LA CROCE O IL PALO?
Il supplizio della crocifissione dai popoli semiti a oggi
Le testimonianze archeologiche e artistiche
Nella
catacomba di Domitilla a Roma, una lastra funeraria del III secolo mostra l'immagine
graffita di un'ancora la cui forma, appena accennata, si definisce meglio nella
configurazione della croce. L'ancora cruciforme, che si è diffusa tra II e III secolo, è un simbolo che non ha riscontro in altre civiltà ed è perciò da considerarsi un'invenzione del
cristianesimo. Il Wilpert afferma che ne esistono almeno 200 esemplari nelle regioni cimiteriali.
Paolo agli Eb.
6,18-19 parla dell'àncora sicura e salda della speranza in Cristo. Giustino verso il 150 dirà: La nostra speranza è appesa a Cristo crocifisso.

Cat. Domitilla -ancora
Il supplizio della crocifissione che era praticato in Persia e tra i popoli semiti
prima di Cristo, venne
assunto dai Romani come
terrificante pena capitale per gli
schiavi ribelli e usato sino al sec. IV
quando Teodosio il Grande lo
soppresse.
Purtroppo
non scomparve del tutto se in molte
parti del mondo molti cristiani ebbero ancora a subirla e, a detta dei
missionari, resta oggi ancora in taluni
paesi, come il Sudan.

ancora e pesci
La Croce,
simbolo della redenzione di Cristo, è il segno che rappresenta per il
cristiano la sua fede; ma la croce è
anche segno di contraddizione per molti che, come abbiamo già
visto, vorrebbero toglierla dalle scuole e dagli ospedali.
Vi sono poi
altri che, passando di casa in casa, vanno diffondendo - tra altre inesattezze - la strana
affermazione che Cristo non sia morto su una struttura cruciforme, ma su un semplice palo. La teoria, che vorrebbe incrinare la fiducia nella lettura cristiana dei Vangeli e
nella Chiesa, risale solo al 1928 ed è in contrasto con tutte le più antiche testimonianze letterarie e
archeologiche che invece parlano di croce.
Proviene da
ambiti i religiosi che non sono cristiani (anche se pretendono di essere tali) che definiscono idolatria satanica la fede e la venerazione della Croce, giustificando la loro affermazione con il
richiamo alle prescrizioni del Deuteronomio
(21,22-23). In questo passo si parla dell'uso di appendere ad un albero il
cadavere di un condannato, come
monito per tutti. All'albero o al palo
però, nell'Antico Testamento, non venne mai appeso un
uomo vivo, perché la cosa era giudicata abominio dagli ebrei; e' questa una ragione per cui Pilato non avrebbe mai appeso al palo quell'ebreo
I romani
invece usavano lo strumento della croce
(immissa o capitata :
o quella commissa
:T). di cui già
parlano Plauto, antico scrittore romano nella Mostellaria v.56, Plutarco in An vitiositas ad infelicitatem sufficiciat 499
D) Luciano di Samosata
ne Il giudizio delle vocali cap.12) e altri
ancora. La condanna di Gesù venne eseguita dalle guardie
del governatore che applicarono la
procedura romana, come Gesù aveva profetizzato: Il
Figlio dell'Uomo sarà consegnato ai pagani perché sia schernito flagellato, crocifisso (Mt.20,18-19).
Netta era la distinzione tra i due tipi di
condanne a morte in uso, tra le altre, a Roma: al palo con flagellazione e decapitazione, alla croce, dove le braccia aperte erano inchiodate ad una trave orizzontale poi issata su quella
verticale. Anche gli autori classici che
parlano ampiamente dei supplizi romani distinguono tra condanna al palo (ad palum alligare= legare al palo) e condanna alla crocifissione (
tollere= innalzare).
E'
esattamente il verbo innalzare che usa Gesù
profetizzando la sua passione: Quando avrete innalzato il Figlio dell'Uomo
saprete che Io Sono(Gv.8,28). Innalzare è sinonimo
di crocifiggere.
Come è possibile dunque sostenere la tesi del palo?
Il
principale motivo di contestazione della croce è il
termine greco stauros con cui essa veniva
designata. Stauros indica una molteplicità di oggetti di
legno, tra questi anche la croce nel
Nuovo testamento (crf. Vocabolario greco-italiano
L. Rocci e il Dizionario illustrato greco-italiano
di Liddell H.G-Scott R. Le Monnier 1975, p.1183).
La parola dunque che ha diverse
accezioni nella lingua greca, nel Nuovo Testamento ha l'accezione di croce. Altro termine usato è xylon che significa legno termine col quale nel Nuovo Testamento (At.5,30 e 10,39) si intende la Croce ( Liddell H.G. Scott op.cit. pag. 875) . La
parola xylon legno, era genericamente usata in riferimento al materiale di cui era fatto il trave trasversale detto patibulum portato
dal condannato per esservi inchiodato e poi issato (innalzato) sul palo verticale già preparato sul luogo
del supplizio. Gesù
uscì portando la croce dice Giovanni (19,17). Come avrebbe potuto un uomo
massacrato dalla flagellazione portare fin sul Calvario un palo dal peso di un quintale e più? Le stesse traduzioni in latino del nuovo
Testamento risalenti al 180, traducono sempre la parola stauros con crux (croce) ,
mai con palus (palo). Numerosissime sono le
testimonianze.
Innanzi tutto le profezie di Gesù( Mt.
20,18-19 Gv.8,28) Come Mosè
innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio
dell'Uomo (Gv. 3,14). Paolo parla simbolicamente della croce a 4 braccia,
non di un palo quando dice siate in grado di comprendere quale sia
l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità e conoscere l'amore di
Cristo che sorpassa ogni conoscenza(Ef.3,17).
Numerosi sono i documenti letterari del secondo secolo. L'Epistola di Barnaba,
redatta tra il 96 e il 130, parla della forma T (tau) della croce, nel 135 Giustino descrive
con precisione la croce del Golgota: la ricorda come
una trave piantata in terra e intersecata da un'altra all'altezza delle spalle,
il patibulum. Nel sec. III Ippolito paragona la croce all'albero della nave
intersecato dalla trasversale della vela, una immagine
che diventerà un simbolo frequentemente
usato per indicare la Croce di Cristo nell'arte catacombale.
Tertulliano
nel 197 parla del trofeo di Cristo (il trofeo
simbolo di vittoria era composto da due aste
incrociate) e dice che i cristiani, i
quali pregano a braccia aperte, compiono lo stesso gesto di Gesù sul patibolo.

