagine del Dio invisibile" ci ha mostrato il volto del Padre
"portando a compimento - come dice
il Papa - l'anelito di tutte le
religioni dell'umanità". Egli è venuto "nella pienezza dei tempi" (Gal.4,4)
"inaugurando l'anno di grazia", il tempo nuovo e ha portato
all'uomo la salvezza, le risposte agli interrogativi più profondi
e inquietanti sul senso ultimo della vita.
BIBLIOGRAFIA
D.MAZZOLENI Natale con
i primi cristiani in Dossier di ARCHEO 1985
G.RAVASI I Vangeli
di Natale -Ed Famiglia Cristiana 1992
P.TESTINI Archeologia
cristiana Roma 1958