Nave-croce Catacomba sulla Via Onapo
L'immagine
dell'Orante che esprime la Crocifissione, è tra i simboli più
frequenti nelle arti catacombali.
Chi
contesta la croce afferma che essa sarebbe un inquinamento pagano apparso solo
nel III o IV secolo, ma lo stesso Eusebio, che ben conosceva la differenza tra
palo e croce, si sarebbe certamente premurato di
spiegare il carattere insolito di una croce rappresentata da un solo palo
verticale!
Stupende
sono le testimonianze archeologiche ed artistiche. Il segno della Croce di
cui parla Tertulliano si trova nelle
epigrafi tombali come ad es. in quella di Victoria in quella di Rufina Irene del
III sec. in S.Callisto e nella Stele di Licina Amias. Museo Nazionale Roma. La croce veniva poi come abbiamo detto dissimulata nella ancora e T
inserita nei nomi delle epigrafi: DIONTUSIOU (Dionisio)
I cristiani prima di Costantino, per evitare profanazioni, non rappresentavano in modo esplicito Gesù sulla croce, il supplizio degli schiavi con la quale Cristo
umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte e alla morte di croce
(Fil.2,8). Sul
Palatino infatti è stato scoperto un graffito della fine del II secolo: un uomo
adora un crocifisso con la testa
d'asino, sotto un'iscrizione dice :
Alessandro adora il suo Dio.

Un importante documento viene ancora a provare la venerazione dei
cristiani per la Croce nell'intimo della vita domestica. Nel 1937 è stata scoperta ad Ercolano l'impronta
di una croce inclusa in un pannello di stucco. Una forma che richiama la
lettera T, con una sporgenza che, nel
tratto verticale al di sopra di quello
orizzontale, rende visibile l'immagine
che l'ha ispirata. Non è posteriore al 79 anno dell'eruzione del Vesuvio, ma
può risalire anche alla predicazione di Paolo (predichiamo Cristo e questi crocifisso) che al suo arrivo nel 61, si è fermato Pozzuoli vicino a Pompei. Qui è stato scoperto e decifrato un altro
reperto, il quadrato magico; gli
studiosi Grosser e Agrell scoprirono nelle cinque parole di cui è costituita il quadrato, un'altra disposizione che indicava
nascostamente la Croce e la preghiera del Pater.
Le prime
espressioni figurative della Crocifissione sono del IV
secolo e vengono a confermare la fede precedentemente espressa nei simboli: il rilievo che si trova sulla
porta di S.Sabina a Roma, dove appare chiaramente il Cristo e gli altri due crocifissi, appesi con le braccia allargate e la scatola in avorio del Britisch Museum di Londra. In entrambe il Cristo veste il piccolissimo perizoma.

Porta di S.Sabina Roma- Crocifissione sec.IV
Nelle
raffigurazioni catacombali, è il nimbo crociato (aureola con la croce) che
rende riconoscibile la figura di Cristo.
Dal IV
secolo in poi l'elemento figurativo che presenta il sacrificio di Cristo è sempre quello del Crocifisso. Così nel Codice di Rabbula del 586 (Firenze,
Laurenziana) e nella croce di S.Maria
Antigua Roma (sec.VII) dove il Cristo in croce
veste il colobium all' orientale.
Nell'arte
dei secoli successivi la raffigurazione
della Croce è una costante che non lascia spazio alle questioni teoriche.
All'accusa di inganno
fatta alla Chiesa, risponde la profezia di Gesù:
Grideranno anche le pietre
CORRIERE DI SALUZZO FEBBRAIO 2002
Bibliografia: Carlo Aimar: La croce di Cristo
- promanuscripto
V.Messori: Patì sotto Ponzio Pilato?
Ed.Sei
T.Testini Le catacombe e gli antichi cimiteri
cristiani a Roma,
Cappelli Archeologia cristiana, Roma
H.Leclerq
Dictionnaire d'archeologie chrétienne, Paris 1914
Jan ven Laarhoven Storia dell'arte cristiana B.Mondadori 1999
M. Guarducci - Misteri dell'alfabeto.Enigmistica
degli antichi Cristiani
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R.Farioli Elementi di iconografia cristiana - Ed.Patron
Bologna
B.Bagatti L'archeologia cristiana in Palestina Ed Sansoni
C.Ruggeri Stenografie dell'anima Piemme 1991